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LUCAS

"Salve, cosa ordinate?"
"Salve, due cappuccini, un croissant integrale al burro e un croissant con la marmellata di mirtilli", prendo nota e ripeto l'ordinazione per conferma. Ricevuto la conferma torno al bancone e consegno la consegna a Maëlie. Lo trovo di spalle, intenta a preparare un caffè ad un cliente seduto sullo sgabello con un solo gluteo.
"Lila? C'è una nuova comanda", la informo. Le porgo il foglietto appena strappato dal blocknotes che porto sempre nella tasca posteriore dei jeans, per le ordinazioni.
"Arrivano subito, tesoro", lo dice dolcemente e lancia in aria un bacio con le labbra. L'ho conosciuta un paio di mesi fa, quando dopo esser stato rifiutato da tutte le scuole a cui avevo fatto domanda di insegnamento, sono entrato in questo bar per chiedere se cercassero del personale. Sono stato assunto subito. Mi ha fatto da insegnante per una settimana, più o meno. All'inizio, avevo troppi pensieri per la testa e mi distraevo spesso, creando moltissimi casini. Mi ha addestrato in poco tempo ad essere un bravo cameriere. Un giorno, così dal nulla, ho iniziato a notare quanto fosse carina e gentile. Ho iniziato a notare i suoi lunghi capelli ricci e scuri. La sua pelle color caramello, i suoi occhi scuri dal taglio leggermente allungato. Le sue labbra carnose. Mi ha chiesto lei di uscire insieme, per andare al cinema e per bere una birra. Ricordo che quella sera, mi ha raccontato tantissime cose di lei: da quando, da bimba, era arrivata in Francia dalla sua famiglia adottiva a quando si era trasferita a Charleston, per studiare. Fino a quando, i suoi genitori, finita in banca rotta, non potevano più aiutarla con le spese degli studi, e lei aveva scelto di lavorare qui, senza tornare in Francia.
Adesso, stiamo insieme da tre mesi. E siamo felici.

"Lu, ecco le ordinazioni", mi porge il vassoio con i cappuccini e i croissant. E le porto al tavolo.
"Ecco a voi", sento alle mie spalle il sonaglio della porta tintinnare, segno che qualcuno stava entrando nella caffetteria, e subito dopo, scorgo con la coda dell'occhio un gruppo di ragazzi occupare un tavolo.
Torno per un momento al bancone, per lasciare un po' di tempo ai ragazzi appena entrati di scegliere cosa vogliono ordinare. Appena Maëlie mi vede andare verso di lei, poggia i gomiti sul bancone per diminuire lo spazio tra di noi. Mi deposita un bacio fugace a fior di labbra e subito dopo vengo richiamato dal gruppo. Vado svogliatamente al tavolo.
"Buongiorno ragazzi, cosa posso portarvi?", sento una sensazione strana avvolgermi improvvisamente.

JACQUELINE

Quanto tempo era passato? Quattro, cinque mesi? Mi aveva inondato di messaggio, a cui io non ho mai risposto, e poi è sparito dal nulla. Pensavo avesse cambiato continente, e invece no. È qui, davanti a me. Non nei panni del professore di matematica, ma nei panni di un normalissimo cameriere. Le sue gambe lunghe sono a volte, come sempre da quando ne ho memoria, da jeans neri aderenti. Indossa una maglietta bianca con su scritto in colore rosa Les Bonbons, il nome della caffetteria. È sempre bello. È tutto meno bello quando lo vedo lasciare un tenero bacio sulla labbra della ragazza dietro al bancone. Avverto una strana sensazione chiudermi lo stomaco.
"Piccola, a cosa stai pensando?", Fletcher mi fa riemergere dai miei pensieri, mettendomi un braccio attorno le spalle.
Alla fine, non ho mai presentato la domanda per cambiare scuola. Il giorno dopo tutto quel casino ho saputo che Lucas era stato cacciato dalla scuola. Non è stato facile tenere a bada tutte quelle voci. Ho dovuto mentire a Fletcher, ho mentito dicendo che era stata colpa del professore giovane. L'unica cosa che non mi è chiara è come è stata fatta la foto e come è arrivata al preside della scuola, in poco tempo.
"Scusi, siamo pronti ad ordinare", annuncia Thomas, un simpatico amico di Fletcher dagli occhi scuri e a mandorla, e no, non è asiatico.
In poche falcate Lucas raggiunge il nostro tavolo. Ha la testa bassa mentre recupera il blocchetto su cui scrivere l'ordinazione dalla tasca posteriore dei suoi jeans. Apre la penna a scatto e sistema un riccio dorato ribelle dietro l'orecchio.
"Ditemi", alza gli occhi e... boom.
Occhi negli occhi. Rimaniamo entrambi senza fiato per un istante. Sorprendentemente, è lui a rompere per primo quella magia, scuotendo leggermente la testa.
"Per me - inizia Jeremy - latte macchiato e biscotti allo zenzero", ognuno ordina la sua colazione e poi arriva il mio turno.
"Una cioccolata calda alla cannella, per favore", ordino, tenendo gli occhi sul ragazzo biondo.
"Perfetto!", esclama. Strappa il foglietto dal resto del blocco.
"Lila, - chiama la ragazza, che si era allontanata un secondo per recuperare delle tazze bianche con dei piccoli pois rossi e altre rosse con i pois bianchi - ecco a te!", le consegna la comanda e va verso un tavolo che è stato appena lasciato da una coppia. Mette sul vassoio le tazzine e i piattini con cui era stata servita la colazione. Posa tutto sul bancone in marmo bianco e torna indietro posando una pezza umida per pulire la superficie del tavolo.
Dopo un paio di minuti, viene verso il nostro tavolo. Ci serve la colazione, posando la mia cioccolata alla cannella per ultima.
"Aspetta, ma io ti conosco", dice Matt, puntando il dito verso la schiena di Lucas. "Mr Roberts".

LUCAS

"Mr Roberts", Stewart non poteva farsi gli affari suoi. Sono costretto a girarmi. Non scappo, non ce n'è bisogno.
"Stewart", lo richiamo con voce seria, dopo averlo squadrato. A quel richiamo, risponde anche il ragazzo vicino Jacqueline, Fletcher.
"Professor Roberts, come sta?", mi chiede in tono beffardo, forse aspetta che risponda alla provocazione.
"Buongiorno Fletcher!", intravedo Line stringersi nelle spalle.
"Come mai lavora in una caffetteria, lei che è un eccezionale professore di matematica?", incalza Matt Stewart.
"Sai, questa è la dimostrazione che la matematica verse a qualcosa: quale buon modo di applicarla nel contare quante ordinazioni posso prendere ogni giorno, o quanto devi pagare", gli poso in modo poco elegante il conto appena stampato. "Oppure, quanto tempo ci impiegano gli studenti ad alzare il colore e andare avanti".
Mi fulmina con lo sguardo.

JACQUELINE

"Scusa - interrompo quella conversazione, come se niente fosse - puoi dirmi dov'è il bagno?", Lucas punta le sue iridi color oceano per la prima volta dopo mesi.
"Lila - richiama la ragazza dalla pelle color caramello - puoi accompagnare la signorina alla toilette, per favore?", le rivolge un dolce sorriso, mentre lei si avvicina al sua ragazzo e gli circonda la vita con un braccio.
"Certo - esclama allegra - vieni chérie, ti accompagno!", ha un forte accento francese anche se parla la mia lingua abbastanza bene. Mi aspetta e mi guida fino alla toilette. La ringrazio e entro nell'antibagno.
Guardalo il mio riflesso nello specchio. Un sorriso spontaneo fa capolino sul mio viso. 
Sapevo che primo o poi l'avrei rincontrato. Mi sento terribilmente in colpa per quello che gli ho fatto. Tutti lo odiano adesso. Gli danno del maniaco e del criminale. Gli danno dello schifoso e altre cose orribili.
Sì, ce l'ho con lui perché ha diffuso quella foto dopo che io l'avevo rifiutato, ma il resto delle voci le ho alimentate io, fingendomi vittima.
Delle voci dal tono basso ma aggressivo catturano la mia attenzione. Mi sposto verso la porta d'entrata dell'antibagno.
"Sei stato tu, non è così?", Lucas. Questa è la voce di Lucas.
"Ci sei arrivato - Fletcher. Perché sta parlando con Fletcher? - non sapevo lavorassi qui - perchè gli da del tu? - non l'avrei portata qui. Hai provato a portarmela via una volta, non lo permetterò un'altra volta. Devi sono sapere che non ho solo una foto, ma anche un emozionante video di voi due che vi scambiate effusioni".
È stato lui.
Non è stato Lucas a diffondere quella foto.
Dio, che stupida.
Guardo il mio riflesso allo specchio.
Io mi vendicherò.
Oh, sì.
Mi vendicherò.

Tra i banchi di scuola - Althea PataniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora