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LUCAS

"Allora? Che ci fai qua, con quella?", la guardo dallo specchio dell'antibagno. La visione leggermente sfocata, data dalle piccole goccioline fresche sulle mie ciglia chiare, la rende dannatamente sexy con quell'espressione corrucciata e le mani sui fianchi.
"Lucas!", si avvicina avvicina velocemente, mi afferra per una spalla e mi fa voltare verso di lei. In quell'istante ho capito davvero quanto lo desidero. Quanto tutto quel poco che so di lei mi invade il cervello ogni volta che qualcosa mi ricorda lei. E ogni cosa, sempre, mi ricorda lei.
La cosa mi turba? Sì.
Tutto questo è sbagliato? Sì.
Lo farò comunque? Ovvio.
La attiro a me e la bacio. Per la seconda volta, sento il fuoco e l'elettricità partire dalle nostre labbra unite e irradiarsi in tutto il corpo.  La sento insicura, ma poi aumenta la pressione delle sue labbra contro le mie, ancorando le dita ai miei capelli sulla nuca.
Questo bacio non è come il primo che ci siamo dati. In questo c'è tutta la passione e la gelosia reciproca nel vederci con persone diverse.
Le poso le mani sui fianchi e la costringo ad indietreggiare fino a quando la sua schiena con si spalma contro la parete opposta allo specchio. Le nostre lingue hanno già iniziato a eseguire danze complesse e intrecciate che mi mandano del tutto in tilt il cervello.
"Lucas - Jacqueline cerca di allontanarmi, spingendo con i palmi sul mio petto, invano - Lucas, per favore", riesce a staccarsi, voltando di scatto la testa di lato, interrompendo lo scambio di elettricità.
"Cosa?", le chiedo in un sussurro con voce roca. Mi avvicino a lei, ma questa volta le mie labbra finiscono sulla sua mascella. Scivolano fino ad incontrarsi con l'incavo del collo, in cui trovo anche il suo punto più debole. Lo capisco dal gemito sommesso che abbandona le sue labbra.
"Lucas, fermati un attimo", questa volta è decisa. Decido di darle ascolto, mi fermo e la guardavo negli occhi. Ha le pupille dilatate e le guance arrossate. Quest'ultime deve averle anche io, perché sento la mia faccia, e non solo quella, andare letteralmente a fuoco.
"Cosa?", ripeto, questa volta con l'intenzione di ascoltare cosa ha da dire.
"Sei consapevole del fatto che questo è totalmente sbagliato?", mi dice con il fiato corto, puntando l'indice prima contro di me e poi contro di lei.
"Sì, e lo sappiamo entrambi", le rispondo, lasciandole un altro bacio sulle labbra piene e rosa. Lei mi spinge un po' lontano da lei, per avere più spazio e, forse, meno distrazioni.
"Lucas, non possiamo. Sei il mio professore di matematica", essere innamorato della propria alunna fa davvero male, mi si attorcigliano le budella.
"Ma se proviamo qualcosa, non può essere sbagliato Line".

JACQUELINE

"Ma se proviamo qualcosa, non può essere sbagliato Line", mi ha dato un nomignolo. Lui prova qualcosa per me, e non posso negare che è ricambiato ma non posso fargli questo.
"No, Lucas. Non devi. Non puoi"
"Perchè? Cosa c'è che non va? Non lo diremo a nessuno. Manca poco al diploma", ha gli occhi dolci e tristi allo stesso momento.
"No. Cosa diranno gli alunni di te? Cosa penseranno i tuoi colleghi?", in realtà, con molta probabilità si sarebbero complimentati con lui. Sarei stata io la puttana.
"Non è come dici tu - lo guardo accigliata. Ha un'espressione tirata e il viso serio - non vuoi passare tu per una poco di buono. Non vuoi che altre voci ti diano della puttana. O sbaglio?"
"E anche se fosse? Sono stanca di essere chiamata puttana, giudicata e additata per una cosa che io non ho mai fatto"
"Come ti ho già detto, non devono per forza saperlo"
"Lucas, è rischioso. Tu sei il mio professore e io, adesso, sto lottando con tutta me stessa per non annegare nei tuoi bellissimi occhi azzurri e non ricordarmi del nomignolo che hai usato per me, e negare che ogni volta che ti sono così vicino prendo fuoco, e... questo non può funzionare. E adesso dovremmo tornare ai nostri tavoli"
"Se provi tutto questo per me, perché sei a cena con quel ragazzo?"
"Potrei farti la stessa domanda", incrocio le braccia sotto il seno e lo guardo con un sopracciglio alzato. Si avvicina di nuovo a me, con sorriso beffardo, e mi cinge la vita con le braccia attirandomi a sé.
"Sei gelosa?", mi bacia teneramente.
"Io gelosa? Mi hai chiesto tu prima perché fossi con Fletcher", replico accigliata. Gli diventano le guance rosse, proprio come quelle di Fletcher, ma le sue lo rendono, non solo tenero, schifosamente sexy.
"Mmhh, dettagli", biascica per poi riallacciare le nostre bocche.
Il bacio si fa più intenso. Lo sento respirare pesantemente sulle mia labbra.
Jacqueline devi fermarti.
"Lucas, no. No, per favore", mi si incrina la voce. Lo spingo via con tutta la forza che ho, e per fortuna riesco a separarlo da me.
"Basta Lucas. Finiamola qua", dico improvvisamente seria.
"Perchè? Se provi qualcosa per me, perchè non andare avanti?", decido in quel preciso istante di sfoggiare un discorso totalmente incoerente.
"Perchè è solo un'infatuazione, Lucas. Passerà presto. Come tutte le cotte"
"La mia non è una semplice cotta, e lo sai", e lì, il colpo finale.
"Forse la tua non sarà una semplice cotta, ma la mia sì. Addio Lucas", questa frase pesa come un macigno sul petto. Lacrime salate mi pizzicano gli occhi. Non riesco più a stare qua.

"Fletcher", richiamo il riccio che, da solo seduto al tavolo, sta mangiando le ultime patatine. Al suono della mia voce sobbalza, colto alla sprovvista.
"Jay - ecco, un altro che ho deciso di affibbiarmi un nomignolo - come mai ci hai messo tanto? Stai bene? Sei pallida", si alza dalla sedia, avvolge il mio viso tra le sue grandi mani e si abbassa leggermente per essere al mio livello.
"No, non mi sento bene. Puoi accompagnarmi a casa?", gli chiedo brusca.
"Sì, certo. Io vado a pagare. Aspettami in macchina", mi metto in mano le chiami dell'auto.
Lui si avvia alla cassa e io verso la sua auto.  
Devo assolutamente eliminare dalla il testa quello che è appena successo.
Costruire un nuovo ricordo. Ecco la soluzione.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora