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JACQUELINE

"No, Fletcher. basta per favore!", tutto questo è irreale. Non riesco a capacitarmi di ciò ce sta succedendo.

"Ti amo", mi dice Lucas dopo aver fatto l'amore, ancora uniti. I suoi occhi azzurri brillano come se fossero fatti di tanti piccoli diamanti colpiti dalla luce incastonati sotto le palpebre. È stupendo: la voce roca per il recente orgasmo, la fronte imperlata di piccolissime goccioline di sudore, le pupille dilatate per il piacere, i suoi ricci spettinati dalle mie dita.
"Ti amo anche io Lucas", mi regala un grosso sorrisone tutto fossette, mi bacia un'ultima volta e rotola accanto a me. Poso la testa sul suo petto, dal lato del cuore e inizio a disegnare piccoli cerchi immaginari sul suo addome asciutto e leggermente umido. In questa posizione riesco a sentire il suo battito accelerato e poi lo sento battere piano, man mano che si rilassa.
Mi prendo un attimo per ammirarlo una seconda volta, sollevandomi su un gomito, prima di riposare la testa sul suo cuore: i suoi ricci dorati sono sparsi in modo disordinato sul cuscino. Tiene gli occhi chiusi e il suo petto fa su e giù con un ritmo ancora non del tutto regolare.
"Che ne dici di andare a fare un giro? Voglio portarti in un bel posto", mi chiede ad un tratto con gli occhi ancora chiusi, la voce profonda e il respiro ancora leggermente accelerato.
"E se ci vedono?", gli chiedo sollevando la testa dal suo petto.
"Non mi importa. Ti amo. Che lo vedano tutti"

Come siamo passati da dirci ti amo a difenderci per evitare di essere pestati a sangue?
Fletcher si è presentato davanti il portone dell'appartamento di Lucas e ci ha costretti a tornare in casa, minacciandoci. Non so come abbia fatto a sapere che ero da lui. Fatto sta, adesso Lucas è rannicchiato a terra dolorante. Si tiene con una mano lo stomaco, che è stato colpito più volte dai calci violenti del rosso; con l'altra cerca di proteggersi il volto da eventuali colpi alla testa.
"Tu stanne fuori Jay, lo sto facendo per te - si rivolge a me con in modo aggressivo e perentorio - ti avevo detto di starle alla larga. E tu che fai, te la scopi pure?", gli urla contro. Cosa vuol dire che gli aveva detto di starmi lontano?
"Lei non vuole stare con te. Devi accettarlo", lo provoca il biondo. Ha la voce spezzata dal dolore e continua a contorcersi su se stesso ad ogni colpo che subisce.
"Tu devi stare solo zitto. Devi sparire dalla sua vita"
"Non posso farlo - solleva lo sguardo puntandolo in quello del rosso, osservandolo dal basso - io la amo", dopo un instante di silenzio angosciante, una fragorosa risata lascia le labbra di Fletcher.
"La amavi anche quando l'hai fatta ridicolizzare davanti a tutta la scuola, scopandotela in un bagno?", lui non sa che io so ed è giunto il momento che lo sappia, invece.
"So tutto", dichiaro.
"Cosa sai?", è allarmato adesso. Non voleva che io sapessi che avesse minacciato Lucas.
"Che sei stato tu a diffondere la nostra foto", confesso. Lui cambia espressione, ma non perché dispiaciuto. Ha un'espressione rabbiosa.
Caccio un urlo quando per l'ennesima volta lo stomaco di Lucas viene colpito. Il biondo inizia a tossire con il respiro spezzato.
"Sei stato tu a dirlo, vero? - questa volta il pugno serrato del rosso colpisce lo zigoto, già diventato blu per i colpi precedenti, di Lucas - ti avevo detto di tenere la bocca chiusa, imbecille"
"Basta!", urlo. "Non me l'ha detto lui. Vi ho sentiti parlare, quel giorno in cui siamo andati tutti alla caffetteria", chiarisco.

"Io l'ho fatto per te Jay, - si avvicina a me e prende il mio viso tra le sue mani - lo faccio solo per te. Per proteggerti"

"Proteggermi da cosa?", sussurro ancora scioccata. Lui non mi da una risposta, si allontana da me per mettersi a metà strada tra me e Lucas, rannicchiato sul pavimento.
"Dimmi solo una cosa, solo una e io lo lascerò stare: tu lo ami?", sì. Sì, che lo amo. Lo amo da morire. Ma so cosa vuole sentirsi dire Fletcher.
"No", dico seria.
"Cosa?", la voce di Lucas rotta dal dolore dei pugni e dei calci si spezza ancora di più quando accusa l'ultimo colpo, da parte mia: al cuore.
"No. Non lo amo - non guardo neanche i suoi occhi azzurri che si stanno riempiendo di lacrime salate. Riesco a vederle da qua - abbiamo passato delle belle notti insieme - immagini dei nostri corpi avvolti e uniti riaffiorano alla memoria - ma non lo amo", sono seria, fin troppo. I suoi occhi sono la cosa che mi uccide definitivamente. Sono delusi, sono feriti, sono scuri e bagnati.
"Mi hai detto che mi amavi", Lucas ha la voce spezzata non solo dal dolore, adesso.
"Lo so, mi sono fatta prendere dal momento", questa fa male sia a me che a lui, ne sono certa.
"Bene bene. Adesso è il professorino a piangere", fa un passo avanti come a colpirlo di nuovo. Lo afferro per un braccio, allontanandolo.
"Se vengo con te, lo lasci in pace?", non si aspettava questa domanda. In realtà, non me lo aspettavo neanche io. Ma devo farlo. Devo farlo perché lo amo.
"Solo se mi prometti che non lo dovrai mai più e ci proverai sul serio con me", mi disgusta. Mi disgusta tantissimo. Fa male abbandonare Lucas per Fletcher. Ma fa ancora più male vederlo lì, chiuso a riccio per il dolore, con il viso gonfio e viola, un occhio totalmente chiuso e un labbro sanguinante. E fa male sapere che è tutta colpa mia.
"Te lo prometto"
"Cancella il suo numero", mi ordina.
"Cosa?"
"Cancella il suo numero dal tuo telefono e il tuo dal suo"
"Ma che importanza ha il numero di cellulare, Fletcher. Hai la mia parola"
"Non mi basta la parola. Voglio i fatti, sbrigati", faccio come mi dice. Prendo il mio cellulare e cancello il suo numero e faccio la stessa cosa con quello di Lucas.
"Mi serve il codice", dico riferendomi al codice di blocco del cellulare di Lucas. Lucas non parla. Fletcher si avvicina a lui e, afferrandogli i capelli, gli tira la testa indietro. Un urlo strozzato echeggia nella stanza.
"Ti prego basta fargli male. Lucas, per favore, dimmi qual è il codice di sblocco", voglio che smetta dii soffrire.
"1-2-3-4", tipico di Lucas. Sicuramente lo aveva scelto così banale per paura di scordarlo.
"Ma davvero? E tu davvero ti sei fatta scopare da uno così banale?", se solo sapesse che l'unica cosa che non fa in modo banale è scopare. Lo penso ma non glielo dico.
"Fatto", gli mostro lo schermo del cellulare mentre cancello il mio numero dalla sua rubrica.
"Perfetto. Andiamo"
"Cosa? No, non possiamo lasciarlo così", mi riferisco al corpo di Lucas disteso sul pavimento quasi privo di sensi.
"Non è più un nostro problema", mi afferra il braccio e mi trascina verso la porta, mentre protesto e mi dimeno. Sfuggo un solo istante alla sua presa. Mi fiondo su Lucas.
"Amore, tornerò a salvarti. Te lo prometto", gli sussurro all'orecchio, prima di essere di nuovo strattonata e portata via dalla persona che amo di più al mondo. Lui non risponde. Mi mostra i suoi occhi, gonfi, viola e pieni di lacrime. E quello che mi dice mi uccide, più di mille pugni, più di mille coltellate.
"Non farti più vedere - parla a denti stretti - non voglio più vederti", lo dice convinto, all'apparenza. Lo tradiscono i fiumi di lacrime che abbandonano i suoi occhi di oceano.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora