Capitolo 13: Tra gli scorci giapponesi

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Era arrivato Lunedì. New York quel giorno, era coperta di nuvole grige, colme di pioggia che non aspettavano altro se non sfogarsi sulla città. Quella mattina Eiji, si era fatto prestare dalla famiglia Lobo, un vestito elegante per la mostra che avrebbe avuto luogo al museo cinematografico della Grande Mela. Ma sul volto nipponico del ragazzo, non c'era un bel sorriso colmo di felicità per quella giornata così importante per lui, bensì un'aria cupa e preoccupata caratterizzavano quel viso così giovane e candido. Stava guardando fuori dalla finestra della stanza, guardava le gocce di pioggia scivolare sul vetro trasparente della finestra, guardava quelle gocce d'acqua cadere persistenti sui tetti delle case di quel quartiere. Il rumore che emettevano colpendo il suolo era leggero, quasi come una ninna nanna, cullava i pensieri profondi del ragazzo.

≪Eiji... sei pronto..?≫ la voce di Sin, interruppe il silenzio che si era creato nella camera da letto. Il ragazzo si appoggiò con una spalla sul montante della porta, mentre guardava l'amico voltato di spalle, che guardava l'orizzonte grigio e tempestoso di quella mattina. ≪Vedrai che andrà tutto bene, ci saremo noi a proteggerti-≫ Sin si avvicinò alla figura di Eiji, ma quest'ultimo lo fermò subito. ≪No, non dovete proteggere me...≫ gli occhi del giovane nipponico si fermarono sul viso di Sin, guardandolo con espressione dura e decisa. ≪Lo sai chi dobbiamo proteggere.≫ continuò il moro. Sin abbassò il capo. ≪Certo...≫ lentamente, il ragazzo si avvicinò ad Eiji, allungò una mano e con le dia, sfiorò il volto dell'amico. ≪Ti prometto che farò qualsiasi cosa pur di proteggerlo da Yut... costi quel che costi. Eiji, io voglio che tu sia felice una volta per tutte...≫ il tono di voce di Sin era determinato, pronto a pagare anche con la sua stessa vita, pur di vedere l'amico sorridere. Eiji alzò lo sguardo verso di lui e, senza dire una parola, abbracciò Sin. I loro corpi si strinsero l'uno contro l'altro, per darsi la forza di andare avanti.

≪Ragazzi, siete pronti? Il taxi è già arrivato!≫ la voce di Max interruppe quell'abbraccio fra i due. ≪Su, ora andiamo. E dai il massimo oggi, intesi?≫ Sin sorrise, stringendo le spalle dell'amico.

I due uscirono dalla casa, mentre Max e Ash erano già saliti a bordo dell'Audi grigia dell'uomo. Avevano deciso di separarsi, ma si sarebbero incontrati tutti al museo. Sin ed Eiji sarebbero dovuti entrare nell'edificio dall'entrata principale, mentre Ash e Max avrebbero dovuto raggiungerli passando dal retro dell'edificio. Ogni volta che Eiji si sarebbe spostato da una stanza all'altra, i tre lo avrebbero dovuto seguire, per proteggerlo da qualsiasi pericolo. Sapevano che Yut era sempre pronto con nuove sorprese, e non sarebbe stato da meno anche quel giorno.

Il taxi giallo che accompagnava Sin ed Eiji, si fermò davanti alla grande scalinata di cemento dell'edificio. ≪Sono dodici dollari e cinquanta, ragazzo...≫ Sin pagò il tassista, poi iniziarono a salire quelle scale infinite. Appena i due entrarono nell'atrio, i due ragazzi vennero accecati dai numerosi flash delle macchine fotografiche dei diversi giornalisti di riviste sull'arte presenti quel giorno.

≪Signor Okumura, ci dica cosa l'ha spinto a fare quelle foto?≫

≪Signor Okumura, perché ha deciso di fotografare la primavera giapponese? Che cosa significa per lei questa stagione?≫

≪Signor Okumura, è vero quello che si dice di lei? È stato realmente coinvolto nella gestione investigativa del più grande giro di spaccio del Banana Fish?≫

Ad un certo punto, le spalle di Eiji si irrigidirono.

≪Su, su! Fatevi indietro! Le domande al Signor Okumura le potrete fare soltanto dopo la presentazione dei suoi magnifici scatti.≫ per fortuna, la figura del direttore del museo, intervenne per salvare il ragazzo. ≪Venga Okumura, da questa parte prego...≫ Sin seguì il corpo dell'amico, guidato dal direttore. Così, i giornalisti rimasero nell'atrio dell'edificio, senza avere nessuna risposta a tutte quelle domande.

