Un pietrone gigantropico, una fotografia estemporanea e un album tutto solo

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Il riflesso rosseggiante del sole scintillava sulla superficie bagnata dei sassolini, attraendo il piccolo Nathan sempre più vicino all'acqua. Come un esperto cercatore di tesori, percorreva le pietre della spiaggia a una a una per trovare la più grande di tutte, il sedere all'aria e la testa piegata in avanti per osservarle da vicino. D'un tratto un'onda un po' più potente delle altre risalì il bagnasciuga, fino ad abbracciare una fila di sassi più lontani. Il coraggioso Nathy sollevò leggermente lo sguardo davanti a sé, attirato dallo scrosciare dell'acqua, e fu allora che la vide: una pietra nera come pece, luccicante come uno specchio e quasi più grande della sua faccia.
Da gobbo di Notre dame, Nathan si trasformò di colpo nel più scattante dei segugi: in un balzo raggiunse il suo tesoro scintillante e protese le braccia per afferrarlo, ammirandolo finalmente in tutto il suo splendore. Per riuscire a sollevarlo dovette impiegare tutte le sue forze, ma alla fine, barcollante e nuovamente gobbo per l'enorme peso da trasportare, riuscì a raggiungere Elly e la nonna, sedute in mezzo alla spiaggia.

"Cosa ho nascosto qui dietro, nonnina?"
Nadia lo guardò tentando di rimanere seria, mentre Nathy sollevava montagne di sabbia provando in tutti i modi a nascondere il suo amato macigno. Elly sospirò e con una semplice frase riuscì a smorzare tutta l'euforia del nostro piccolo geologo:
"È un sasso, Nathan. Si vede lontano un chilometro..."
Si raddrizzò gli occhiali sul nasino e la fulminò con gli occhi, una smorfia di delusione sulle labbra arricciate: il suo prezioso ritrovamento non poteva essere disprezzato in quel modo.
"Non ho chiesto a te, ma alla nonna! E comunque non è un sasso, ecco."
Nadia cercò di risollevargli il morale, con il suo entusiasmo contagioso:
"Ah no? Uh, ma allora che cosa può essere? Vediamo un po'... Hai trovato un oggetto rarissimo, vero?"
"Sì! È un tesoro dei pirati: un pietrone gigantropico che viene dallo spazio! Gli alieni l'hanno nascosto in questa spiaggia per non farlo trovare a nessuno!"
La nonna si alzò e si avvicinò al nipotino, fingendosi preoccupata:
"Oh, accipicchia, ma non sarà pericoloso? L'hanno mimetizzato con tutti gli altri sassi, che marziani intelligenti! E dimmi un po', come hai fatto a scoprirlo?"
Nathan si dilungò in un bizzarro e sfarzoso elogio del suo ritrovamento, mentre la nonna lo ascoltava sempre più divertita, e Ellen si consolava con una fragola tra le poche rimaste nel cestino, ammirando il tramonto.

Il sole stava scivolando lentamente verso la superficie cristallina dell'acqua, fino ad addormentarsi tra le onde infuocate dal suo riflesso. La magia del mare che lentamente si tingeva, fondendosi con il cielo rosato e cambiando sfumatura a ogni istante, era qualcosa di straordinario, un continuo divenire di scintille fiammeggianti.
Ellen per un attimo si estraniò dalla realtà che la circondava, immergendo i piedi nella sabbia ancora calda e ascoltando il rumore delle onde che, instancabili nella loro dolcezza, abbracciavano la spiaggia. Osservò lo scintillio del mare in lontananza, e la luna che cominciava a brillare nella crescente oscurità, fino a che l'arrivo di un Nathan tutto ricoperto di sabbia non la riportò alla realtà.
"Elly, mi passi una fragolina?"
Guardando i suoi occhioni dolci e sentendosi in colpa per la risposta che gli aveva dato poco prima, Elly gli passò l'intero cestino, senza preoccuparsi della sabbia con cui Nathy stava riempiendo il suo telo mare.

Poi sollevò nuovamente lo sguardo verso il mare e vide una figura familiare camminare goffamente tra i sassi tentando di raggiungerli con un fragile oggetto tra le mani. Il nonno arrivò trafelato con la sua amata macchina fotografica, dopo aver fatto qualche scatto al tramonto:
"Ragazzi, facciamo una foto tutti insieme, così poi ci incamminiamo verso casa: ormai è quasi buio."
Nathan abbandonò con malavoglia la sua pietra aliena, a cui aveva dedicato anima e corpo, per correre con una fragola mezza mangiucchiata e tutta insabbiata tra le mani a stringere sua sorella in uno stritolante abbraccio. Nadia si dispose sorridendo accanto a loro, mentre Giorgio preparava l'autoscatto e correva a raggiungerli.

Una volta terminata la bizzarra fotografia, raccolsero i cartoni delle pizze ormai vuoti, così come il cestino di fragole, e si misero in cammino sulla via di casa.
"È venuta benissimo, o quasi... Beh, diciamo che è estemporanea... La aggiungerò al nostro album, cosa ne dite?"
Nathan trotterellò al suo fianco, tutto sorridente:
"Fantaboscoso! Così possiamo esserci anche noi nella storia, vero nonno?"
Giorgio spostò lo sguardo dalla macchina fotografica al nano saltellante che lo affiancava:
"Ne fate già parte, Nathy, siamo ancora all'inizio del racconto, vedrai cosa vi aspetta..."
Ellen non stava più nella pelle, e osservando gli occhi scintillanti del nonno la sua aspettativa non faceva che aumentare:
"Stasera torniamo nella soffitta per sfogliare qualche altra pagina, vero?"
Giorgio le strizzò l'occhio, ridendo sotto i baffi:
"Ma certo, non vorrete deludere il vecchio album che ci sta aspettando nel suo scricchiolante e malandato cassetto!"
Nathan afferrò la manica del nonno e cominciò a tirarlo per allungare il passo, con l'entusiasmo di un fiume in piena:
"Oh, poverino! Tutto solo nella soffitta buia buia... Dobbiamo muoverci!"

Un album di fotografieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora