Capitolo ventisette

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"If you can trust your partner, then you are the luckiest person in the world, 'cause no matter what you do, you know you've someone to lean on. And that's what a kind of love is too,right?"

Inizialmente non ho compreso le sue parole. O meglio, non le ho analizzate con attenzione. Ero nel pieno di un'importante intervista per la promozione della serie, preoccupata per i giornalisti che ci aspettavano, e quindi mi sono chiusa nella mia bolla, nonostante fossi circondata da numerose persone che avevano gli occhi puntati su di me, su di noi.
Solo ora che sono tornata a casa ed ho rivisto il video, ho compreso.
Love.

Poteva usare tante altre parole, ma ha scelto questa.
Love, amore.
Una dichiarazione di fiducia nei miei confronti rivelata apertamente, ed un piccolo spiraglio finale.
Amore.
Questa parola mi fa ancora male, mi spaventa.
Tutto ciò che ho fatto per amore in passato è risultato fallimentare, ed è per questo che con lui ho sempre il timore di dare troppo, di esprimermi troppo.
C'è qualcosa tra noi, il sentimento è denso, ma è possibile definirlo amore?
Non lo so, e al momento, non voglio tracciare le linee di ciò che provo per lui.
Perché è qualcosa di nuovo.
Mi sembra di sperimentare, di tentare, di uscire dagli schemi.
Con Kerem nulla è scontato, nulla è semplice ma nulla è complicato.
So che con lui posso essere al sicuro, ma lontana sono ancora fragile.
Voglio tutelarmi, e tutelare questo rapporto.
Devo parlare con Kerem, riferirgli i miei timori, e questo mi agita un po'.
Talvolta mi sembra essere anche più insicuro di me, ed io non ho alcuna intenzione di alterare una sensibilità che mostra solo quando è con me.
Ed io adoro questo suo modo di essere, l'insicurezza, la fragilità che per me, lo rende ancora più uomo.
Ed è proprio a causa della sua diversità da altri uomini, che voglio andare piano. Voglio godermi un passo dopo l'altro, capire cosa questo rapporto può offrirci, assaporarlo.

Decido di parlarne già il giorno seguente, sul set, durante la pausa pranzo delle riprese. Abbiamo iniziato stamattina presto a girare le scene in ufficio, e la fame comincia a farsi sentire, nonostante il mio stomaco sia chiuso a causa dell'agitazione per la conversazione che dovrò affrontare.

Mi dirigo verso il suo caravan con passo deciso, aprendo la porta e chiudendola subito dietro di me.

- No, sì certo, puoi entrare, non c'è bisogno che tu chieda e mi faccia spaventare- mi prende in giro Kerem, con una mano sul petto.

-Scusami, ho dimenticato di bussare- me ne accorgo solo ora, mordendomi il labbro.

-Hai l'aria di una che sta per iniziare la conversazione con un "devo parlarti"- mi scruta, invitandomi con la mano ad accomodarmi sul divanetto.

-Devo parlarti- confermo, sedendomi ed osservandolo mentre si solleva sui gomiti le maniche della camicia.

-Lo sapevo- sbruffa, per poi mettersi al mio fianco.

-Kerem, io... io devo chiederti di andarci piano- affermo ansiosa, liberando questo peso in un unico respiro.

Socchiudo gli occhi, un po' timorosa della sua reazione, per poi riaprirli lentamente. I suoi occhi verdi sembrano più torbidi del solito, e sono totalmente concentrati su di me.

-Ti sei pentita di ciò che è successo tra noi?- mormora, a stento riesco ad udire le sue parole.

-No, no, mai. È proprio perché ciò che abbiamo vissuto è stato così speciale per me, che voglio andarci piano. Intendo dire... non voglio che gli altri lo sappiano, non ancora. Il cast, la crew, la nostra produttrice... ho bisogno di un po' di tempo-

Lui annuisce, chinando il capo, non dandomi possibilità di vedere se ha un'espressione offesa, contrariata o meno.

-Kerem? Per me è importante conoscere la tua opinione. Dimmi qualcosa-

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