Con qualche minuto di differenza, anche Max ed Ash arrivarono al museo. L'uomo parcheggiò l'auto nel retro dell'edificio, mentre con aria decisa guardò gli occhi smeraldo del giovane seduto di fianco a lui. ≪Sei pronto?≫ chiese l'uomo, passando un oggetto nascosto da un canovaccio color nocciola. Gli occhi della lince si spostarono sulle mani del più grande. ≪Che cosa sarebbe?≫ chiese perplesso, Ash. ≪Ho pensato che se dovesse succedere qualcosa, questa è meglio che la tenga tu, in caso di bisogno.≫ il ragazzo sollevò delicatamente quel pezzo di stoffa che copriva la visuale ai suoi occhi e così, vedette: una calibro 22 pronta all'uso. ≪E questa dove l'hai presa?≫ chiese perplesso, il biondo. ≪Tu non preoccuparti, un giornalista non rivela mai le sue fonti...≫ Max alzò gli angoli della bocca in una smorfia ammiccante. La lince sorrise a sua volta. ≪D'accordo, come vuoi tu... andiamo.≫ Ash si infilò la pistola nei pantaloni, coprendola con la t-shirt che indossava quella mattina.

I due chiusero gli sportelli dell'auto all'unisono, per poi iniziare ad avvicinarsi alla porta di servizio che c'era sul retro dell'edificio. Subito dopo essere entrati, delle guardie completamente vestite di nero, si avvicinarono ad entrambi. ≪Chi siete?≫ uno dei due uomini in divisa, li fermò appena arrivarono davanti alla porta metallica che dava alla sala principale del museo. ≪Ehy amico, siamo del reparto videosorveglianza, dobbiamo andare alle sale telecamere per un guasto ad una pulsantiera... ci hanno chiamato poco fa.≫ la voce di Max sembrava così sicura di sé. Ash rimase in silenzio, aspettando una risposta da parte dell'uomo in divisa. ≪Fatemi vedere i vostri documenti.≫ la richiesta dell'uomo, fece venire i brividi al biondo. Invece Max, sorrise. ≪Certo, eccoli qua.≫ dalla tasca della sua giacca color cammello, sfilò due cartellini plastificati con su scritto due nomi falsi. ≪Mattew McDemon e... Joseph Luther... dipartimento della Light Wave Factory....≫ l'uomo lesse ciò che c'era scritto su quei due fogli di carta rigida ad alta voce, poi alzò gli occhi verso i due corpi. ≪D'accordo, potete passare.≫ Max annuì, mentre Ash lo seguì come se fosse la sua ombra, senza fiatare. Non appena le porte si chiusero dietro le loro spalle, il biondo si avvicinò al più grande. ≪Hai preparato tutto nei minimi dettagli vedo...≫ sussurrò il ragazzo, continuando a guardare davanti a sé. Max sorrise, senza scomporsi troppo.

≪Il tuo vecchio non sarà mai sprovveduto...≫

I due entrarono nella sala principale del museo, poi Ash notò la figura di Eiji in mezzo ad un gruppo di persone che si era soffermata ad ammirare una delle sue fotografie. Tutta quella gente, era venuta per ammirare le opere di Eiji, ed Ash non poteva che esserne più fiero. ≪Sono davvero belle, non credi?≫ Max si fermò ad ammirare una delle fotografie che c'erano lì vicino a loro. Rappresentava uno scorcio di case poste su di una collina giapponese, con uno sfondo leggermente sfocato del monte Fuji e degli alberi di ciliegio completamente in fiore. ≪Mi piacerebbe visitare il suo paese...≫ osservò Ash, avvicinandosi anche lui a quella tela. Max sorrise, continuando a guardare quella fotografia ingigantita. ≪D'altronde, gli devi un biglietto aereo...≫ Ash sogghignò ricordando quel giorno così disperato della sua vita: staccarsi da Eiji. ≪Già... hai ragione...≫

Sin, intanto, si stava addentrando nelle diverse opere poste al primo piano dell'edificio. Eiji gli aveva dato il permesso di andare avanti da solo, in quanto lui fosse impegnato con tutte quelle attenzioni da parte dei visitatori di quel giorno. Ma proprio mentre stava osservando una fotografia che illustrava una donna vestita con abiti caratteristici del suo paese orientale, seduta sotto alla tettoia di un tempio antico, una voce s'intromise nella nella quiete della sua mente. ≪Sin... da quanto tempo, eh?≫ il ragazzo si voltò verso quella voce a lui familiare, con sguardo perplesso.

≪L-Lao..?≫

I will always be on your side ~ Banana Fish Fanfiction - Happy EndingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora