20. L'unione fa la forza

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Tornare a scuola dopo ciò che era capitato non mi risultava semplicemente. Avere gli occhi addosso non mi aveva mai dato troppi problemi però era diverso. Gli studenti facevano domande, troppe domande a cui non potevo rispondere in modo sincero. La ragazza più in vista della scuola non poteva andare in giro a raccontare di essere stata ferita da una psicopatica perché un componente della sua vaniglia era coinvolto con una gang. Tenevo alla mia posizione, e di conseguenza dovevo mentire.

I professori mi guardavano con pena e odiavo quella sensazione. Non dovevano trattarmi diversamente o avere un occhio di riguardo nei miei confronti solo perché ero stata ricoverata, non volevo la loro carità.

<<È patetico come tutti mi guardino come se fossi appena tornata dagli inferi>>. Affermai sbattendo l'anta dell'armadietto, suscitando in Kevin un leggero spavento. Non ero mai stata una ragazza che non sapeva controllarsi, anzi sapevo come fingere e mostrare sempre la parte migliore di me ogni giorno.

<<Secondo me dovresti calmarti, tutti ti vogliono bene qui. Ecco perché si preoccupano>>. Affermò voltandosi verso di me.

<<Ciò non toglie che i loro sguardi caritatevoli mi diano sui nervi. La mononucleosi non mi ha cambiato>>. Affermai facendo l'occhiolino al moro. Entrambe sapevamo che non era stata una mononucleosi a trattenermi per una settimana all'ospedale.

Raggiunsi la mia classe a fianco di Kevin. Qualche studente di tanto in tanto si fermava ad accertarsi delle mie condizioni di salute ricevendo sempre la solita risposta: "Ho passato un brutto momento ma adesso sono di nuovo in forze. Grazie per l'interessamento, sei un tesoro!". Tutto ciò era accompagnato da un tono di voce pacato e un sorriso tirato. Ero brava a far vedere sono quello che volevo mostrare.

Io e il moro camminavamo verso l'aula, alla prima ora avevamo fisica. Un traumatico inizio di giornata, però tra una chiacchiera e l'altra il tempo sarebbe trascorso meglio.

Purtroppo era risaputo che a Riverdale non ci fossero giorni di pausa e di tranquillità, chi ancora non era a conoscenza di questa cosa aveva una vita invidiabile.

Cheryl corse verso di noi con sguardo preoccupato. Aveva l'aria di chi avesse visto un fantasma, non mi sarei sorpresa se mi avesse detto che Jason le era apparso in un sogno dicendole di andarsene da quel luogo. Non erano i morti a creare scompiglio, quelli rimasti lo facevano al posto loro.
<<Avete visto Veronica?>>. Ci disse in tono sommesso.

<<Al giornalino scolastico>>. Dissi prontamente seguendo la rossa. Conoscevo quello sguardo, c'era qualcosa di urgente da fare. Anche non volendo tutti eravamo coinvolti. L'uomo deve sostenersi, aiutarsi a vicenda, l'egoismo non avrebbe portato a niente.

Cheryl entrò nella sala andando diritto al punto, non si soffermò più di tanto su chi era presente e chi meno. Non avevamo tempo da perdere, qualcuno rischiava grosso.

Non riuscivo a concepire come mai dietro ad ogni cosa spuntava sempre il nome di Hiram. Era dal suo ritorno in città che un presentimento non mi aveva mai abbandonato. Dalle elezioni, al discorso enigmatico con mio padre, sapevo che Hiram avrebbe portato solo problemi a tutti noi. Quell'uomo era peggio del diavolo, subdolo e viscido come un serpente.

<<Parlerò con mia madre>>. Constatò Veronica appena Cheryl finí di esporre i fatti che aveva saputo. Che cosa stavano combinando gli adulti?

Senza pensarci troppo <<Roni hai bisogno che ti accompagni?>>. Domandai rivolgendole un sorriso leggero. Era preoccupata, tutto questo la stava turbando e potevo capire come si sentisse in quel momento.

<<Non è necessario, grazie Bri>>.

<<Devi sapere una cosa prima. Ho sentito un discorso tra mio padre e il tuo per quanto riguarda un progetto di bonificazione di una terra. Ho il sospetto che si tratti del south side. E se non sbaglio, anzi sono sicura, che l'ultimo locale che deve ancora essere comprato è il Whyte Wyrm>>. Ammisi. Volevo che conoscesse ogni particolare per poter andare più a fondo. Io stessa ero confusa e non sapevo cosa pensare, ne cosa fare.

