10. Angel face

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<<Non abbiamo niente. Ne una pista, ne qualcuno che abbia visto niente>>. Sbuffò Jughead nervoso. Si toccava il mento guardando un punto indefinito di fronte a se.

<<Quindi cosa avete intenzione di fare?>>. Chiesi a Betty e Jughead che rimasero in silenzio, pensierosi.

<<Abbiamo guardato in ogni angolo, ma niente>>. Disse Betty rivolta più a se stessa che a me. <<Britney nessuno ti negherebbe niente>>. Mi rivolse uno sguardo, bisognoso. Aveva avuto una buona idea, in città nessuno avrebbe potuto mentirmi, le persone si aprivano con me. Sapevo ascoltare e aiutare.

<<Posso provare a chiedere a qualcuno>>. Dissi alzando le spalle. <<Faccio qualche telefonata e se scopro qualcosa vi avviso>>. Conclusi uscendo dalla stanza del giornalino scolastico. Guardai l'orario sul telefono leggermente agitata, il tempo scorreva troppo velocemente.

"Con un faccino angelico come il tuo, non sospetterebbero niente". Questa frase mi risuonava in mente come un ritornello. Malacai era stato molto chiaro e non ero intenzionata a contraddirlo. Mi metteva i brividi, era talmente fuori di se che sarebbe stato capace di qualsiasi cosa pur di vendicarsi.

<<Toni, cercavo proprio te>>. Dissi alla ragazza in compagnia dei ragazzi. <<Devo parlarti un attimo>>.
La ragazza si alzò dalla sedia seguendomi fuori dall'aula sotto lo sguardo confuso di Sweet pea e Fangs che si rivolsero uno sguardo mistico.

<<Confermami che non avete niente a che fare con la testa perduta del generale Picken>>. Arrivai subito al dunque. Se fossero stati colpevoli avrei dovuto saperlo subito per poi far ricadere la colpa su altri. Mio padre mi aveva insegnato qualche trucchetto utile ma non eravamo in tribunale e io non avevo limiti o restrizioni.

Toni sembrò, confusa. <<Certo che no>>. Una voce la precedette prima che potesse aprire bocca. Scostai la testa su un lato per guardare Sweet pea sul ciglio della porta.

<<Questo rende le cose più facili>>. Sussurai tra me e me pronta ad andare via. Avrei usato l'ora di Fisica per quelle telefonate, che peccato!

<<Ci hanno sfrattato dalle nostre case, e tu chiedi se siamo stati noi?>>. Mi chiese rudemente, fermandomi. Lo guardai facendo un passo indietro per affiancarlo. La sua altezza mi sovrastava nettamente.

<<Una conferma in più non fa mai male>>. Dissi alzando le spalle. <<Ora se volete scusarmi ho del lavoro da sbrigare, per voi>>. Sottolinia sulle ultime due parole. Il tono che aveva usato mi aveva infastidito per quanto buona e cara fossi anche io mi offendevo. Aiutarli mi faceva piacere, perché nessuno dovrebbe essere accusato sulla base di un pregiudizio poco fondato.

Chiamai qualche amico di mio padre che rivestiva cariche importanti in municipio ma nessuno sapeva niente. Ai piani alti non si sarebbero sporcati le mani, avrei dovuto provare più in basso, molto più in basso.

La quinta e ultima telefonta fu qualla decisiva, la signora che abitava vicino alla discarica mi aveva passato il numero dell'operaio che lavorava lì, era stato veramente cortese a rispondere alle mie domande poco usuali. <<D'accordo, mi scusi per il disturbo è stato molto gentile>>. Riagganciai il telefono in tempo per vedere Betty e Jughead nel corridoio.

<<Scoperto qualcosa?>>. Mi chiesero in coro, erono talmente tanto affiatati nonostante si fossero lasciati che neanche si accorsero di aver parlato uno sopra l'altro. Sorrisi nel vederli così vicini dopo tanto.

<<Ovviamente. Ai piani alti nessuno ha visto niente, ma a Riverdale qualcuno saprà dirvi qualcosa>>. Dissi ad entrambi passandoli un piccolo fogliettino bianco con varie informazioni. Mi lanciarono un ultimo saluto prima di uscire e dirigersi nel luogo che gli avevo scritto.

Sedevo comodamente sul divano di scuola sfogliando le pagine che avrei dovuto studiare per il test del giorno dopo, ogni minuto era prezioso per me. Combinare più attività insieme era per me un disastro. Avevo mille preoccuoazioni e pensieri, tra Adam, serpents e Malacai. Per non dimenticare le cheerleaders e i bulldog. Una persona non avrebbe potuto riuscire in tutti i campi, trascurare la scuola sembrava l'opzione più semplice.

Ricevetti un messaggio criptico da mio cugino in cui diceva che non mi sarei dovuta presentare all'incontro con i Ghouleis. Non spiegava il motivo, voleva che rimanessi a casa e non uscissi per nessuna ragione.
Gli risposi che non sarei rimasta in disparte mentre aveva dei debiti con delle persone poco raccomandabili e che per nessuna ragione mi sarei tirata indietro.

<<Sei stata brava>>.

<<Ti ringrazio>>. Risposi sorridendo e mettendo velocemente via il telefono. Sweet pea non si scompose più di tanto di fronte al mio sorriso migliore, rimase normale e prese posto di fianco a me.

Si guardò in torno poco interessato agli studenti della Riverdale High impegnati in varie faccende scolastiche. <<Hai un'ora libera?>>. Chiesi provando ad instaurare una specie di conversazione con lui. Volevo conoscerlo e capire cosa pensasse di me.

<<Non mi andava di stare in classe>>. Rispose alzando le spalle. Mi scostò una ciocca di capelli che mi ricadeva sul volto, il suo tocco fu delicato come se avesse paura di farmi del male. A quel gesto arroisii leggermente distogliendo lo sguardo dal suo.

Lo sentii sorridere leggermente. <<Grazie>>. Concluese alzandosi. Girai subito la testa per guardarlo. Si mise le mani in tasca prima di uscire dalla sala, spintonando uno studente posto dinanzi alla strada che doveva percorrere.

Come potevo provare interesse per una persona talmente diversada me, da sembrare l'opposto di quello che ero. Il detto che gli opposti si attraevano poteva essere veritiero.

It's complicated | Sweet pea ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora