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LUCAS

Abbiamo appena finito il turno della mattina e del pranzo. Abbiamo chiuso l'ingresso, bloccando la porta ed è il momento di occuparsi delle pulizie.
"Allora, chi era quella ragazza?", mi chiede Maëlie. Questo è il momento che speravo non arrivasse mai.
"Nessuna di importante, non preoccuparti", mi avvicino a lei per lasciarle un bacio sulle labbra carnose, ma si scosta e pianta i suoi occhi nei miei.
"Se non è importante perché non me lo dici?", è seria e non cederà facilmente, lo so già.
"Okay – mi metto a sedere sulla sedia del tavolino che avevo iniziato a sistemare. Le faccio segno di imitarmi – ti ricordi che ti ho raccontato che avrei voluto fare il professore?", non le avevo mai raccontato la verità, ma a questo punto deve sapere.
"Sì, mi ricordo", mi risponde posando il mento sui palmi delle mani.
"Ti ho mentito, in realtà"
"Non volevi fare il professore?", sbuffa una risata.
"Io sono un professore. O meglio, lo ero", mi guarda stranita e confusa, con la fronte aggrottata.
"Sei un professore? Di cosa?"
"Matematica"
"Sei così giovane, come hai fatto?", classica domanda.
"Mi sono laureato con un anno di anticipo. Ero il più bravo del corso, se così si può dire", classica risposta.
"Quindi, sei un professore di matematica. Perché adesso lavori in una caffetteria?", mi chiede destandosi dalla sorpresa.
"Io ero un professore. Lo ero", mi perdo nei miei pensieri, ricordando il mio passato da professore. Quanto mi manca insegnare...
"E questo l'ho capito. Ma perché non lo sei più, adesso?"
"Mi sono innamorato", dico tutto d'un fiato.
"Ti sei innamorato? E di chi?", ha un grosso sorriso sul viso, che va a morire pian piano quando inizia a mettere insieme i pezzi e a formare il puzzle completo.
"Tu sei ti sei innamorato di una tua alunna?", non è arrabbiata, forse più scioccata.
"Sì. Subito, non appena l'ho vista", confesso, sentendo le guance andare a fuoco per l'imbarazzo.
"E poi cosa è successo?"
"Avevamo deciso di starci alla larga, di non farci prendere dai sentimenti, ma non ci siamo riusciti. Ci siamo baciati un paio di volte. Quando è morta mia nonna, lei è venuta da me, è stata con me tutta la notte. Non abbiamo fatto niente, giuro", Maëlie mi guarda attenta, così continuo.
"Quando ci siamo avvicinati per la seconda volta, ci siamo incontrati nell'antibagno di un ristorante, dove ognuno era andato con una persona diversa: io con una mia collega, lei con quello che adesso è il suo ragazzo. Ci siamo fatti prendere dalla gelosia e ci siamo baciati appassionatamente, anche se il tutto è finito con il suo rifiuto. Il suo ragazzo ci ha fatto una foto e un video e ha diffuso la foto per tutta la scuola. Sarebbe rimasto in nostro piccolo segreto se lui non avesse pubblicato quella foto. Jacqueline quando ha visto la foto era furiosa. È venuta da me, nell'aula dei professori, e mi ha riempito di insulti, credendo mi fossi vendicato del suo rifiuto, ma non è stato così. Io non le avrei mai fatto una cosa del genere. Io sono... ero innamorato di lei. Alla fine, mi hanno cacciato dalla scuola. Lei ha dato tutta la colpa a me, dicendo che avevo approfittato di lei. Ed eccoci qua", mentre parlavo, ho notato che i suoi occhioni scuri di facevano piano piano sempre più grandi.
"Oh, wow", dice solamente la riccia. "Sono un po' sconvolta, devo dire. Ma perché è tornata, oggi?", domanda lecita.
"Ha scoperto che è stato il suo ragazzo a diffondere la foto e non io. Voleva chiedermi scusa, ma doveva pensarci prima. Avremmo potuto trovare una soluzione prima che tutto questo accedesse. E poi, senza di lei non avrei conosciuto te", le si addolciscono gli occhi e le si scioglie il cuore.

Mi sento in colpa, tremendamente in colpa. In quattro mesi, non ho fatto altro che pensare alla ragazza rossa che mi aveva rubato il cuore. Lei è fantastica, è bellissima, ma quando la bacio, non c'è nessuna scintilla dentro di me. Nessuna flebile scossa. Niente di niente. Mento a me stesso da quattro mesi, prima o poi mi scorderò della ragazza dagli occhi smerarlo.

"Lucas – siamo in macchina, ho accompagnato Lila a casa e siamo fermi nel vialetto quando lei attira l'attenzione chiamando il mio nome – vuoi salire?", intrappola il suo labbro inferiore tra i denti e mi rivolge un'occhiate provocante. Come dirle di no.
"Se me lo chiedi così, molto volentieri", parcheggio meglio l'auto nel vialetto e scendiamo in fretta dall'auto. Ci precipitiamo dentro casa.
La schianto contro la porta e inizio a baciarla con foga. Calciamo entrambi le scarpe all'entrata. Mi strappa la maglietta di dosso, lasciando il mio petto scoperto. Le sue mani scivolano su di me, accarezzando l'addome piatto fino a raggiungere il bottone dei jeans.
Interrompe in bacio poco dopo per condurmi alla camera da letto. Finiamo di spogliarci. Mi fa cadere sul letto e si posiziona a calcioni sul mio bacino.
Tengo gli occhi ben aperti.
Inverto le posizioni e inizio con spinte leggere, per poi aumentare l'intensità. Poco dopo raggiungiamo l'apice del piacere e crolliamo l'uno accanto all'altra.
Continuo a tenere gli occhi aperti, come ho fatto per tutta la durata della nostra unione.
Mi sono costretto a tenerli aperti, perché sapevo che se li avessi chiusi anche solo per un attimo, non avrei fatto l'amore con Maëlie, ma con qualcun altro.
Qualcun altro che è dentro la mia testa e che in grado di farmela perdere solo a starci dentro.
Qualcun altro con i capelli rossi e due smeraldi al posto degli occhi.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora