Capitolo trentaquattro

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Ho temuto di perderlo. Ho visto i suoi occhi carichi di delusione, tristezza, e ho percepito la terra mancarmi sotto i piedi. L'idea di averlo fatto soffrire, l'idea di vedere uno sguardo diverso da quello dolce che solitamente mi rivolge mi ha destabilizzata. Ho avvertito un orribile malessere all'addome, un buco nero al petto, e l'unica cosa chiara nella mia mente è che non voglio perderlo, non voglio che mi lasci andare, non voglio che siano altri occhi a guardarmi se non i suoi.

L'ho portato nella mia nuova casa, di cui ero così gelosa di far vedere finchè non fosse stata pronta. Ho percepito però il bisogno di portarlo in quella che sarà la mia nuova dimora, il mio nuovo inizio, perchè lui ne è la parte integrante.

Non mi sarei mai perdonata se l'avessi perso. Ho capito quanto sia essenziale per me averlo vicino, percepire il suo tocco, ridere con lui. 

E abbiamo fatto l'amore in una casa incompleta, mezza vuota, piena di scatole e scartoffie. Finchè siamo insieme, nessun luogo mi sembra sbagliato. E dalle sue carezze, dai suoi baci, mi sono accorta di quanto anche lui avesse bisogno di me, di quanto avesse sentito la mia mancanza. Ogni volta mi sembra che il cuore possa scoppiarmi da un momento all'altro, persino che lui ne possa sentire il battito per quanto sia assurdo. 

E così ho realizzato che lo amo. Non è infatuazione, non è innamoramento, sento che è amore.

C'è una linea sottile tra questi due sentimenti. Credo di essere stata innamorata numerose volte, per questo motivo posso affermare che non si limita solo a questo. Percepisco altro, mi sento protetta, mi sento felice quando sono con Kerem, nonostante tutte le difficoltà che il nostro lavoro comporta. Vorrei che i giorni con lui non finissero mai, e che quelli senza di lui volino via in un secondo.

Credevo che ne sarei stata spaventata, terrorizzata. Stranamente, mi sento invincibile, forte. Ho lottato così tanto per sollevare i muri attorno a me, per difendermi. Kerem è arrivato ed ha distrutto tutte le certezze che avevo. Mi ha conquistata in ogni modo possibile, e solo ora forse mi rendo conto che in realtà l'ho sempre amato, fin dalla telefonata in cui mi ha chiesto di restare, di non andare via.

Lui l'aveva già capito, io dovevo solo metabolizzarlo.

E l'ho apprezzato con il tempo, aggiungendo un tassello alla volta. 

La sua risata spontanea.

La camminata elegante.

Gli occhi dolci, buoni, ma magnetici e sensuali.

Le sue parole, la sua mente, i suoi princìpi, i suoi valori.

Mi è entrato dentro, e non voglio più lasciarlo andare.

Sì, lo amo. E mi sento invincibile.

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-Ho freddo-

-Shh- gli dico, trattenendo una risata e nascondendo il volto nell'incavo del suo collo.

-Sto rischiando l'ibernazione-

-Ma smettila-

-Potrei perdere l'uso della mano destra-

-Kerem!-

-Credo che dovrai cercare un altro partner per la serie-

-Asla!- ribatto, avvicinandomi a lui con un sorriso che asseconda.

Il fotografo ci riprende nel mentre, mentre un altro operatore registra un video.

-Signora Hande, signor Kerem, guardate l'obiettivo per favore- ci chiede esasperato, e noi lo accontentiamo, ma prima afferro il bavero della sua giacca tra le mani, avvicinandomi a lui.

Solitamente fare uno shooting con un partner di lavoro richiede uno schema predefinito, ma con Kerem ogni gesto, ogni sguardo, ogni sorriso mi viene assolutamente spontaneo. Non ho paura di stringermi a lui, di appoggiarmi alla sua spalla, come lui non ha paura di giocare come suo solito. Le condizioni climatiche non sono favorevoli, il freddo ci entra fin dentro le ossa, e sapere che Kerem è particolarmente freddoloso mi preoccupa.

Ad un certo punto mi stringe a sè, attirandomi tra le sue braccia, dandomi un delicato bacio sulla guancia. Non riesco a capire se lo faccia per lo shooting o perchè ha voglia di farlo, ma il suo gesto non può che farmi sorridere.

Gunfer ci osserva a distanza, la vedo mentre ci scruta attentamente, ed una parte di me è perfettamente consapevole che sospetti qualcosa. Lei conosce bene Kerem, e lui non è una persona che riesce a nascondere i suoi sentimenti, è fin troppo spontaneo.

Nel tardo pomeriggio ci ritiriamo nel nostro caravan. Nessuno ha fatto domande o ha indagato quando abbiamo affermato che ne andasse bene solo uno, nonostante abbia notato qualche occhiata e sorrisino complice.

Appena dentro il camper Kerem afferra una coperta presente sul divano e l'avvolge attorno a sè, tremando come una foglia, mentre io chiudo la porta a chiave per evitare interruzioni inopportune. Mi avvicino a lui, sedendomi sulle sue gambe dopo aver sfilato il cappotto rosa cipria, e lui mi copre prontamente con parte della sua coperta, dividendola.

-Stai bene?- gli chiedo, accarezzandogli il mento mentre noto il suo tremore.

-Ho freddissimo, non mi sento più le mani- afferma, stringendosi a me.

Io le afferro, stringendole tra le mie, prima di iniziare a baciare le sue dita una ad una, con premura e lentezza, ed inchiodare gli occhi ai suoi.

-Hande?-

-Hmm?-

-Stai bene?- chiede quasi sospettoso, aggrottando la fronte.

-Sì, perchè?-

-Sei più... affettuosa?-

Sollevo il capo, lasciandogli le mani.

-Vuoi dire che solitamente sono fredda nei tuoi confronti?-

-No, dico solo che sei più affettuosa. Vorresti negarlo?-

Scuoto le spalle, prima di appoggiare la testa contro la sua spalla e rannicchiarmi su di lui, socchiudendo gli occhi.

-Ho avuto paura di perderti. Che non mi avresti creduto, che ti avessi deluso. Dopo quella storia di Efekan... beh, ho avuto modo di pensare-

-E...?-

-Voglio averti nella mia vita Kerem- sussurro, e lui mi solleva il mento, inchiodando lo sguardo al mio.

-Mi hai già nella tua vita- afferma sicuro, e io gli sorrido.

Non riesco a dirgli che non intendo per un tempo limitato, ma un tempo che sia il più lungo possibile. Non ho il coraggio di dirgli che ho capito che lo amo, che ho aperto il mio cuore completamente a lui, e che questo sentimento mi sconvolge. Lo stesso cuore che aveva troppe crepe, e pezzi lasciati per strada. Non riesco a dirgli che le sue braccia sono un porto sicuro, che per quanto lui possa avere freddo, io ricevo solo calore dalla sua stretta.

Perciò mi limito a sorridere e a restare qualche altro minuto con la testa sulla sua spalla, stringendogli la mano. 


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