UNDICESIMO CAPITOLO.

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*Louis's pov*

In chiesa fu un ennesimo buco nell'acqua, quel tipo dai capelli ricci era un cugino della puttana drogata, ero vicino ad una crisi di nervi, non sopportavo quel silenzio da parte sua, era straziante.

Il tempo passava sempre più lentamente, le giornate in sua assenza erano davvero infinite, non mi restava che starmene su quella panchina, era lì che stavo bene, era lì che sentivo la sua presenza, era lì che mi sentivo completo.

Lydia era preoccupata, mi stava sempre col fiato sul collo, era diventata insopportabile, dovevo starmene solo, non volevo sentire spiegazioni, non volevo sentire altre bugie, non faceva altro che inventare cazzate, ero stanco della routine monotona e solitaria.

Colton era a pezzi, poco dopo la scomparsa di Harry aveva cominciato una storia con Ludovica, mi raccontò di quando la sorprese mentre riscaldava una dose di eroina su un piccolo cucchiaio da The, e di come ha cercato di aiutarla ad uscirne, ma l'ero era più forte di ogni cosa, Colton decise che Ludovica avrebbe dovuto scegliere o lui o l'eroina, lei aveva scelto l'eroina.

Ero sorpreso di come non avevo versato nemmeno una lacrima per quella ragazza, forse era perché associavo la fuga di Harry a lei, era solo colpa sua.

Una goccia d'acqua mi cadde sulla fronte, le enormi nuvole nere all'orizzonte scagliavano fulmini di tanto in tanto, per un attimo sperai che uno di essi mi colpisse.

[..]

Era notte fonda, mi alzai da quella panchina e mi avviai in camera. Lydia non c'era, trovai un biglietto:

"Tesoro sono andata in un pub in centro con Colton, torno presto non combinare casini. Ti voglio bene, Lydia♥.

Mi soffermai su quel cuore, lui non mi aveva mai dedicato un cuore, non era mai stato il mio Romeo, non era mai stato nulla.

Mi serviva una distrazione o avrei passato un altra notte piangendo e urlando contro il suo cuscino, ormai le lacrime erano sull'orlo di un precipizio, un battito di palpebre e avrei scatenato una tempesta, una tempesta che ormai era familiare, una tempesta che distruggeva tutto, ma non il mio amore per lui. D'istinto cercai di non piangere, aprì il cassetto del comodino di Lydia e vidi dell'hascisc, l'ultima volta che avevo fumato della droga era stato per divertirmi, ora avevo bisogno di cancellare quelle sensazioni, di cancellare il dolore, di cancellarlo.

Scrissi un biglietto, sapevo che dopo aver fumato non sarei stato ingrado di fare nulla:
"Scusa tesoro, ma ne ho bisogno"

Misi il biglietto al posto dell'hascisc, presi una cartina, del tabacco e feci un filtro con il cartone del pacchetto di sigarette, nei migliori dei modi chiusi quella canna.

L'accesi, le mani tremavano, la bocca era secca, le pupille divennero due dischi neri enormi per poi diventare piccole come spilli, tutto intorno a me girava, era una sensazione piacevole, sudavo e tremavo allo stesso tempo, piangevo e ridevo.

Dopo un po mi venne una fame cane, fame chimica probabilmente.

Afferrai le chiavi dell'auto, non ci pensai due volte, guidai fino alla tavola calda più vicino che ovviamente era chiusa, erano le tre del mattino cosa pretendevo, rimisi in moto e guidai senza una meta.

Dopo poco mi ritrovai fuori ad un bar gay, ricordavo quel posto, lì avevo conosciuto Derek, di notte era un vero e proprio bordello.

Parcheggiai in qualche modo non ricordo come, entrai barcollando, ridevo, piangevo, urlavo, tremavo, fremevo dall'idea di poter trovare Harry.

Ricordo solamente un tipo Riccio con degli occhi verdi, somigliava molto a lui, continuavo a chiamarlo Harry ma mi disse di chiamarsi John, mi portò nei cessi del bagno e mi scopò.

Non ricordo molto di quella sera, non so come tornai ai dormitori, ricordo solamente che il dolore era momentaneamente sparito e tutto era più limpido.

Another way of love. ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora