5. Poche certezze

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<<Alzate tutti le mani>>.Esclamò Kevin in preda all'euforia. Sorrisi sventolando le mani in aria continuando a muovere i fianchi. La folla di persone impegnate a ballare era aumentata e non riuscivo a muovermi quasi più, ero schiacciata tra i miei amici e sconosciuti che spingevano sul fianco. Non era una bella sensazione, la schiena sudata del ragazzo dietro di me stava cominciando a dare fastidio. Se non pensavo a questo fatto disgustoso potevo resistere.

Stanca di ballare trascinai Toni al balcone per avere un po' di spazio in più. La mia idea non era stata molto buona chi non era in pista a ballare era radunato intorno al bar intento a bere o chiedere un drink.

<<Vi state divertendo?>>. Chiese una voce, allegra. Ci voltammo entrambe per ritrovarci faccia a faccia con Fangs e Sweet pea, entrambe con una birra in mano. Sorrisi alla vista di Fangs che saltellava vicino a Sweet pea.

<<Molto, anche se sembra che tutta Riverdale sia in questo posto>>. Gli dissi. Lui concordò con me annuendo leggermente e prendendo un sorso della sua birra.

<<Noi andiamo>>. Disse Sweet pea facendo segno all'amico di andare. Puntava con gli occhi qualcosa dietro alle nostre spalle e curiosa mi voltai non trovando niente.

<<Vado con loro>>. Mi urlò Toni all'orecchio per poi seguire i due suoi compagni di giubbotto. Ero rimasta sola, non mi restava altro che tornare a divertirmi.

Raggiunsi gli altri rimasti a ballare a suon di gomitate. <<Britney!>>. Esclamò Veronica buttandomi le braccia al collo e spingendomi in mezzo alla mischia. Le luci intermittenti iniziarono a darmi fastidio agli occhi, il fumo soffuso di sigarette mi fece tossire leggermente e quasi non sentivo più per la musica troppo alta. Piano piano mi allontanai, raggiungendo la porta d'uscita. Avevo caldo e l'aria là dentro era viziata.

Feci qualche passo fuori dal locale respirando l'aria pulita di quella serata fresca. La luna splendeva alta in cielo, dominava la scena. Mi incantai a guardarla venendo distratta da un rumore di vetri rotti.

Mi guardai intorno e tutto sembrava tranquillo.

<<Vi pagherà>>. Parlò una voce, esasperata. I miei sensi si allarmarono, se qualcuno era in pericolo avrei fatto meglio a chiamare qualcuno ma prima avrei dovuto accertarmi di questa cosa. Camminai senza una meta scorgendo che i lamenti proveniva da dietro ad un muretto.

<<No, vi prego>>. Il suono di quella voce si sentì più nitido. Era spaventato e il suo respiro affannato.

Rimasi nascosta dietro al muro in mattoni affacciando solo la testa. La scena che vidi mi gelò il sangue: due ragazzi tenevano un uomo per l'orlo della camici e un altro lo minacciava con un coltello molto vicino al suo collo.

<<Adam?>>. Urlai, confusa. Il ragazzo si girò rivelando il volto di mio cugino, aveva la fronte corrugata e gli occhi chiusi in una fessura. Mi guardò, anche lui confuso di vedermi proprio in quel luogo. Rivolse uno sguardo ai due mettendo via il coltello.

<<Cosa ci fai qui?>>. Ruggì posandomi un braccio dietro la schiena e spingendomi lontano da quel vicolo. Mi scansai in modo brusco.

<<Cosa ci fai tu qui?>>. Domandai con un cipiglio. <<E che ci fai con un coltello?>>.
Rimase in silenzio pensando a cosa avrebbe dovuto dire in sua difesa. La verità era che non avrebbe potuto giustificarsi in nessun modo, lo avevo visto con i miei occhi minacciare una persona e non avevo visto paura nel suo sguardo.

<<Ti spiego strada facendo>>. Disse afferrandomi per il polso e strattonandomi.

Mi liberai in fretta dalla sua presa indietreggiando di qualche passo da lui, spaventata. <<Non vado da nessuna parte>>. Affermai massaggiandomi il polso.

<<Cazzo!>>. Sibilò visibilmente in difficoltà passandosi le mani tra i capelli. <<Senti, tu non hai visto niente>>. Mi guardò freddo e quasi non riconobbi la persona con cui ero cresciuta.

<<Tu non puoi->>. Inizai a dire quasi urlando. Le lacrime minacciarono di uscire dagli occhi, le sentivo pizzicare e mi costò caro trattenerle. Avevo sempre ammirato Adam, era uno studente modello, un atleta e un cugino straordinario. Era sempre stato per me come un fratello, passavo più tempo con lui che con mia sorella quando eravamo piccoli. Con lui mi trovavo bene, eravamo simili e sempre pronti a combinare qualcosa. Vederlo in quelle vesti mi aveva lasciato di stucco come se tutto ciò in cui credevo fosse andato in frantumi.

<<Britney ti spiegherò tutto. Ogni cosa ha il suo tempo>>. Disse accarezzandomi una guancia. Mi lanciò un ultimo sguardo prima di correre via. Il giubbotto smanicato che indossava lo avevo già visto in passato ma non ricordavo dove. Le borchie riflettevano la luce della luna e un teschio circondato da un cerchio rosso troneggiava al centro e sotto la scritta Ghoulies.

Quella scritta vagava confusa nella mia mente, mentre cercavo ricordi o immagini che mi avrebbero rimandato a qualcosa di chiaro.

It's complicated | Sweet pea ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora