Ellen percorse con lo sguardo il piccolo giardino della scuola, che una volta le sembrava un'immensa foresta. Il verde del prato brillava baciato dai raggi del sole, qualche margherita scintillava nel suo bianco splendore punteggiando l'erba di allegria. Gli alberi disegnavano piccole ombre sulla radura, immobili ma attenti; sembravano osservarla in silenzio, spettatori sorridenti degli anni che i bambini avevano trascorso correndo a crepapelle e sfiorandone i rami tesi verso il cielo, come le loro braccia smaniose di giocare durante le amate ricreazioni.
Abbassò lo sguardo malinconico sulle sue scarpette rosa, concentrandosi su un sassolino incastrato nell'asfalto che non voleva proprio saperne di spostarsi. Un velo di tristezza calò sui suoi occhi lucidi: quanto le sarebbe mancato quel luogo così traboccante di ricordi...
"Eccola, papà!"
Una piccola scheggia si faceva strada tra la marea di bambini saltellanti e di genitori chiacchieroni che si era creata all'uscita da scuola, trascinandosi dietro una figura goffa e impacciata.
"Nathan, vai piano, ti prego... Mi scusi, non volevo, glielo raccolgo subito!"
"Stia attento a dove va, rischia di investire i bambini più piccoli!"
"Sì, certo, ha ragione, perfettamente ragione... Dovete scusarmi, perché... Nathan, fermati!"Ellen osservò la scena senza riuscire a trattenere le risate, suo fratello era talmente piccolo e scattante che fare lo slalom in mezzo a quella folla per lui era un gioco da ragazzi, ma di certo non poteva dirsi lo stesso per il papà... Si era beccato tante di quelle occhiatacce e gomitate che la sua faccia ormai era rossa come un peperone dall'imbarazzo e dalla corsa.
"Arrivati a destinazione, papà! Ti avevo detto che l'avrei trovata subito."
Due occhi vispi lo fissavano, sprizzando gioia e soddisfazione da tutti i pori... Nel frattempo il papà, piegato in due, cercava di riprendere fiato, sistemandosi gli occhiali sul naso dopo la folle corsa.
"Potevi almeno avvisare, prima di partire alla carica!"Nathan ignorò le sue ironiche proteste, ancora tropo euforico per tornare alla realtà:
"E' stato troppo divertentissimo, Ellen, non sai cosa ti sei persa!"
"Ho assistito a tutta la scena, ti assicuro che non mi sono persa niente, anzi..."
Scoppiarono in una sonora risata, mentre il piccolo Nathan mimava il papà nella sua corsa disperata.L'allegria dei bambini contagiò ben presto l'oggetto di così tante risate:
"Forza, terremoti, torniamo verso casa che la mamma ci aspetta."
Spettinò i capelli a entrambi, sorridendo per la gioia che quei nanerottoli sapevano sprigionare, e poi si incamminò con loro verso i cancelli di uscita.Ellen voltò lo sguardo ancora una volta alla vecchia scuola, le finestre della sua piccola classe da cui spuntavano i cartelloni appesi alle pareti sembravano sussurrarle un arrivederci... Non l'avrebbe dimenticata facilmente, ne era sicura.
STAI LEGGENDO
Un album di fotografie
FantasyAlcuni bambini vorrebbero soltanto poter chiudere gli occhi e ritrovarsi già grandi; altri, invece, non vorrebbero mai crescere... Ellen e Nathan vivono la loro infanzia da queste due opposte prospettive, ma entrambi dimenticano un segreto: vivere c...