61. Squadra di ricerca

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<Feliciano non sta guarendo, affatto. Ha solo nascosto con molta bravura il folle senza morale o risentimento che è diventato.> confessò Bruno.

<No, è impossibile che sia vero! Lui non è così!> ribatté Giorgio.
<Prima non era così, ma ora la realtà è diversa. Lui è diverso. Chi l'ha rapito lo ha stravolto totalmente.> asserì il trentino.

<Io... ho visto per sbaglio il suo blocco di disegno. Aveva disegnato cose orribili, non da lui. Ma una cosa era chiava. Voleva vendicarsi. Vuole farlo. E credo che sia uccidendoci tutti.> aggiunse Rita.

Pedro le circondò le spalle con un braccio e la tenne a sé, preoccupato dal suo tono così vuoto di emozioni.

<Ma non ha mai provato a farci del male provando a farlo passare per un incidente.> notò Lovino.
<Perché è subdolo. Io per sbaglio l'ho scoperto mentre... si stava tagliando. Si ferisce affinché la situazione continui a peggiorare fino a che non sarà più possibile andare avanti...!> replicò il trentino, le mani chiuse a pugno.

L'orrore di quello sguardo che non apparteneva al padre a cui voleva bene, quelle ferite scarlatte, il sorriso sghembo...

I presenti lo guardarono con stupore e anche pietà. Da un lato, non potevano credere all'assurdità di quelle parole. Dall'altro, perché avrebbe dovuto mentire? Specialmente, quando appariva così scosso!

<No... I-Io... non l'ho mai sentito...> quasi balbettò Giorgio, gli occhi spalancati nel terrore.
Poi un fulmine a cielo sereno nella sua mente. Quei pruriti sul braccio. Che fossero...?

Si strinse un braccio con la mano e si rannicchiò, spaventato e dentro di sé arrabbiato per non esserci arrivato prima. Fremeva dalla testa ai piedi.
Tentativamente, Aleksander poggiò una mano sulla sua spalla.

Non ricevendo reazioni, prese lentamente ad accarezzarlo in quel punto. Il veneto lo lasciò fare, leggermente inclinandosi verso di lui, gli occhi persi nel vuoto.

<Cosa avete intenzione di fare? Pericoloso come é, non potete lasciarlo libero di scorrazzare.> domandò Pedro.
<Tu stanne fuori, non ti riguarda!> ribatté Giuseppe.

<Riguarda Rita e quindi riguarda me. Io la amo e se le capita qualcosa voglio fare di tutto per aiutarla. E questo è più di un semplice "qualcosa".> asserì il catalano, neppure arrossendo al confessare i propri sentimenti.

La sarda lo guardò con vago stupore, ma principalmente ammirazione, e si tenne stretta a lui.

<Stronzo, manipolare così la gente...!> commentò Carmela, lo sguardo di fuoco rivolto allo straniero.
<Ragazzi, mettete da parte l'astio e risolviamo questa cosa. Ormai ci è dentro, è il mio fidanzato ed è stato testimone di quello che mi è accaduto poco fa. Io lo voglio qui.> asserì Rita.

Le regioni meridionali e il lombardo stavano per replicare, però il piemontese li precedette e, con tono calmo, disse: <Come preferisci tu, Rita. Se ti calma averlo accanto, per me lui resta volentieri qui. E comunque ha ragione. Quindi la domanda ovvia da fare é: dov'è Feliciano?>

<Era uscito a fare una passeggiata.> ricordò Lovino, ora decisamente preoccupato di quello che il fratellino poteva fare.
Ancora quasi non si capacitava che Veneziano, il suo dolce e gentile gemello, potesse essere diventato un mostro.

Eppure lui avrebbe dovuto saperlo meglio di altri come la gente può cambiare, anche con poco. E Feliciano era stato investito da qualcosa di enorme ed orribile.
Era davvero così assurdo potesse essere cambiato in peggio? No, ad essere onesti, proprio no.

<Non aiuta tanto. Qua attorno c'è solo campagna.> commentò Maurizio.
<Beh, non può essere troppo distante. E dubito sia riuscito a bloccare da sé il collegamento che ho con lui, quindi...> suggerì Giorgio, ancora scosso, ma risoluto nel risolvere la situazione.

Mai più come prima...?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora