52. Incubi o realtà?

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Un tonfo risuonò per la cucina, seguito da delle imprecazioni borbottate in tedesco.
Gilbert scosse lentamente la testa, guardando il fratello massaggiarsi la fronte dal dolore.

<Ancora incubi?> domandò retorico l'albino, addentando un pezzo di pane coronato da burro e marmellata.
Ludwig mugugnò in risposta, tagliando distrattamente una salciccia.

Con gesti lenti e stanchi, si portò il pezzo di carne alla bocca e masticò piano, a fatica, occhiaie evidenti in volto.
<Per oggi dovresti riposarti e basta. Stenditi sul divano e sonnecchia un po'. La notte si ha un sonno più pesante, quindi forse ora riposerai.> propose il prussiano.

<Dubito. E devo lavorare, c'è sempre qualcosa che non va.> affermò il biondo, il suo senso del dovere che ancora reggeva nonostante la stanchezza.

<Probabilmente c'è qualcosa che non va perché tu non stai bene.> ribatté Gilbert.
<No, no...> negò il fratello minore, ma neanche lui credeva alle sue stesse parole.

<Neanche tu sei convinto di quel che dici! Dai retta al fantastico me per una volta e riposati, almeno la mattina.> lo incoraggiò il prussiano.
<Ma... io...> protestò debolmente il biondo.

<Niente ma. Ora finisci la colazione, il pasto più importante della giornata, e poi vai dritto filato a stenderti sul divano. A pulire ci penso io.> ordinò l'ex nazione, finendo un pezzo di pane con del formaggio spalmabile sopra.

Ludwig annuì e finì le salsicce e le uova che aveva nel piatto e la fetta di pane nero a fianco.
Poi si alzò e, sbadigliando anche se tentò di trattenersi, andò in soggiorno e si stese sul divano.

I cani, che i due germanici avevano fatto entrare per la mattina, si avvicinarono al padrone, in cerca di coccole.
Ad occhi socchiusi, il tedesco abbozzò un sorriso: non poteva resistere ai suoi cuccioloni. Perciò allungò una mano e prese a fare loro qualche coccola, nonostante la stanchezza.

I tre cani, però, si accorsero che il padrone fosse poco attivo e, uggiolando, sfregarono il muso contro la mano del padrone.
<Sono solo un po' stanco, fra poco mi passa.> commentò la nazione, accarezzandoli.

Un altro sbadiglio proruppe e chiuse gli occhi, ritirando la mano e provando a rilassarsi.
I cani si allontanarono da lui e andarono in cucina, dove ancora l'odore di cibo aleggiava.

Gilbert ridacchiò alla velocità con cui si precipitarono in cucina, in speranza di ricevere buon cibo.
<E no, avete già fatto colazione, basta.> ridacchiò l'albino, pulendo la padella usata.
I tre animali tornarono a giocare fra di loro, dirigendosi di nuovo in soggiorno.

Il prussiano sospirò, sfregando con vigore una macchia di unto ostinata a rimanere lì.
Si perse nei suoi pensieri.

La situazione, nel giro di quella settimana e mezza, era decisamente peggiorata. Gli incubi perseguitavano il fratellino ogni qual volta decidesse di addormentarsi.
E a quanto pare, ogni volta avevano lo stesso tema: Feliciano torturato per mano sua.

Non sapeva cosa potesse significare tutto ciò. I sogni sono di difficile interpretazione e gli incubi ancora di più, perché spesso le nostre paure sono più nascoste del resto.

"Che situazione fottuta." commentò mentalmente Gilbert.

Qualunque fosse la causa di tali incubi, impedivano a Ludwig di ragionare lucidamente. E vivere la sua solita vita.
Inoltre, portava a risvolti preoccupanti.

La breve chiacchierata di ieri sera tornò alla sua mente.

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