Una nave pirata e un cuore d'oro

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Il nonno si sistemò di nuovo gli occhiali, allungò le dita sulla carta e socchiuse il libro, scrutando il volto dei suoi nipotini che lo guardavano con aria interrogativa:
"Cosa dite, ci fermiamo qui?"
"Di già, nonno? Così presto?"
Ellen si morse il labbro delusa, avrebbe continuato ad ascoltare quelle storie per tutta la notte.
"Nonno, ancora un pochino, ti prego!"
Gli occhi imploranti di Nathan si sollevarono insieme alle sopracciglia, in un'espressione più convincente di mille parole.
"Ancora una pagina?"
Un coro di euforia si diffuse nella stanza, e gli sguardi curiosi tornarono al libro che si spalancava nuovamente sotto le mani del nonno.

Girò lentamente la pagina, rivelando le fotografie successive: la prima ritraeva un bimbo con una cartelletta tra le mani, davanti a un edificio sovrastato da un grande orologio. La seconda era una foto di classe, sarebbe stato difficile riconoscere la nonna tra le tante bambine, vestite tutte con lo stesso grembiule bianco con un fiocco...
"Nonna, ma vi eravate tutte comprate lo stesso vestito? Non ce n'erano altri? Sembrate delle bambole fatte con lo stampino del pongo!"
La nonna sorrise all'idea dello stampo che sfornava studentesse modello: solo a Nathan poteva venire in mente un'idea simile.
"Era la divisa della scuola, Nathy... Dovevamo vestirci così."
La guardò confuso, gli sembrava una regola senza senso:
"Perché?"
"Dovevamo indossare un abbigliamento appropriato per la scuola: era un posto importante."
"Oh..."
Nathan ripensò ai suoi pantaloncini infangati e alle magliette con SpongeBob e Scooby-Doo, sentendosi un po' in colpa.

Quell'ombra d'imbarazzo si dissolse ben presto, quando la nonna iniziò a raccontare:
"Era il mio primo giorno di scuola, ricordo che quando scattarono quella foto mi ero appena presentata con Laura, la bimba accanto a me."
La indicò: un codino scuro e dei ciuffi di capelli ricci un po' alla rinfusa che coprivano due occhi vispi e curiosi. Poi spostò il dito sul viso accanto al suo: la treccia chiara copriva in parte il fiocco, e un sorriso un po' teso si dischiudeva sul suo volto.
"Laura e io diventammo ben presto migliori amiche, sono così contenta di aver condiviso con lei quegli anni pieni di avventure!"
"Eravate tutte femmine in classe?"
Ellen scorse uno per uno i visi delle studentesse e della maestra.
"Oh, sì... A quei tempi i bambini andavano in scuole maschili, eravamo tutte femmine nell'intero istituto."
Ellen pensò a quanto era cambiata la scuola negli anni: le divise, la separazione tra ragazze e ragazzi... Era tutto così diverso!

"Nonna, ci racconti una delle tue avventure con Laura?"
Nathan aspettava con ansia una nuova storia divertente.
"Mm... D'accordo, potrei raccontarvi dello scherzo alla signora Rosalinda."
"La signora chi?"
"Rosalinda, la custode, praticamente era la nostra bidella."
Nathan scoppiò a ridere per quel nome vintage che non aveva mai sentito, gli sembrava una marca di vecchie caramelle...
"Era una maniaca dell'ordine e della pulizia, e penso proprio avesse sbagliato lavoro, poveretta. Da una scuola di bambine di campagna non si può pretendere la perfezione, ma lei sembrava di tutt'altro parere. Quasi tutti i giorni ci sorbivamo le sue lamentele e a volte per punizione dovevamo fermarci dopo le lezioni per pulire tutto fino a poterci specchiare sui banchi."
"Che noia!"
"Potrebbe sembrare, Nathan, ma in realtà avevamo organizzato un'impresa di pulizie unica nel suo genere, e ci divertivamo da matti!"
"Cosa intendi, nonna? Pulire non è mai stato divertente!"
Ellen ripensò ai pomeriggi passati a sistemare la camera, quando per trovare il letto doveva rovistare sotto quintali di vestiti... La mamma l'aveva sgridata tante volte per il suo disordine e poco alla volta aveva imparato a stare più attenta, ma faceva ancora fatica.

"La scuola era la nostra nave dei pirati, e noi ragazze ne avevamo il comando. A turno una di noi era eletta capitano e dirigeva le pulizie. Oh, lavorava sodo anche lei, ma in più portava la nostra nave in acque sicure. Le ragazze che pulivano le finestre erano incaricate di scrutare l'orizzonte, quelle che lavavano il pavimento dovevano stare attente alle onde che potevano travolgere il ponte. Nel frattempo cantavamo le canzoni dei pirati che conoscevamo, o ce ne inventavamo di nuove, e ridevamo a crepapelle."
"E la signora Rosalinda non vi diceva niente?"
"Alla fine delle lezioni era incaricata di svolgere alcune commissioni per conto dei professori, come consegnare alcuni libri, organizzare le supplenze... Era proprio quando era più indaffarata che ci lasciava nell'aula a pulire."
"Menomale, non sapeva cosa combinavate!"
"All'inizio non poteva saperlo. Una volta, però, era rimasta a scuola a nostra insaputa, e stava pulendo le aule vicine alla nostra. Quel giorno eravamo particolarmente fantasiose, e ci lasciammo trasportare un po' troppo dalla nostra immaginazione. Io ero il capitano e Laura era il comandante in seconda, la mia aiutante. A un certo punto finsi di aver rotto la bussola, e di aver perso la strada. Incoraggiai le ragazze di vedetta a scrutare il mare in cerca della terra ferma, e loro videro un temporale in arrivo. Preparammo le vele, usando le scope come alberi maestri, e disegnai alla lavagna il percorso da seguire. Poi rovesciai il bidone liberandolo delle cartacce e finsi di barcollare per l'alto mare. 'Dobbiamo vuotare il ponte dall'acqua! Rischiamo di affondare!' Iniziai a usare il cestino come un secchio e le ragazze mi imitarono con i contenitori che trovavano. Poi mi misi il bidone in testa, fingendo di non vedere niente per il buio e la pioggia fitta della tempesta."
Nathan si stava sbellicando dalle risate, non avrebbe mai immaginato che la nonna si divertisse così tanto, da bambina:
"Il cestino era diventato il tuo cappello da pirata!"
"Più o meno sì, Nathy, peccato che non ci vedevo niente sul serio! Presto andai a sbattere contro la porta chiusa e tutte le bambine iniziarono a ridere. I nostri schiamazzi nel frattempo avevano attirato Rosalinda, che stava venendo a grandi passi a vedere il perché di tanto fracasso."
"Oh, no! Arrivò proprio in quel momento?"
"Spalancò la porta e si ritrovò davanti a una bambina con un bidone al posto della testa, le gambe all'aria e una scopa tra le mani. Mi tolsi il cestino dalla faccia e la salutai impacciata, mentre cercavo a stento di trattenere le risate. Laura mi affiancò e la accolse con un saluto marinaresco: 'Buon vento, Signor capitano Rosalinda! Le cediamo il comando!' "
Ellen era piegata in due dalle risate:
"E lei che cosa rispose?"
"Ricordo che subito ci sembrò arrabbiata: diventò rossa come un peperone e pensai che stesse per avere un collasso... Subito dopo però scoppiò in una sonora risata, e noi la seguimmo, fino a piangere dal ridere."
"Allora non era cattiva cattiva!"
'No, infatti, Rosalinda non era come pensavamo: dietro la sua apparente severità c'era un cuore d'oro, lo capimmo solo quel giorno."
"Ma quindi come mai si lamentava sempre?"
"Era stata in un collegio da piccola, in cui le avevano insegnato l'ordine e la disciplina. Voleva trasmettere anche a noi l'importanza di quei valori, però a volte si faceva condizionare dall'ambiente in cui era cresciuta e diventava un po' troppo dura. Ma anche lei era stata una bambina, e vederci mentre ci divertivamo sciolse tutta la sua rigida corazza."
"Vuoi dire, nonna, che anche le maestre severe a volte sono buone, sotto sotto?"
"Ma certo, Nathan! Bisogna sempre scavare sotto la superficie per conoscere davvero una persona. Solo così potrai trovare il tesoro che custodisce nel suo cuore."

Nathan immaginò il tesoro di Rosalinda e sperò di averlo anche lui, nel suo piccolo cuore, e di poter vedere sempre il buono nell'animo delle persone, proprio come la nonna.

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