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Jimin's pov
Iniziai subito a lavorare. Jin da subito mi diede la divisa ufficiale del suo negozio con tanto di cappellino e grembiule. Per quanto fosse carina e molto semplice in quanto a design, la trovavo un po' appariscente per i miei gusti. Un rosa pastello spiccava sul bianco del grembiule e del cappellino. In verità mi sentivo un po' in imbarazzo ad indossare quel colore, ma sapevo che con il tempo mi sarei abituato ad indossarlo o almeno lo speravo. Non ero mai stato uno che creava problemi soprattutto per cose del genere. Infondo era per il mio lavoro, quindi poco importava cosa indossassi.

Mi posizionai dietro il bancone, attendendo l'arrivo di qualche cliente che non tardò ad arrivare. Infatti non appena Jin girò il cartellino della porta in "aperto" iniziarono ad entrare persone su persone. Tutte volevano dolci su dolci, anche se all'interno di quel posto c'era una piccola sezione dedicata anche al pane sia dolce che salato. Non era il solito pane che trovi dal fornaio, ma erano piccoli panini aromatizzati con spezie o ingredienti diversi.

Arrivò sera velocemente, senza neanche rendermene conto. Era stata una bella giornata, tanto da non accorgermi neanche del tempo che era passato. Ero sicuro che quel lavoro facesse per me, dato che non mi aveva minimamente pesato stare in piedi per tutte quelle ore senza fermarmi un secondo, anzi mi sentivo come se fossi appena arrivato.

-bene Jimin, direi che ci vediamo domani. Oggi hai fatto davvero un buon lavoro, ho visto passione in te. Ti ho osservato tutto il giorno, si vede che ami fare questo quindi sei assunto ufficialmente. Da domani sarai mio dipendente e collega. Lavoriamo tutti i giorni dalle 9 alle 18, tranne il sabato e la domenica che rimaniamo chiusi ok?-mi annunciò Jin, facendomi sorridere. Ero stato assunto, non vedevo davvero l'ora di essere di nuovo qui domani.

-ok Hyung, allora a domani e grazie-risposi inchinandomi ed uscendo dopo essermi tolto la divisa.

Mi iniziai ad incamminare verso casa con un enorme sorriso sul volto. Ero così contento di essere stato assunto che avrei voluto urlarlo ai sette venti, ma non mi sembrava il caso dato che intorno a me era pieno di persone. Non volevo mi prendessero per pazzo.

D'improvviso sentii una folata di vento gelido venirmi contro, costringendomi ad immergere il viso nella sciarpa che avevo al collo. Era pieno inverno e faceva davvero freddo, così freddo che a parer mio avrebbe sicuramente nevicato da lì a qualche giorno. Di questo ero contento, avevo sempre amato la neve e francamente non vedevo l'ora che scendesse e coprisse tutto. Vedere il paesaggio completamente bianco era davvero meraviglioso.

Mentre ero assorto dai miei pensieri, ormai abbastanza vicino a casa passando vicino a dei secchi dell'immondizia, qualcosa attirò la mia attenzione. Sentii un flebile muoversi vicino ad un sacco nero poggiato a terra. Chiedendomi cosa potesse essere ed avendo un po' paura che ci fosse chissà quale animale spaventoso, mi avvicinai cautamente. Non volevo ne spaventarlo e ne avvicinarmi troppo bruscamente. Avevo il terrore che fosse o un serpente o qualche topo che rovistava lì in cerca di cibo, ma volevo saperne di più in caso ci fosse stato qualche animale ferito in cerca di aiuto. Per quanto molti insetti ed altri animali mi spaventassero, ero una persona che li avrebbe aiutati anche a costo di morire d'infarto per la paura di avvicinarmi a loro. Vederli feriti o in difficoltà mi stringeva il cuore al punto da rischiare anche la vita per aiutarli.

A piccoli passi, un po' titubante, mi sporsi sempre di più finché non riuscii a vedere un po' meglio di cosa si trattasse. Davanti a me mi trovai un piccolo batuffolo di pelo, probabilmente bianco anche se era davvero sporco in quel momento, che tranquillamente rovistava tra i vari sacchetti.

*È un gattino?*

Lo guardai confuso qualche istante, avvicinandomi sempre di più ormai sicuro che fosse qualcosa di innocuo.

Ormai a pochi passi da lui, lo vidi voltarsi verso di me e quello che vidi mi colpì il cuore come una lama tagliente. Il piccolino, un coniglietto, se ne stava a guardarmi con gli occhietti tristi, tremante ed evidentemente affamato. Mi sciolsi davanti a quella visione, decidendo di dover fare qualcosa e cercare di aiutarlo. Non potevo di certo lasciarlo lì a morire di fame e di freddo. Era così piccolo ed indifeso che restando li probabilmente non avrebbe superato un'altra notte.

Mi avvicinai cautamente cercando di fargli capire che fossi una brava persona e che volessi solo aiutarlo, niente di più. Iniziai ad avvicinare lentamente una mano verso di lui, cercando di non spaventarlo, per poterlo prendere e portare a casa con me. Non lo avrei di certo lasciato lì.

-hey piccolino che ne diresti di venire a casa con me mhh?!-dissi cercando di usare un tono dolce e calmo infondendogli sicurezza e fiducia.

-ti va di venire con me?-gli chiesi, vendendolo dapprima leggermente disorientato e spaesato ma poi iniziare ad avvicinarsi cercando di capire se potersi fidare oppure no.

Sempre molto lentamente, ormai vicino alla mia mano, si lasciò prendere in braccio da me facendosi stringere tra le mie braccia. Senza pensare troppo al freddo o a me stesso, afferrai la mia sciarpa togliendola dal mio collo ed avvolgendola intorno al suo corpicino prima di aprire il cappotto ed infilarlo dentro a contatto col mio petto. Volevo che stesse al caldo almeno fino al nostro arrivo a casa mia dove lo avrei lavato, sfamato e coccolato.

Come tu mi vuoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora