Nathan si strofinò gli occhi per spannare un pochino la sua vista annebbiata, poi allungò la manina fuori dal lenzuolo, alla ricerca degli occhiali dispersi. Tastò il ruvido comodino con scarsi risultati, poi allungò la mano in uno slancio deciso per raggiungere l'estremità più lontana, col duplice effetto di sbattere con forza contro lo spigolo legnoso e dare un colpo secco ai tanto agognati occhiali, che capitombolarono sul pavimento.
"Ahi, quanto vi odio!"
Tastandosi la mano dolorante, si voltò verso il suo pupazzo, che sbucava dalle coperte accanto a lui.
"Capitan Nemo, spiegami tu perché sono così antipatici..."
Il pesciolino lo guardò con aria interrogativa, senza riuscire a trovare le parole per rispondere.
"Oh, ma che ne sai tu? Beati voi, pesciolini pupazzosi, che non dovete mettervi gli occhiali!"
Scivolò dal letto sconsolato, atterrando col sedere sul duro parquet, domandandosi come sarebbe stato osservare il mondo con gli occhi di Nemo. Raccolse gli occhiali e se li mise sul naso, si infilò una ciabatta e ciondolò sbadigliando fuori dalla porta. Si diresse in cucina con un calzino bucato a un piede e la ciabatta all'altro, annusando il profumo della colazione che gli faceva già venire l'acquolina in bocca.Ellen stava chiacchierando con la nonna, la tazza di latte tra le mani e le trecce spettinate che incorniciavano il suo sorriso ancora mezzo addormentato.
"Ehi Nathy! Vieni, guarda cosa c'è per colazione!"
Il nanerottolo allungò il naso sul tavolo: la torta della nonna era lì in tutta la sua golosità; una spolverata di pinoli e un velo di zucchero ricoprivano la sua scintillante superficie, ancora fumante.
"Ne vuoi una fetta?"
La nonna sorrise compiaciuta osservando gli occhi smaniosi del nipotino, preparò il piatto con una "fetta" capace di sfamare un dinosauro e lo affiancò alla tazza, completando la colazione dei sogni del piccolo Nathan.Ben presto i piatti e le tazze si svuotarono, e i bimbi guardarono la nonna che iniziava a sparecchiare la tavola imbandita. Dopo uno sguardo d'intesa, i fratelli cominciarono ad adoperarsi per aiutarla.
"Nonna, puliamo come dei veri pirati, vero?"
"Ma certo, Nathan! Siete bravissimi, proprio dei marinai esperti!"
La guardò soddisfatto, portando indietro le spalle per sembrare più alto e trotterellando al suo fianco.
"Mentre ti diamo una mano, ci canteresti una canzone dei pirati, se te la ricordi?"
"Ci proverò, Ellen... Non so più tutte le parole, ma la musica non l'ho mai dimenticata!"
Le risate riempirono la cucina, mentre la nonna canticchiava qualche frase storpiata cercando di fare la voce rauca e i bambini ballavano con le tazze tra le mani. Nel bel mezzo delle danze arrivò il nonno con il giornale sottobraccio, di ritorno dall'edicola.
"Che succede qui? Aiuto, i pirati, devo scappare! Mi darete in pasto ai pescecani?"
Nathan si mise un tovagliolo in testa per mimare una bandana:
"Solo se rifiuti di far parte della nostra ciurma!"
Il nonno posò il giornale e alzò le mani in segno di resa. Poi iniziò a fischiettare la canzone, seguendo i bambini con i passi di danza più strambi che avessero mai visto, seguito da un coro di risate ancora più forti di prima.Terminata la stravagante operazione di pulizie, i bambini non vedevano l'ora di correre al mare. Furono spediti a lavarsi i denti e ben presto, dopo una spazzolata ai capelli e un tuffo nei vestiti, furono fuori dalla porta insieme al nonno. Nadia li avrebbe raggiunti con più calma.
La spiaggia era una distesa ondeggiante che li chiamava a sé, l'acqua del mare scintillava in lontananza allegra e spensierata, i gabbiani si libravano nel cielo seguendo la brezza: l'estate splendeva in tutta la sua euforia in quella limpida mattina di giugno. Nathan non fece neanche in tempo a posare un piede sulla sabbia: si era già fiondato in acqua spruzzando come sempre i poveri bagnanti in cerca di pace. Ellen si sdraiò sul suo telo, assaporando il calore dei piccoli granelli di sabbia che le scivolavano tra le dita mentre allungava le mani attorno a lei. Il nonno appoggiò la sua vecchia sedia pieghevole in riva al mare e con il giornale tra le mani si posizionò nella sua postazione di osservazione. Doveva controllare che il piccolo terremoto non stesse annegando, o forse che non stesse facendo annegare i bagnanti, in effetti era decisamente più probabile...
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Un album di fotografie
FantasíaAlcuni bambini vorrebbero soltanto poter chiudere gli occhi e ritrovarsi già grandi; altri, invece, non vorrebbero mai crescere... Ellen e Nathan vivono la loro infanzia da queste due opposte prospettive, ma entrambi dimenticano un segreto: vivere c...