<<Ti farò sapere se riesco a scoprire qualcosa>>. Disse nascondendo il suo turbamento. Non insistetti ad andare con lei, era una faccenda familiare e io sarei solo sembrata invadete. Non volevo rischiare di rallentare le ricerche.

Salutai Veronica con un caloroso abbraccio sussurrandole di rimanere tranquilla. Tornai in classe per assistere alla lezione di chimica ma la mia mente non riusciva a rimanere concentrata. Avevo troppi pensieri per la testa. Troppe cose stavano succedendo e io non riuscivo a non pensarci. Aspettavo notizie di Roni, ero in ansia, perché qualsiasi cosa le avesse rivelato la madre non era una cosa buona. Ne ero sicura.

Il telefono mi squillò nella tasca dei jeans. Senza pensarci mi affrettai a rispondere percependo dall'altro capo del telefono la voce della corvina.

"I ragazzi sono in pericolo. Fateli andare via da lì, la polizia sta arrivando", quelle parole mi risuonarono nella testa. Avevano scelto un'ottima serata per prendersi un drink!

<<Jugh abbiamo un problema>>. Asserii chiudendo la chiamata. La mano tremava leggermente ma cercai di controllare il mio corpo e rimanere calma. Le emozione mi rallentavano.

<<Ho saputo, Archie mi ha avvertito>>. Disse Jughead rivolgendomi un cenno col capo, segno che aveva capito la gravità della situazione.

<<Cosa stiamo aspettando allora?>>. Domandai in modo sarcastico. Il mio ragazzo richinava di finire in galera, era mio dovere salvarlo. <<Salite in macchina forza>>. Continuai mettendomi al volante della macchina di mia madre, pronta a partire in quarta.

<<Non sono poi così sicura di venire in macchina con te>>.

<<Andiamo Cheryl, non abbiamo tempo per questo>>. Dissi sbrigativa incalzandola a salire. Non avevamo tutta la giornata, dovevamo fare in fretta.

<<Vai piano>>. Minacciò la rossa, mentre si metteva la cintura di sicurezza.

<<Non è nella mia natura>>. Dissi alzando il piede dalla frizione e schiacciando sull'acceleratore fino in fondo. Non avrei fatto particolarmente attenzione ai cartello, non che prima lo facessi, ma in circostanze diverse mi sarei data un contegno.

In meno di quindici minuti eravamo arrivati. Accostai velocemente la macchina di fronte al locale facendo scendere i tre ragazzi che sarebbero entrati dentro per avvertire gli altri mentre io gli avrei aspettati più lontano, in modo tale da non destare sospetti quando la polizia sarebbe arrivata.

<<Cazzo ragazzi fate in fretta>>. Gli incalzai affacciandomi dal finestrino, notando il volto preoccupato di Sweet pea e dei serpents.

<<Bri con te verranno Toni, Sweet pea e Cheryl. Gli altri con me ed Archie>>. Mi fece sapere Jug con espressione al quanto sollevata. Ormai erano fuori pericolo.
<<Non fare rumore>>. Continuò lanciandomi uno sguardo di rimprovero. Le partenze con troppo gas non erano concesse, lo avevo capito.

<<D'accordo capo>>. Esclamai in tono sarcastico. I ragazzi risero alla mia affermazione. Non appena salirono in macchina regalai un veloce bacio a stampo al serpents. <<Tu vieni a stare da me>>. Gli feci sapere non ammettendo repliche. Non volevo che stesse per strada.

<<Mi piaci quando fai l'arrogante>>. Sussurrò vicino al mio collo facendomi il solletico.

Una leggera tosse ci fece allontanare. <<Adoriamo vedervi felici ma dovremmo andare>>. Annunciò Toni guardandoci divertita. In effetti dovevamo andare o ci avrebbero messo tutti in gattabuia.

Spazio autrice
Carissimi lettori quello che avete appena letto è il penultimo capitolo della storia. Dopo diverse sorprese e molti problemi la storia tra Britney e Sweet pea arriverà al capolinea. Siete pronti al finale? Vi auguro una giornata piena di cose belle

It's complicated | Sweet pea ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora