13. Un colpo di scena

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<<Sono contenta che tu stia bene Cheryl>>. Le dissi in camerino mentre le prendevo le misure per il vestito che avrebbe indossato nel musical Cerrie.

Ero entusiasta dello spettacolo, era come un soffio di normalità in un mare di caos. Un killer spietato si aggirava tra noi giustiziando chiunque volesse. Vivere con la costante paura di essere uccisi era deleterio. Il signor Lodge non bastava con il suo progetto di trasformare il southside in un carcere, era subentro anche uno spietato psicopatico.

<<Se non fosse stato per Toni, non sarei qui>>. Sospirò pesantemente guardando la sua figura allo specchio.

<<Lo so, è stata fantastica>>. Dissi rotolando il metro da sarta tra le dita. Avevo scritto le sue misure su un foglietto e la sera stessa mi sarei dedicata ad imbastire il vestito. Kevin era stato molto chiaro a farmi intendere che non ammetteva ritardi, ne tantomeno imperfezioni.

<<Grazie, Britney>>. Mi disse prima che uscissi. Aveva gli occhi leggermente lucidi, lo sguardo perso e la faccia stanca.

Mi avvicinai a lei, la strinsi un un abbraccia fraterno. Non potevo capire cosa avesse passato in quel luogo, solo lei poteva saperlo. Ero tremendamente mortificata per non essermi accorta di niente prima che Toni mi parlasse dei suoi dubbi, la mia situazione mi aveva portato a trascurare dettagli essenziali, avrei dovuto notare l'assenza del capitano alle prove, o lo strano comportamento della madre.

La parte più disumana della faccenda era che pensassero fosse sbagliata per il suo orientamento, Cheryl era una ragazza come le altre, aveva i suoi difetti, certo, ma chi volesse amare non era tra questi. Rinchiuderla in un convento, contro la propria volontà, e che volessero farle il lavaggio del cervello violava ogni diritto umano.

Amare qualcuno è qualcosa che va oltre l'apparenza, gli stereotipi e i pregiudizi, l'amore è amore e non ha confini. Non scegliamo chi amare, è un qualcosa che va al di là del nostro volere.

<<È tutto finito>>. Le sussurai accarezzandole la schiena. Ci staccammo dopo vari minuti, la mia amica aveva bisogno di certezze e io sarei stata pronta a dargli quella della mia presenza.

<<Adesso va Toni ti sta aspettando fuori>>. Dissi sorridendo. Cheryl uscì dal camerino rivolgendomi un ultimo sguardo.

Rimasi ancora dieci minuti dentro la stanza per sistemare gli utensili che avevo messo nel mezzo, come aghi, forbici e spilli. In poco tempo fu di nuovo tutto in ordine.

Ero intenta a guardare con ammirazione il mio lavoro quando qualcuno decise di interrompermi.
<<Ne hai ancora per molto?>>.

<<Mi sono compiaciuta abbastanza>>. Risposi ridacchiando. Avevo promesso a Reggie di prendere un caffè con lui quel giorno, era molto che non passavamo del tempo insieme senza offenderci tra di noi.

<<Allora, come vanno le cose a Britneylandia?>>. Domandò addentando il suo cheeseburger a doppio strato e della salsa barbecue gli cadde sui pantaloni, era peggio di un bambino.

<<Sei disgustoso>>. Constatai ridendo.

<<È così che si mangia un cheeseburger>>. Disse a bocca piena. Scossi la testa divertita.

<<Se lo dici tu>>.Alzai le spalle rubando una patatina dal suo piatto. <<Comunque per ora va tutto bene>>. Continuai rispondendo all domanda che prima mi aveva posto.

<<Mi sembra ottimo>>.

Il pomeriggio trascorse in fretta, Reggie era divertente e non mi dispiaceva passare del tempo con lui in amicizia. Avevamo provato ad essere più che amici ma non era finito bene.

Passai l'intera serata a cucire i vestiti per il musical. Dopo vari cerotti e imprecazioni avevo terminato, potevo finalmente riposarmi.

Venni svegliata dalla suoneria del telefono. Risposi alla chiamata senza guardare rispondendo prontamente con un "Pronto" assonnato.

<<Che vuol dire che Cheryl non è più la protagonista?>>. Riuscii a farfugliare ancora tra il sonno. Dovetti allontanare il telefono dell'orecchio per non rischiare di rimanere sorda. Kevin sembrava impazzito.

<<Va bene, Kev. Non ti agitare, nessun problema>>. Dissi cercando di farlo ragionare. I costumi ero già cuciti e sebbene le misure le aveva prese sulla rossa sarebbe andato bene anche a Midge.

La sera del musical non tardò ad arrivare, i problemi non mancarono ma finalmente era tutto pronto. Gli sforzi dei ragazzi sarebbero stati ripagati. Lo spettacolo sarebbe dovuto iniziato a momenti ed io ero veramente emozionata.

La scena che l'apertura del sipario rivelo non era quella per cui si erano preparati e io dovetti sforzarmi di non urlare. Avevo le lacrime agli occhi, puntati su una scena terrificante.

La visione di Midge col corpo intriso di sangue e priva di sensi fu decisamente agghiacciante. Come se non bastasse, una scritta rossa torreggiava sulla sceneggiatura del musical: "Tutti quelli che mi sono scappati ora moriranno" firmato BH.

Un leggero senso di fastidio si fece spazio nel mio stomaco. Avevo l'urto del vomito, il sangue mi faceva senso, ma nonostante ciò non riuscivo a distogliere lo sguardo da Midge. Ero sconvolta, pietrificata al solo pensiero di tutto il dolore che aveva provato e a quello che la sua famiglia doveva affrontare.

Black hood aveva uccido in modo barbarico una giovane ragazza, un'amica che conoscevo e con cui avevo parlato prima che morisse. L'aveva ridicolizzata, violata e usata come avvertimento. A che punto si spingeva la pazzia umana?

Riverdale stava diventando più inquietante ogni giorno di più e la paura si era diffusa tra le persone. Per quanto mi sforzassi a sembrare normale, non riuscivo.

<<Britney>>. Mi chiamarono mentre ancora avevo un mente il corpo di Midge. La voce mi sembrava ovattata, come se chi mi stesse chiamando si trovassero a metri da me. Invece era solo Sweet pea.

Lo guardai stordita. Non riuscivo a non pensare a quello che era successo il giorno prima. <<Come stai?>>. Chiese titubante appoggiato al mio armadietto.

<<Male>>. Risposi riportando il mio sguardo sui libri posti sulla mensola dell'armadietto.

<<Se può farti stare meglio, Black hood deve solo provare ad avvicinarsi a te>>.

Sorrisi leggermente, in un altro momento avrei fatto i salti di gioia per una frase del genere ma in quel momento rimasi calma. <<Grazie>>. Dissi lasciandogli un lieve bacio sulla guancia e andando via.

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