Un turbine di entusiasmo e la gioia dell'altruismo

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Ellen era avvolta dall'acqua, immersa nel suo ondeggiare leggero, distesa con le braccia e le gambe a formare le punte di una stella solitaria. Le piaceva lasciarsi trasportare dalla corrente, osservare la distesa infinita del cielo che la sovrastava, inspirare il profumo del mare e ascoltare il suo silenzio che attutiva dolcemente ogni rumore. Le sembrava di trovarsi in un mondo parallelo, fatto solamente di pensieri, sogni e colori. Più osservava l'azzurro del cielo e del mare che si fondevano, più sentiva la serenità crescere nel suo cuore, e ogni paura dissolversi in quell'immensità. I suoi pensieri diventavano leggeri come le sue braccia, sostenute dalla forza dell'acqua, morbida e avvolgente.
"Ellen, sei pronta?"
Uno schizzo d'acqua improvviso le offuscò la vista, riportandola bruscamente alla realtà.
"Nathan, smettila!"
La risata soddisfatta del fratellino dispettoso fu seguita da una doccia di schizzi vendicativa, e la guerra ebbe inizio. Due onde anomale continuavano a sollevare muri d'acqua una contro l'altra, in un turbine di schiuma e risate.

Proprio in quel momento, due figure familiari osservavano la scena dalla riva.
"Sono appena arrivata, e devo dire che non ho fatto fatica a trovarvi: bastava seguire la confusione..."
Nadia affiancò il marito, che alzò gli occhi su di lei, sorridendo divertito:
"Oh, sei venuta al momento giusto per goderti lo spettacolo."
"Già, forse dovrei interromperlo..."
"Oh, no, è arrivato ora il bello!"
"Ma se non vogliamo essere scacciati dalla spiaggia..."
Nadia adagiò tra le braccia del marito la sua copiosa borsa, che somigliava più a una valigia per le sue sproporzionate dimensioni. Giorgio ansimò: faticava anche solo a muoversi, sotto quel peso, per riuscire a vedere la scena comica che stava per avvenire. La nonna si fece strada tra i bagnanti irritati e allo stremo della pazienza, cercando di sorridere gentilmente.
"Ragazzi, sono arrivata!"
Le onde si acquietarono un solo istante, rivelando i bambini spettinati e fradici che nascondevano, poi due fulmini si lanciarono tra le braccia della povera nonna, travolgendola in un tuffo senza precedenti.

Tre forme confuse riemersero una dopo l'altra: Nathan e Ellen ridevano a crepapelle, e la nonna cercava inutilmente liberarsi la faccia dai capelli. Alla fine anche lei fu contagiata dalle risate dei due terremoti, incapace di arrabbiarsi per la loro spontaneità.
"Cosa ne dite se usciamo un momento dall'acqua? Così magari mi riprendo dalla vostra accoglienza... travolgente."
Ellen prese per mano la nonna e il fratello, facendosi seria tutto d'un tratto, appena uscita dal mare:
"Scusa, nonna, non volevamo farti cadere, eravamo solo contenti di vederti. Forse ci siamo lasciati prendere un po' troppo dall'entusiasmo..."
Nathan sollevò lo sguardo dalla manina della sorella a quella della nonna:
"Ti sei fatta male?"
"Oh no, non preoccuparti, Nathy, sto benissimo. L'acqua è morbida, anche se la nonna non è fatta di gomma come voi."
"Menomale, mi stavo preoccupando."
Ellen le sorrise, sollevata. Si sentiva ancora un po' in colpa però...
"Ragazzi, la prossima volta cercate solo di essere un po' più tranquilli... Ero anche io un terremoto come voi, da piccola, e sono felice di vedervi così gioiosi, ma dovete stare attenti a chi vi circonda."
Nathan vagò con lo sguardo sulla massa di persone attorno a loro, che li guardavano infuriate; non li aveva notati fino a quel momento...
"Oh, vuoi dire quella gente che fa il bagno?"
"Sì, esatto... Hanno diritto anche loro a un po' di pace, poveretti."
Ellen lasciò la mano del fratello e incrociò le braccia, guardandolo con aria di rimprovero:
"Anche io mi stavo riposando, fino a quando non sei arrivato tu..."
"Ehi, ma anche tu mi hai schizzato!"
"Sì, ma solo perché eri venuto a darmi fastidio."

Il nonno era riuscito a liberarsi della borsa, e arrivò giusto in tempo per fermare la disputa in corso, o per iniziarne un'altra:
"Dovevate vedere la scena: è stato uno spettacolo fantastico!"
Nadia lo fulminò con lo sguardo, spegnendo il suo sorriso euforico:
"Oh, beh, immagino che per vostra nonna non sia stato così divertente..."
"Stavo cercando di spiegare ai ragazzi che dovrebbero stare un pochino più tranquilli, per non importunare gli altri bagnanti. Non lo pensi anche tu, Giorgio?"
"Oh, ma certo! Era quello che stavo per dire..."
Il nonno cercò di tornare serio e provò a riportare l'armonia:
"Cosa ne direste di una partita a carte?"
Nathan si illuminò all'istante:
"Nonno, hai portato quelle da Uno?"
"Oh, sicuramente sono nascoste da qualche parte nella borsa della nonna!"
E così, dopo aver ravanato nella moltitudine di oggetti non ben identificati che riempivano fino all'orlo la borsa di tela, le carte furono disposte al centro, e tutti presero posto attorno al mazzo. La calma fu ripristinata e la partita si svolse senza ulteriori inconvenienti.

Nel ritorno verso casa, la nonna ne approfittò per condividere una piccola lezione di vita con i suoi nipotini:
"Siete stati proprio bravi! Avete dimostrato che sapete divertirvi anche nei giochi più semplici e tranquilli."
Nathan trotterellava al suo fianco, saltellando su e giù come un canguro:
"Oh sì, è stato divertentissimo."
"Nella vita ci sono dei momenti per essere agitati e altri per stare più tranquilli. La cosa importante è saper ascoltare e, come in un gioco di carte, rispettare il proprio turno e quello degli altri."
"Cosa vuol dire, nonna?"
Nathan era perplesso, non aveva mai pensato che ci fossero delle regole come quelle delle carte anche nella vita reale...
"Dovete sempre pensare alle persone che vi circondano, non solo a voi stessi, e fare tutto ciò che potete per farle stare bene."
Giorgio la guardò: era orgoglioso di quella donna che continuava a stupirlo giorno dopo giorno con la sua saggezza. Strizzò l'occhio ai nipotini e osservò i loro visi luminosi:
"Vostra nonna ha ragione: essere gentili e altruisti è il segreto per essere davvero felici."

Ellen spostò lo sguardo dall'azzurro degli occhi del nonno a quello del cielo. Non riusciva a smettere di osservarlo: così vasto, immenso, illuminato dai raggi del sole che si diffondevano su ogni cosa attorno a lei. La gioia della natura era impressa in ogni sfumatura di quel quadro così perfetto: dal cielo limpido alle onde cristalline, dai granelli di sabbia scintillanti ai gabbiani che volavano sereni. E tutto prendeva vita grazie a quel sole che non smetteva mai di posare la propria luce su ogni cosa. Voleva essere come un piccolo sole, e come i suoi amati nonni: diffondere gioia e gentilezza attorno a sé, senza smettere mai di sorridere.

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