Capitolo tre

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Osservo i  tre puntini muoversi sullo schermo del computer.
Che situazione assurda.
Fino a due settimane fa era possibile incontrarsi, stringersi per mano, abbracciarsi, mentre ora... ora sono costretto a tentare di costruire un rapporto dietro un display.
Questa vita non smetterà mai di stupirmi.
Attendo qualche altro minuto prima che Hande appaia pixellata sullo schermo.

-Kerem? Mi senti?-

-Sì, sì ti sento... Ciao Hande. Come stai?-

-Insomma. Questa pandemia ha scosso un po' i miei nervi. Tu come stai?-

-Seriamente preoccupato. Non avrei mai immaginato che una cosa del genere potesse accadere nel 2020, sono sconvolto-
-Anch'io- mormora lei, per poi iniziare un silenzio di qualche secondo.

-È strano, no? Insomma... interagire in questo modo. Creare un certo grado di complicità- affermo allora, incrociando le braccia e sporgendomi verso il computer, mentre la sua immagine si fa nitida.

-È strano, davvero strano. Hai pensato al progetto?-

-Ci ho pensato, ci penso tutti i giorni, e credo che potrebbe essere una buona occasione per cambiare, per portare qualcosa di innovativo sullo schermo televisivo. Tu?-

-Ci ho pensato anch'io... Niebla, vai di là! Dai, avanti!-

Noto Hande voltarsi e muovere la mano nervosamente.

-Niebla?- sorrido allora, avvertendo la sua evidente difficoltà.

-Sì, è il mio cane- spiega lei, come se tentasse di giustificarsi.

-Hai un cane?!-

-In realtà ne ho tre- specifica lei, continuando i suoi tentativi di allonantare l'animale.

A questo punto ne approfitto dell'occasione e prendo in braccio Hector, ponendolo davanti alla telecamera.

-Guarda qui!- affermo, riattirando la sua attenzione.

Hande si apre in un sorriso gioioso.

-È il tuo cane? È bellissimo! Come si chiama?- mi chiede, mentre sento i suoi cani abbaiare.

-Hector. I tuoi?-

-Niebla, Noche e Azul-

-E te ne occupi da sola?!-

-Sì...- conferma lei, stringendosi nelle spalle, come se fosse una cosa del tutto normale.

-Accidenti, i miei complimenti-

-Grazie- sembra imbarazzarsi lei, abbassando lo sguardo.

Rimango perplesso dal suo comportamento. Perché si imbarazza? Una ragazza come lei non dovrebbe essere abituata ai complimenti e agli apprezzamenti?

-Oh, ehm... perdonami se sono senza trucco. Io...- balbetta impacciata, portandosi i lunghi capelli da un lato.

-Hande, per me potresti anche presentarti con un pigiama con un orso enorme e saresti comunque perfetta. Insomma, quello che voglio dire è che non hai bisogno di trucco o altro con me. Giuro che non giudicherò la tua professionalità da questo- alzo le mani, ma lei sembra fin troppo seria.

Si limita a sorridere, e successivamente torniamo a parlare del progetto.

Nei giorni successivi facciamo altre videochiamate, interpretando dei dialoghi del nostro copione, tentando di capire se possa esserci affinità, nonostante tramite uno schermo sia difficile, se non impossibile.

Sono nel pieno di un'intervista quando mi accorgo di essermi dimenticato di avere un appuntamento con Hande su Zoom. Divento paonazzo, mi scuso  pubblicamente e successivamente la contatto, per poi organizzarci per una nuova videochiamata.

Appena il suo volto compare sullo schermo, congiungo le mani.

-Hande, perdonami. Davvero, non so cosa mi sia preso, io...-

-Non preoccuparti, può succedere. O magari oggi non avevi voglia di parlare con me- scuote le spalle lei, terribilmente seria.

Io credo di impallidire, scuoto subito la testa.

-No Hande, non è così...-

Lei non si trattiene e scoppia in una fragorosa risata, puntandomi con l'indice.

-Avresti dovuto vedere la tua faccia!- esclama, appoggiando le mani sul suo addome.

Noto con stupore che non si sta coprendo la bocca come le prime volte, ma lascia che io guardi la sua risata, che ne rimanga colpito. Sorrido, coinvolto dalla sua gioia, e mi rendo conto di quanto la sua bellezza diventi ancora più prepotente quando gioisce. Rimango in silenzio, godendomi questo suo momento di apparente e spero veritiera serenità.

-Dovresti ridere più spesso, Hande- commento spontaneamente, e lei si ferma subito, cambiando espressione -ho detto qualcosa che non va?-

Lei scuote la testa, ma non risponde. Si congeda poco dopo, non parliamo nemmeno della serie.

Passano alcuni giorni senza sentirla né vederla, e Gunfer mi informa che è arrivato il momento di decidere, dentro o fuori.
La informo che accetto il ruolo di Serkan Bolat, e lei approva la mia decisione.
Mi aspetto di risentire la mia partner, di avere sue notizie, ma tutto ciò che ottengo è una chiamata della mia menager in tarda serata.

-Gunfer? Che succede?- rispondo, guardando l'orologio e trovando insolita la sua telefonata a quest'ora.

-Kerem, ci sono novità. Probabilmente Hande rifiuterà la proposta di Sen Çal Kapımı. Le è stato proposto un nuovo progetto con un partner con cui ha già lavorato e... Kerem, sei ancora in linea?-

La voce di Gunfer diventa un lontano ronzio. Mi lascio andare sul divano, mentre la testa comincia a girarmi. Com'è possibile? Stavamo raggiungendo un buon livello di complicità, avevamo cominciato a conoscerci, com'è possibile che tutto sia cambiato da un momento all'altro? Cosa è successo?

-Kerem?!- mi richiama per l'ennesima volta Gunfer, scuotendomi dai miei pensieri.

- Sì, sì ho capito. Perdonami Gunfer, devo proprio fare una cosa urgente, ci sentiamo domani, buonanotte-

Chiudo la chiamata senza attendere una risposta, e prima che la mia ragione possa realizzare, le dita stanno cercando di numero di Hande. Ho il cuore che martella nel petto, l'ansia che scorre nelle vene.

-Pronto?-

Solo quando sento la sua voce mi rendo conto del gesto assurdo che sto compiendo. Deglutisco, improvvisamente impanicato.

-Kerem? Sei tu?-

-Non puoi- dico all'improvviso, alzandomi dal divano e cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza.

Sono agitato, quasi spaventato.

-Kerem...?- ripete lei, confusa.

-Ascoltami Hande, e per favore non interrompermi, altrimenti temo che non riuscirei mai a dirti questo. Non puoi lasciarmi, non puoi farlo. Abbiamo iniziato questo percorso insieme, dobbiamo proseguire insieme. Ricordi? Abbiamo detto che poteva essere la nostra possibilità per ricominciare. Lo so che non mi conosci, e che probabilmente non sarò il partner perfetto, ma questo ruolo, il ruolo di Eda, ti appartiene. Questo percorso ci appartiene- dico tutto d'un fiato, mentre Hector mi guarda stranito e confuso.

-Kerem...- mormora lei, sembra colpita dalle mie parole.

Socchiudo le palpebre, prendendo un profondo respiro.

-Promettimi di pensarci. Per favore. Non voglio obbligarti, però... ecco, pensaci. Me lo prometti?-

Avverto qualche secondo di silenzio, e un sospiro finale.

-Te lo prometto-

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