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Mi decido ad alzare gli occhi dall'asfalto bagnato, solo quando so che devo chiudere l'ombrello per entrare all'interno di questo edificio che ho sempre guardato da lontano, e visto come un luogo impossibile da raggiungere.

Le mie décolleté sono leggermente bagnate sulle punte, per via del vento che scaglia la pioggia su di esse, ma per fortuna il tailleur elegante è intatto. La parrucca rossa è alzata in un'acconciatura elegante, mentre degli occhiali da sole neri nascondono i miei occhi chiari. Una grande sciarpa invece ripara le mie labbra e dei guanti rossi di pelle camuffano le mie mani.

Ripasso mentalmente le indicazioni di Candice: "Dopo le diciannove e trenta – orario in cui entrerai tu – le visite alla clinica J Hole sono vietate, ma per te faranno un'eccezione dato che sei una mia cugina che arriva da Parigi solo per quello e li hai pagati bene per il favore. Ti recherai al banco accoglienza che troverai non appena entrerai e farai il mio nome alla donna che vedrai seduta ed impegnata dietro a un computer. Con un accento francese dirai..."

«Bonsoir, je suis Claire Roux», sorrido alla donna, «cugina di Candice Davinson.»

«Sì, oui oui», la donna bassa sulla quarantina, si alza annoiata e stanca. «Quarto piano, stanza E.»

Faccio un cenno di capo ringraziandola e mi avvio su per le scale. Il luogo è calmo e c'è solo qualche infermiera che trascina i piedi verso una macchina del caffè. Nel frattempo gli avvertimenti di Candice tornano nella mia testa.

"Il piano che ti indicheranno, non sarà ovviamente quello per cui tu sarai lì. Suppongo tu sappia già dove recarti. Vai quindi dritta per la tua meta e non prendere l'ascensore, sarebbe difficile scappare da lì dentro. Sebbene quel luogo ti sembrerà deserto, cerca di non sfilare tranquilla perché essendo l'unica estranea, sarai sotto gli occhi di molti. Se dovessi avere un problema, vedere qualcuno che pensi possa scoprire il tuo travestimento, esci sulle scale d'emergenza. Trovi un'uscita di queste, ad ogni piano." Noto infatti una porta frontale trasparente, mentre arrivo al primo piano, ma non mi fermo, continuo a salire.

"Quella scala d'emergenza ti porta chiaramente o fino al tetto, o giù verso l'uscita. Andrai a nasconderti sul tetto nel caso in cui ci sia qualcuno scortato." Ripassando quell'ultimo avvertimento, penso alla possibilità di un arrivo improvviso di Delgado e dei suoi scagnozzi e davvero ora mi metterei a pregare, per far sì che questo non accada.

"Inoltre, non fare nulla dentro la stanza di chi andrai a trovare, ad esempio togliere un pezzo del tuo travestimento, che possa ricondurre alla tua reale identità. Che anche se non le vedi, le telecamere ci sono. Io ti accompagnerò, ma dal momento in cui entrerai, fino a quello in cui uscirai, sarai sola. Ah, e non ci sono microfoni all'interno delle stanze, quindi puoi dire quello che vuoi. Ma non essere troppo esplicita, non si sa mai. Meglio esser sempre prudenti, Hailey."

Quando raggiungo il terzo piano, sento il cuore esplodermi. Sto per rivedere da vicino il mio lui dopo non so quanti anni e non riesco a smettere di allontanare le paranoie che mi stanno attanagliando il respiro da quando ho deciso che avrei fatto questo azzardo alle mie regole.

Ho i brividi sulla pelle che sebbene coperta, sente addosso tutta l'ansia che sale ad ogni passo. Ora la porta chiusa è davanti ai miei occhi. Il corridoio poco illuminato e vuoto, mi fa pensare a quanto sia triste vivere qui in mezzo al nulla mentre appena fuori dalla finestra, c'è un mondo. Che seppur spesso nero e contorto, comunque anche pieno di senso e colori, che se sai coglierli e farli tuoi, è tutto un'esplosione di vita.

Poggio le dita delicate sulla maniglia in ferro e sento il rumore della pelle del guanto stridere su di essa, così come il mio cuore stride tra le sue pareti ora piccole e fastidiose.

𝘿𝙚𝙫𝙞𝙡'𝙨 𝙂𝙡𝙤𝙬 || hsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora