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JACQUELINE

"Hai visto la nostra foto?", io e Edward camminiamo fianco a fianco nel largo corridoio. Lui mi rivolge lo schermo del suo cellulare per mostrarmi la stessa foto che ho salvato il giorno dopo la festa di Matt.
"Sì, è molto carina. Sembra venuta anche abbastanza bene, nonostante la bassa qualità", gli rivolgo un sorriso. Solo dopo la festa mi sono resa conto che abbiamo un paio di corsi in comune. Molto spesso si siede accanto a noi, chiedono sempre il permesso in modo timido. Oggi, ci siamo incontrati nel corridoio a fine lezione. Davanti a noi cammina Matt, con il cellulare incollato all'orecchio mentre parla con Liam. Pare che, finalmente, abbiamo trovato la persona giusta.
"Edward! - un ragazzo molto alto e dai capelli rossi, viene dalla direzione opposta alla nostra - Marcus ha detto che la signorina White è assente", abbiamo due ore buche da adesso.
"Due ore buche. Che si fa?", chiede Edward.
"Matt, che vuoi fare? Panchina o albero?", chiedo ad alta voce. Panchina e albero sono i nostri posti preferiti in cui andare in caso di ore buche. La prima è una vecchia panchina sul retro della scuola, la seconda, l'albero, è un grande albero un po' più distante dalla panchina. Matt ha sempre nell'armadietto, ripiegata accuratamente, una grande tovaglia da picnic bianca e rossa. Di solito la stendiamo a terra e ci sediamo sopra. A volte ci sdraiamo. A volte, Matt si addormenta e io leggo, o scrivo, o entrambe.
"Albero, ho bisogno di riposarmi. Voi andate, io recupero la tovaglia e vi raggiungo", Matt svolta destra verso gli armadietti, mentre io e Edward ci avviamo fuori, in cortile. Oggi l'aria è frizzante, anche se fa caldo. Ci sono pochi ragazzi fuori, sono tutti dentro a far lezione.
"Perché Matt ha una tovaglia nell'armadietto?", mi chiede Edward. Ci siamo seduti sulla panchina ad aspettarlo.
"Veniamo quasi sempre qui quando manca qualche professore", spiego.
"Fate qualcosa di particolare?", mi chiede curioso.
"Di solito, Matt dorme - gli sfugge una risata - io leggo o faccio altro"

"Jacqueline?", una voce femminile dal forte accento straniero, attira la mia attenzione interrompendo la conversazione con il ragazzo dagli occhi blu. Davanti a me c'era una ragazza alta e snella. Ha la pelle chiara, come le sue iridi, quasi come il ghiaccio. I capelli le sfiorano di poco le spalle e sono di un biondo molto chiaro. La fronte è coperta da una frangia sbarazzina. Non ricordo di averla vista spesso a scuola.
"Ehm, sì?", sono confusa. Chi è questa ragazza?
"Sono Aglaya. Aglaya Ivanova. Sono un anno più piccola di te", ecco perché non l'ho mai vista.
"Oh, sì, certo"
"Ho bisogno di parlarti - si interrompe per lanciare un'occhiata al ragazzo accanto a me - da sole"
"Okay, io vado lì - indica l'albero poco più in là - va bene?", Aglaya annuisce. Aspetta che Edward si alzi per prendere il suo posto.
"Dimmi, di cosa vuoi parlarmi?", le chiedo gentilmente. Lei accavalla le gambe, passando le mani sulla gonna a ruota lunga a fantasia tartan, e posa lo zaino accanto al mio, ai nostri piedi. Mi accorgo del suo stile particolare. Abbinata alla gonna, che porta a vita alta, indossa una camicia nera, infilata dentro la gonna. Ai piedi degli stivaletti alla caviglia neri.
"Di Brad", mi congelo all'istante.
"Di Brad? Non penso ci sia qualcosa di cui parlare", faccio per recuperare lo zaino, ma lei mi blocca con la sua voce.
"È successo anche a me", la sua mano sopra la mia, a tenermi seduta.
"Cosa? Quando?"
"Quando succedeva anche a te. Mi dava delle ripetizioni. Prima sembrava semplicemente molto amichevole, poi la situazione si è complicata. Andava sempre peggio. E io ero terrorizzata, non sapevo cosa fare. Non sapevo che ci fossi anche tu in quella situazione - le diventano gli occhi lucidi - ho provato a raccontarlo ai miei, ma non mi hanno creduto. Quando è saltato fuori che stava succedendo anche a te, i miei mi hanno imposto di star zitta. Di non dire a nessuno che ero coinvolta"
"Perchè solo adesso?", chiedo serrando la mascella.
"Ho visto come ti guardano gli altri. Loro non sanno che eri l'unica. Quei sguardi li sento anche io addosso, come se fossero rivolti anche a me. Mi dispiace per non esserci stata..."
"Tu. È da più di un anno che mi danno della puttana. Nessuno mi ha mai creduto. Potevi dirlo solo a me, proprio come hai fatto adesso", sono furiosa.
"Lo so. Mi dispiace tanto. Non ho avuto il coraggio. So che non meriti tutta questa merda", sospiro. In parte la capisco. Io ero nella stessa situazione. Perfino mia madre non mi ha creduto. Ha pensato solo a se stessa.
"Eccomi, scusate, la telefonata con Liam è durata più del previsto. - si blocca quando vede la ragazza bionda accanto a me - tutto bene qui?"
"Sì, - poi mi rivolgo ad Aglaya - hai lezione adesso?"
"No, la White e il professor Hudson sono impegnati con le giornate di orientamento per le matricole"
"Perfetto, puoi venire con noi all'albero, se ti va"
"Certo, molto volentieri", recupero lo zaino ai miei piedi e le faccio segno di seguirmi. Ci sediamo sulla tovaglia, dopo che Matt e Edward l'hanno stesa per bene senza neanche una grinza. Io sono seduta tra Aglaya e Edward, Matt è sdraiato, parallelo, davanti a noi.
Il suono di una notifica attira la mia attenzione verso il mio cellulare.
Ricordati di dirmi che succede
Alzo gli occhi e incrocio lo sguardo con quell'io del mio migliore amico. Non gli sfugge mai niente.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora