6. Piccoli passi

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Mi alzai col suono dei violini che cantavano all'unisono la melodia degli spartiti di Vivaldi. Delle quattro stagioni, l'estate era la mia sinfonia preferita e quella che mi aveva accompagnato fino ad ora costituendo la sveglia della mattina.

In pochi minuti ero in piedi, pronta, o meno, ad una gironata di scuola. La mia testa era entrata in confusione. Non mi sarei mai immaginata di essere così tanto vicino alla mala vita di Riverdale. Adam mi doveva delle spiegazioni, dei miei messaggi ne evitava la gran parte rispondendo sempre con la stessa identi frase: "Presto saprai la verità". Mi domandai quando questo momento arrivasse ma pensandoci bene forse non volevo sapere proprio tutto.

Arrivai a scuola con qualche minuto di anticipo, per una strana coincidenza ero riuscita a prendere l'autobus giusto. Ero consapevole del fatto che per prendere un mezzo pubblico non ci volesse un genio ma finivo sempre per trovarmi alla fermata di Greendale, cittadina vicino Riverdale. Quel luogo mi suscitava un certo timore, sembravano vivere in un perenne giorno dei morti, era lugubre e poco sicura.

<<Signorina>>. Mi chiamò una voce fredda, a quella parola mi voltai rivolgendo un sorriso tirato al preside. <<Nel mio studio>>. Continuò voltandomi le spalle.
Lo seguii senza dire niente, se voleva parlarmi in privato e in modo così urgente sarà stato sicuramente per qualcosa di grave.

Si sistemò comodo sulla sedia della scrivania e io feci lo stesso. Avevo il cuore in gola e tante domande mi frullavano per la testa. <<Arriviamo al dunque>>. Disse sistemandosi gli occhiali sul ponte del naso. La mia ansia aumentò di diversi livelli. <<La sua famiglia parteciperà al Picken's Day?>>.

Alzai un sopracciglio rimanendo delusa dalla sua domanda poco intelligente. <<Tutto il Northside parteciperà>>. Risposi ovvia. L'idea di festeggiare un generale di guerra che aveva ucciso più vite di quante ne avesse salvate non mi era mai piaciuta più di tanto ma il Picken's Day era un evento mondano per fraternizzare con i concittadini di tutta la città. O almeno quasi tutta.

<<Suo padre ci sarà?>>. Domandò ancora, spaventandomi. Io annuii energicamente confermando la tesi che avevo elaborato sul preside, aveva problemi con il divorzio che stava affrontando e aveva bisogno di un bravo avvocato.

Appena il preside mi congedò mi affrettai ad andare in classe. La situazione in quella città diventava più strana ogni giorno che passava.

Presi posto in uno degli ultimi banchi, gli unici rimasti liberi erono accanto a dei serpents. Quella discriminazione doveva finire, non erano poi così male.
<<D'accordo classe copiate quello che è scritto sulla lavagna mentre io faccio una telefonata veloce>>. Disse il professore digitando un numero sul telefono.

In qul momento realizzai di aver dimenticato la penna. Mi voltai verso la ragazza seduta vicino a me e le chiesi se avesse una penna in più da potermi prestare. <<Mi dispiace ne ho solo una>>. Disse sventolando intorno l'unica penna che possedeva.

<<Grazie lo stesso>>. Le sorrisi tornando a guardare la schieda del ragazzo di fronte. Il serpente cucito dietro mi guardava fermo. Sospirai prima di toccare piano la sua spalla. Lui si girò indietro facendomi spaventare leggermente. Mi guardò alzando un sopracciglio aspettando che parlassi. <<Hai una penna?>>. Chiesi piano sfoderando il mio migliore sorriso.
Sweet pea non disse niente, mi passò una matita nera senza rivolgermi un sorriso o uno sguardo. Fece tutto in assoluta tranquillità e silenzio che quasi riuscivo a sentire il suo battito cardiaco regolare.

Mi allungai per prendere la matita e i nostri polpastrelli si sfiorarono per un istante ma ritirasse subito la mano come se avesse toccato qualcosa di radioattivo.
Sussurai un veloce "Grazie" per poi copiare sul quaderno la metrica scritta in gesso.

Quel ragazzo mi metteva in soggezione, non avevo mai avuto problemi a relazionarmi con i ragazzi. Mentre tutti mi adoravano per i miei modi, lui sembrava fregarsene altamente dei miei sorrisi. Il mio ego subiva un colpo tutte le volte che mi trattava con freddezza.

La lezione giunse al termine. Mi affrettai a radunare il materiale scolastico e riporlo nell'ampia borsa che usavo per andare a scuola.
<<Grazie>>. Dissi rivolta al serpents prima che andasse via. Feci per posare la penna sul banco ma mi fermò. La sua mano toccò il mio braccio esterno in un buffetto amichevole.

<<Puoi tenerla>>. Disse alzando le spalle poco curante. Lo guardai mentre usciva dall'aula e sorrisi. Non ero mai stata così felice per aver ricevuto una matita spuntata in tutta la mia vita.

It's complicated | Sweet pea ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora