73. Vittoria non soddisfacente

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<Tutto ciò ha dell'assurdo.> commentò Henrique, accarezzando i capelli del fidanzato.
Lovino mugugnò in assenso, sospirò e replicò: <Almeno è tutto finito.>

Il silenzio regnò solo per qualche istante perché l'italiano aggiunse: <Probabilmente i miei figli mi danno per disperso, dovrei tornare.>

<Ci andiamo insieme.> lo corresse il portoghese, baciandolo sulla guancia <Sei venuto qua per questo, no?>
<Sì. Anche se preferirei stare da solo. I miei figli non sanno essere seri, solo fare battutacce.> bofonchiò il meridionale.

<E noi li ignoreremo.> lo spronò l'iberico, alzandosi in piedi, costringendo il partner a fare lo stesso.
<Tu non sai come sono fatti. Ma va bene.> fece spallucce Romano.

Tenendolo per mano, usò il viaggio fra nazioni e in fretta, anche se la testa girava un pochino, arrivarono davanti la porta di casa delle regioni italiane.

L'italiano prese un bel respiro per darsi coraggio ed entrò.
<Ah, finalmente babbo, eccoti qua.> lo salutò Vincenzo, impegnato a trasportare dei bicchieri di plastica in soggiorno.

<Pensavamo avessi deciso di scaricare i nervi tesi per colpa nostra con il tuo fidanzato~.> sghignazzò Giuseppe, facendo quasi strozzare Gilbert con la saliva dalle risatine.

<No, ma ho voglia di farlo ora picchiandoti.> minacciò Lovino, seccato. 
Henrique diede una mini strizzata alle loro mani intrecciate e il più basso dei due rilassò leggermente il volto imbronciato.

Intanto dei leggeri passi li raggiunsero all'ingresso e Feliciano, sorridendo radioso come solo lui sapeva fare, fece gli onori di casa: <Benvenuto João!>

Lo abbracciò per qualche istante e il portoghese ricambiò il gesto: non era la prima volta che il settentrionale fra i due Vargas lo salutava in quel modo.

Romano li lasciò fare, sapeva bene che il gemello aveva occhi solo per il crucco. Comunque gli scaldò il cuore quando Henrique, sciolto l'abbraccio, lo strinse a sé e lo baciò sulla tempia.

<Venite di qua, su!> li spronò Feliciano, tornando a sedersi sulle gambe del partner e abbracciandolo.
Ludwig riprese ad accarezzargli i capelli amorevolmente.

<Mica ho voglia di restare qua.> borbottò Lovino, andando in soggiorno, il fidanzato che lo seguiva.
Salutò cordiale le due nazioni tedesche e si sedette vicino al suo imbronciato italiano preferito.

<Allora iniziamo sul serio!> gioì Aleksander, sparando la musica a tutto volume prima di aggiustarla ad un livello decente.
Questo non vuol dire non abbia stordito tutti.

<Porco Dio, Ale! Cretino!> lo insultò Giorgio, le orecchie ancora tappate.
<Ehhhh, capita!> fece spallucce il friuliano.

Si avvicinò al fratello, sorridendo, e ordinò: <Oggi balli anche tu!>
<Ma col cazzo!> asserì l'ex repubblica marinara, sedendosi sul divano e fulminandolo con lo sguardo.

<E vivi un po' la vita, rognoso.> esortò Francesca, brindando con Anna, entrambe con un po' di vino nei loro bicchieri.

<Non in quel modo.> s'imbronciò il veneto.

<Tu festeggi con me~?> chiese Rita all'orecchio del fidanzato, baciandolo appena sotto.

Pedro la guardò imbarazzato, non sapendo bene che dire. Non se la sentiva, decisamente non in presenza di vendicativi che lo guardavano male appena ne avevano l'occasione.
<Ecco...> sussurrò, impacciato.

<Tranquillo, mi basta averti vicino.> lo rassenerò la sarda, stringendosi a lui.
Il catalano felicemente prese ad accarezzarle i capelli dalle spalle in giù e lasciarle bacetti per il volto.

Mai più come prima...?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora