Capitolo uno

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-Kerem? Non hai aperto bocca da quando siamo saliti in macchina. Tutto bene?-

Gunfer mi riscuote dai mille pensieri che assalgono la mia mente da qualche ora, analizzandomi con il suo sguardo scrutatore.

-Sono molto, molto agitato. Lo sono sempre prima di un nuovo progetto, ormai dovresti conoscermi- rispondo, osservando la strada ed accorgendomi che manca davvero poco per arrivare alla sede della Mf Yapim.

-Sicuro che sia solo per questo? È da mezz'ora che la tua gamba non smette di tremare- mi fa notare, ed io mi accorgo che ha ragione.

-È che... non so, avverto una strana sensazione- confesso, tamburellando le dita sulla coscia.
-Sei agitato per la tua nuova partner, vero?-

Beccato. Guardo Gunfer con aria colpevole, per poi annuire.

-La conosci? Io non ho mai avuto modo di incontrarla, non ho idea di chi aspettarmi di trovare... in passato le mie colleghe le avevo almeno viste ad eventi e premiazioni, ma con Hande non è mai successo. Tutto questo mistero mi rende davvero nervoso- confesso tutto d'un fiato, mentre la macchina parcheggia a pochi passi dall'edificio dove siamo diretti.

-Sì, l'ho vista un paio di volte. Non la conosco bene, ma ho sentito che è una donna molto gentile, umile-

-Me lo auguro- le rispondo, scendendo dall'auto.
Ogni passo che faccio verso lo studio è un punto a favore alla mia ansia, alla mia agitazione. Non capisco cosa mi stia prendendo, le mani cominciano a sudare, il volto è accaldato.

Gunfer mi precede, entra nell'ufficio dove si terrà la prima riunione sul progetto. Mi presenta alla produttrice, all'addetto al casting, all'autrice dell'opera e qualche altro operatore.
Di Hande Erçel mi sembra che non ci sia traccia.

Mi osservo intorno, pensando che ho dimenticato la maggior parte dei nomi delle persone a cui mi sono presentato. Pochi secondi dopo mi si avvicina una figura abbastanza alta e slanciata, coperta da un cappotto piuttosto ingombrante, una sciarpa e un cappello nero di lana.
-Perdonami, ma oggi fa molto freddo- afferma una voce calda, prima di cominciare a sfilarsi gli indumenti in eccesso.

Io aggrotto la fronte, pensando pigramente di cosa possa occuparsi questa strana figura che in questo momento appare come un pinguino.  Non che io sia vestito in modo diverso, sono un tipo molto freddoloso, ma il giubbotto di questa ragazza è talmente largo che è impossibile capire la sua figura.

Mentre se lo toglie mi volge le spalle, e quando sfila il cappello una cascata di capelli lunghissimi e lisci scendono lungo le spalle, sprigionando un buon profumo.

Un attimo...

La ragazza si volta nuovamente verso di me, ed io mi accorgo che si tratti proprio di lei, la fonte della mia ansia.
Rimango a bocca aperta, mentre le mi porge la mano con un sorriso cordiale.

-Piacere, Hande-

-Piacere, Kerem- dico dopo qualche secondo di tentennamento, rimanendo incantanto dai suoi occhi.

-Ma che occhi grandi hai?!-

Credo di averlo pensato, ma mi accorgo di averlo letteralmente urlato quando ricevo un leggero calcio allo stinco da parte di Gunfer, che mi si affianca per salvare la situazione.

-Perdonalo, a volte Kerem è molto... spontaneo- afferma, rivolgendomi uno sguardo torvo.

-Sì, perdonalo... cioè, perdonami- mi riprendo, e Hande sembra divertita da questa situazione, infatti ride di gusto.

Finalmente ci accomodiamo al tavolo e cominciamo a discutere del progetto, una dizi estiva che vorrebbero mandare in onda quest'estate. La trama sembra un cliché, ma è un cliché piacevole, inoltre la protagonista, Eda, ha un carattere molto forte ed indipendente. Rivolgo uno sguardo ad Hande, molto concentrata e seria, che sembra prendere appunti su un piccolo taccuino rosso.
Non me la immaginavo così.
Mi aspettavo una donna forse un po' eccentrica, forse un po' sulle sue, forse un po' snob.
Al contrario, sembra una persona molto professionale, seria.
Solleva lo sguardo, come se percepisse il mio.
Mi sorride, ed io ricambio.
Non posso davvero negarlo, è bellissima. Eppure, c'è qualcosa che non riesco a spiegarmi di lei.

La produttrice ci concede una pausa, ed io ne approfitto per un uscire un po' nel giardino interno dell'ufficio, schiarendomi le idee.
Mi sento ancora destabilizzato, l'idea del progetto mi intriga ma spaventa al contempo. Da un lato c'è la volontà di fare ruoli drammatici, impegnativi, e dall'altro quello di divertire e divertirmi.

-Abbiamo avuto la stessa idea- sento dire da una voce alle mie spalle.

Mi volto, e Hande mi si affianca, appoggiandosi con la schiena alla porta.

-Che ne pensi del progetto?- le chiedo, nonostante nella mia mente Eda abbia già un volto ed un nome.

-Mi incuriosisce. Eda è un bel personaggio, credo che con lei potrei tornare a...- si interrompe, mi guarda imbarazzata, per poi scuotere la testa.

Ora capisco cosa non mi convincesse di lei. Negli occhi meravigliosamente grandi, c'è una scia di tristezza. Tenta di nasconderla, ma ora mi sembra lampante. Anche quando sorride, questo sorriso non è radioso, ma velatamente malinconico.

-E tu che pensi di Serkan Bolat?- mi chiede, cambiando argomento.

-È un cazzone- rispondo francamente, scuotendo le spalle, e lei scoppia di una fragorosa risata, coprendosi la bocca con la mano.
Vorrei dirle di non nascondersi, di lasciar vedere la sua risata, ma per fortuna taccio.

Quando rientriamo per la riunione, assieme alla crew decidiamo di fissare un altro incontro tra due settimane, e di valutare bene la proposta. Per loro, io ed Hande potremmo essere i protagonisti perfetti.

Ci salutiamo pieni di ottimismo e buone intenzioni, ed io mi avvicino ad Hande.

-Mi ha fatto molto piacere conoscerti. Spero che potremo fare grandi cose insieme. Io valuterò attentamente la proposta-

-Anch'io. Ha fatto piacere anche a me conoscerti, Kerem- afferma lei, per poi stringerci la mano.

È assurdo. Forse lo sto immaginando.
Eppure, in questo momento, negli occhi di Hande non vedo alcuna tristezza.

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