23. Seine liebe

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<Lud, tu hai mai studiato filosofia?> domandò Feliciano, tutto d'un tratto, mentre accarezzava dolcemente il petto del tedesco su cui era steso.

Capitava che, anche per ore, rimanessero a farsi leggere carezze, in pace, facendosi ogni tanto domande di tutti i calibri e valenze.

Tali ore si presentavano solitamente dopo piacevoli sessioni di sesso. Quando si pulivano, ritornavano nel letto con solo addosso i boxer (almeno Ludwig, Feliciano solitamente rimaneva nudo) e si coccolavano placidi, iniziando a parlare di tutto e di nulla.

Era specialmente in quelle occasioni che Ludwig scopriva lati particolari dell'amato castano, ricordandosi ripetutamente perché lo amasse così tanto. Era fisicamente bello, lo attraeva, e questo mai l'avrebbe negato. Ma se solo si fosse basato su quello il suo sentimento, si sarebbe trattata di mera lussuria, che assolutamente non era ciò che provava.

Infatti stimava la personalità dietro quel fisico sottile. Perché non vi era solo quel lato perennemente spaventato, impacciato, socievole, gentile e stupidotto che lo rendevano il Feliciano Vargas che il mondo conosceva.

Assolutamente no, ridurre a quelle semplici caratteristiche quella nazione millenaria sarebbe stato insultarla. E infatti Ludwig provava grande rispetto, ancor prima dell'amore, per l'italiano.

Infatti Feliciano era anche riservato, riflessivo e intelligente.
A volte Ludwig sentiva uscire da quelle labbra ragionamenti elevati e stimabili, facendolo apparire totalmente un'altra persona rispetto quella che "strillava" «ve» e «pasta» di continuo (lato che, comunque, genuinamente lo caratterizzava e lui amava in ogni caso).

Ludwig rispose esaustivo al quesito: <Sì, ma non tanto. Solo quella tedesca e prussiana. Ho una infarinatura della filosofia di tutti i secoli precedenti, ovviamente, altrimenti sarebbe stato impossibile capire di che trattassero quelli studiati... ma sinceramente so benissimo il pensiero di persone come Hegel, Kant e Schopenhauer; loro non hanno segreti per me. Se però mi chiedi di altri, il mio cervello é praticamente vuoto.>

<Capito... Io, ironia della sorte, sono il contrario. Quelli più "recenti" li so molto alla acqua di rose... Tu, quindi, non sai nulla di Platone e, più nello specifico, del suo mito degli androgini?> chiese l'italiano per sicurezza.

<Platone... c'entra qualcosa con una caverna e le Idee?> chiese il tedesco.
<Sì, é l'autore di tale mito. Ma ha narrato di molti altri miti, fra cui questo degli androgini.> spiegò il più basso.

<Non lo conosco.> affermò Ludwig.
<Allora te ne parlo io perché ci tengo, é il mio preferito. Riguarda il tema dell'amore.> fece Feliciano.

<Pensavo che specialmente gli antichi ragionassero solo di etica, politica e di trovare una soluzione alle domande "chi siamo?" e "da dove veniamo?", dando una loro versione sulla visone del mondo eccetera eccetera... Non di amore.> commentò Ludwig.

<Hanno parlato di tutto quello che hai detto, pian piano sempre più in modo articolato, ma non solo. Nel parlare dell'anima, Platone parlò anche dell'amore e di come esso servisse ad elevarsi moralmente, anche se prima bisognava passare una fase più terrena, dove ci si basava sui sensi, e in cui si era totalmente presi, si può dire anche persi follemente, dalla persona interessata.> chiarì Veneziano.

<Capisco benissimo il senso di perdita totale per passione...> fece il tedesco, quasi a buttarla sul ridere per come era capace, rievocando per un istante dentro di sé quel periodo durato 40 anni buoni nei quali era stato come tormentato dai sentimenti confusionari che provava per l'italiano.

<Beh, fatto sta che narra di questo mito degli androgini in uno dei suoi scritti per spiegare la nascita dell'amore. Nel suo racconto spiega che all'inizio del mondo vi erano tre categorie di umani: uomini, donne ed androgini, appunto. Questi ultimi erano perfetti ed erano il connubio fra gli altri due generi. Armoniosi, con una sola testa composta da due volti, un corpo rotondo con quattro braccia, quattro gambe ed entrambi gli organi riproduttori...>

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