Capitolo sei

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Stavolta hai toccato il fondo, Kerem Bürsin.
Quella piccola patina di uomo serio, professionale e concentrato, è stata spazzata via di colpo da... delle prugne.
Al solo pensiero il mio stomaco continua a contorcersi.
86 prugne. 86 frutti mangiati uno dietro l'altro, senza sosta, sotto lo sguardo stupito e oserei scommetterci anche quasi disgustato di Hande, che se ne ha presa solo una.
Non ho la più pallida idea di cosa mi sia preso oggi.
Stamattina ero tranquillo, ma dopo aver visto la mia partner dopo ben tre mesi, dopo aver avvertito la sua vicininanza, ho cominciato a pensare che con lei condividerò, probabilmente, un lungo periodo della mia vita.
Cominceremo a vederci per almeno cinque giorni a settimana, per molte ore, e questo pensiero ha scatenato in me il panico più totale.
Non mi era mai successo prima, e tutt'ora non me lo spiego.
Ero troppo agitato ed eccitato allo stesso tempo.

Cosa ho ottenuto?
Una corsa al bagno, l'abbandono improvviso del mio ufficio senza dire nulla a nessuno e me che ora mi sto contorcendo di dolori nel letto, e se non sono sul letto sono in bagno.
Il solo pensiero della mia figura mi fa salire il sangue alle tempie, e non oso nemmeno immaginare cosa pensi Hande di me in questo momento.

Gunfer ha avvisato tutti dell'inconveniente, cercando, per quanto possibile, di non farmi sentire troppo in colpa.

Lo stomaco continua a brontolare da ore ormai, e il mio corpo sembra non avere più forze.

Nel pieno del mio sconforto, lo squillare del telefono mi riporta alla realtà.
Leggo il nome sul display, ed impallidisco.

No, non rispondo.
Farò finta di non averlo sentito.
Lo capirà.

Ma il telefono continua a squillare, senza sosta, ed io sbuffo.
Non voglio ripensare alla mia terribile figura, e non voglio nemmeno sentire sicuramente parole di rimprovero da parte della mia partner.

Riluttante, rispondo alla sua chiamata.

-Pronto?-
-Finalmente hai risposto, Bürsin bey-

Arriccio le labbra. Non sembra arrabbiata.

-Eh... avevo il telefono lontano e...-

-Come stai?- mi interrompe Hande, con tono apprensivo.

-Oh, ti prego, dimmi che hai una domanda di riserva- rispondo, socchiudendo gli occhi per l'ennesima fitta all'addome.

- In realtà no- la sento ridacchiare.

-Mi prendi in giro, Hande?-

-Oh, dopo oggi credo che ti prenderò in giro per sempre-  

-Per sempre?-

-Voglio dire...-

-Sto scherzando, Hande. Ascoltami. Non è vero che avevo il telefono lontano. In realtà non volevo risponderti-

-Perché?- cambia subito tono lei, preoccupata.

Perché? La vera domanda è: perché non sto mai zitto?

-Perché so cosa penserai adesso di me. Penserai che sono pessimo, poco professionale...-

-Non penso a nulla di tutto questo, Kerem-

- Ma avresti diritto di farlo. È solo che...- sospiro, ormai ciò che è fatto è fatto -è solo che ero molto emozionato, molto. Un nuovo progetto, un nuovo inizio, una nuova partner... ero agitato e non ho gestito bene la situazione. Perciò, ti chiedo perdono, Hande-

Segue qualche secondo di silenzio, in cui lei non pronuncia nemmeno una parola.

-Hande? Sei ancora in linea?-

-Kerem?-

-Hmm?-

-Se continui così, rischi di diventare il mio partner pref...-

-Pronto? Pronto Hande? Ci sei?-

È caduta la linea, proprio sul più bello.
Impreco tra me e me, per poi sbuffare.

Tuttavia, sorrido.

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