25. Inquietante differenza

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Un piccolo sorriso comparve sulle labbra di Sofia quando vide Feliciano guardarla, con sguardo quasi disattento.
Ma non era quello l'importante.

La stava osservando e il padre non tremava di paura. Non mostrava terrore. La fissava serenamente.

Una piccola speranza si accese nel petto della obbiettiva-pessimista emiliana, avanzando nella stanza con il piccolo vassoio con il pranzo per la nazione.

<Ciao pa', che hai fatto oggi?> chiese Sofia pacata, avvicinandosi poco alla volta.
Feliciano sbatté le palpebre più volte, quasi si fosse risvegliato da una trance, e abbozzò un sorriso (che più che altro pareva una smorfia).

<Ho... giocato ad Uno con Giorgio.> rispose Veneziano, la risposta uscita poco più di un sussurro.

La regione ringraziò l'iper-udito da essere sovrannaturale perché solo grazie a quello sentì la flebile voce della nazione.
Ella annuì.

<Chi ha vinto?> chiese, poggiando il vassoio col cibo sul comodino quasi totalmente sgombro di oggetti.
Feliciano si avvicinò al mobilio e si portò il vassoio con le cibarie sulle ginocchia.

Sofia si sedette all'altra estremità del letto, osservando il padre. Questi si girò verso di lei e ricambiò lo sguardo (ancora una volta pareva un po' vacuo).

Ancora una volta il settentrionale sbatté ripetutamente le palpebre e poi rispose, sempre in modo quasi inudibile: <Ho vinto più partite io.>
<Bravo.> si complimentò la regione, un piccolo sorriso incoraggiante sulle labbra.

<Grazie...> borbottò in modo assente la nazione, guardando verso la finestra, chiusa.
Grazie ai poteri magici infusi involontariamente dai proprietari della casa nel suddetto edificio, il vetro, invece di mostrare il giardino, dava sulla piazza San Marco.

<Vorresti essere a Venezia? Lì c'è un caldo più soff- umido che qui.> si corresse all'istante lei, prima di dire soffocante. Le parole sono molto potenti e lei ancora vedeva dei segni sul collo altrui, quindi secondo lei alcune parole erano off-limits, come "soffocamento" e tutte le sue "declinazioni".

La nazione non le rispose, totalmente perso a fissare quella visione in tempo reale su Venezia, il suo cuore.
Là il cielo era un po' coperto da nuvoloni, ma vari raggi di sole filtravano fra i cumuli e, da come era vestita la gente, c'era presumibilmente molto caldo.

Veneziano sospirò in modo impercettibile e alla figlia parve solo un respiro come un altro.
Subito dopo lui chiuse gli occhi qualche istante, per poi spalancarli e successivamente battere le palpebre in velocità.

A Sofia venne da chiedersi se quell'azione fosse diventato un tic nervoso, in apparente sostituzione al tic vocale "ve".
Da quando era lì, in casa con loro, non aveva mai detto "ve", secondo la testimonianza di Giorgio e Lovino, coloro che passavano più tempo con Feliciano.

Due lunghe settimane in cui era in corso una battaglia silenziosa: provare a far ritornare la nazione quello che era prima di quel rapimento, ottenendo solo qualche piccolo miglioramento rispetto l'inizio.

Infatti, Feliciano era diventato tollerante alla presenza di praticamente tutti loro, eccezion fatta per Bruno, Marie, Aleksander e Rita.
Tutti quanti avevano un odore troppo differente per il suo olfatto, ciò a causa delle varie influenze che tali luoghi e le persone che rappresentavano tali terre avevano avuto.

Infatti Marie aveva una certa sfumatura riconducibile a Francis che, per quanto fosse un odore familiare, non era quel "profumo" che Feliciano, Lovino, Giorgio o la stragrande maggioranza delle regioni aveva.
Per esempio, Roberto un minimo, pure lui, aveva quell'odore, ma era talmente tanto sottile che ti dovevi concentrare molto per sentirlo.
Con Marie, invece, quell'odore si sentiva benissimo senza sforzo.

Mai più come prima...?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora