PRIMO CAPITOLO.

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Era una mattina di inizio settembre, il sole era caldissimo, l'aria afosa, mamma e papà erano sulla soglia della porta, Colton era in auto, era più in tiro del solito con il suo ciuffo castano chiaro rivolto al cielo e la sua giacca di pelle nera.

"Harry, mi raccomando non metterti nei guai" disse mamma trattenendo le lacrime e aggrappandosi al braccio di papà.

"Stia tranquilla signora Style ci penso io ad Harold" esclamò Colton premendo sull'acceleratore facendo sfrecciare l'auto.

Vidi i loro volti, sapevo che appena l'auto avrebbe girato l'angolo sarebbe scoppiata in lacrime.

Il viaggio fu abbastanza piacevole, arrivammo all'università, scesi dall'auto accesi una marlboro Gold e assaporai il primo tiro, Colton mi imito'.

Non avevamo voglia di vedere le camere, mi andava un bel caffè così ci incamminammo verso il  bar dell'università.

L'ambiente era molto soft, musica bassa, bancone in legno di ciliegio, sgabelli bianchi.

C'erano molti studenti seduti ai tavoli, chi studiava con il proprio portatile o chi scherzava con amici di vecchia data, prendemmo posto.

"Cosa vi porto ragazzi? "esclamò una bellissima ragazza dagli occhi chiari.

"Per me un caffè" feci un sorriso a trentadue denti.

"due grazie" disse Col facendo distogliere lo sguardo della ragazza dal mio.

La ragazza si allontanò.

[...]

La camera era molto graziosa.
C'erano due letti presi quello sulla sinistra vicino al bagno, avevamo un comodino a testa ed un armadio in comune.
Non avevo voglia di disfare le valigie, il viaggio nonostante fosse stato piacevole mi aveva sfinito.

"Hei Col vado a dare un occhiata in giro ti va di venire?"dissi poggiando la valigia sul letto da me scelto.

"Nah Harold salto, il viaggio è stato lungo" si lasciò cadere sul letto con uno stridio insopportabile.

Mi chiusi la porta alle spalle e camminai a passo deciso fino ai giardini, mi misi comodo su una panchina, accesi un altra sigaretta e fissai il caldo asfalto, avevo voglia di qualcosa, di qualcuno.
L'aria era afosa e insopportabile, il rumore delle auto che sfrecciavano oltre gli alberi era frastornante.

"Scusa hai da accendere" una voce calda e profonda riecheggiò nell'aria, tutto tacque.

Era una voce familiare, i miei timpani erano increduli, alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi blu e profondi, un cenno di sorriso gli apparve sul volto lasciando intravedere i suoi denti brillanti. Quella lieve barba chiara e quei capelli mi erano tremendamente familiari:

"Louis!" esclamai fissandolo impassibile.

Another way of love. ||Larry Stylinson||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora