T/n non aveva di certo iniziato la mattinata nel più idilliaco dei modi, il suo livello di irritabilità non aveva mai raggiunto un picco simile.
Appena sveglia aveva sentito una inusuale stretta allo stomaco, che presto identificò con una morsa provocata dalla fame, il che non avrebbe dovuto sorprenderla particolarmente, del resto la sera prima, di ritorno dal solito allenamento supplementare, era crollata sul letto senza neanche avere la forza di mangiare, ma solo di farsi una doccia veloce.
Si era alzata e, arrivata in cucina con la speranza di trovarli, cercò ovunque i sui biscotti preferiti, quelli ai cereali e frutti di bosco, che poi avrebbe lentamente ammorbidito nel latte.
Eppure non li trovò.
Le cadde il mondo addosso.
Non era possibile.
Non poteva mancare la colazione.
Non aveva neanche potuto gridare dietro alla sorella o tenerle un degno broncio, perché lei usciva sempre circa due ore prima che la più piccola si svegliasse, per raggiungere l'ufficio che stava finanziando la produzione del suo manga.
Se non fosse stato per quel lavoro e quella passione, t/n non sarebbe potuta fuggire da Tokyo, dal padre, dalla sua compagna e dal figlio di lei, che ormai era diventato il suo fratellastro perché adottato dal padre di t/n.
Solo quel pensiero era stato in grado di placarla, così, con la mente più lucida, decise di sostituire i biscotti con del semplice pane, senza neanche condito.
Avrebbe presto scoperto, però, che l'imprevisto della mattina non sarebbe stato l'unico della giornata.
Arrivata a scuola notò che il piazzale esterno all'entrata dell'edificio scolastico, solitamente gremito di studenti assonnati o che inveivano contro i loro insegnanti, era stranamente popolato da pochi ragazzi grondanti eccitazione.
A mano a mano che avanzava per i corridoi, sempre sorprendentemente poco affollati, gli sguardi dei presenti si spostavano su di lei e sembravano osservarla con una qualche aspettativa.
T/n a quel punto iniziava davvero ad essere turbata, non aveva la minima idea del perché fosse in quel modo al centro dell'attenzione, non che non ci fosse abituata, ma l'aria stessa era carica di tensione e speranza.
Poi, finalmente, capì.
Quando si ritrovò davanti alla bacheca scolastica vide che tutti erano radunati nei suoi pressi, e avevano la loro attenzione focalizzata su un annuncio.
Appena la videro arrivate, si spostarono, facendole spazio per farla passare.
E così accadde.
Lesse la comunicazione e tutto, le persone attorno a lei, la colazione della mattina, Atsumu Miya che si avvicinava, Ayame che tentava di richiamare la sua attenzione, perse improvvisamente importanza, per farle percepire al meglio ciò che stava leggendo.
Era una frase: "Si annuncia a tutto il corpo studentesco, agli insegnati e ai collaboratori scolastici, che venerdì 18 aprile avrà luogo la prima partita interna alla scuola, che vedrà come protagonisti sia la squadra maschile che quella femminile di pallavolo."
Breve.
Chiara.
Affilata come il pugnale che t/n si sentiva rigirare nello stomaco.
Non poteva davvero doversi già scontrare con Atsumu, riprovare quella rabbia, quel dolore, quell'inferiorità che tanto la tormentava.
Venne risvegliata dal suo momento di panico dalla voce arrogante del biondo alzatore, percependola come una crudele doccia fredda.
-Così scioccata da non riusciate a proferire parola?
T/n ringraziò tutti gli anni in cui si era impegnata a conservare un'espressione impassibile qualunque cosa succedesse.
-Così annoiata da non dargli importanza- rispose t/n con tono indifferente, mentre dentro si sentiva come se una placida isola stesse venendo distrutta da un uragano.
-Eppure credevo che ti importasse tentare di dimostrare di essere la migliore.- Miya quel giorno sembrava proprio intenzionato a ricevere una qualche reazione sconsiderata da parte della ragazza.
-Non mi serve dimostrarlo contro di te, quello è già più che assodato.
Detto ciò t/n quasi fuggì dai compagni curiosi, da Atsumu desideroso di litigare, dalla migliore amica che voleva sostenerla.
Ayame sapeva quanto quella notizia aveva potuto essere devastante, gli attacchi di panico che ne sarebbero potuti derivare, le lacrime che t/n avrebbe potuto versare in caso di sconfitta.
Ma soprattutto sapeva che la giocatrice in quella settimana non avrebbe fatto altro che allenarsi fino allo sfinimento, per tentare almeno di autoconvincersi di poterlo battere.
Esattamente in quel momento per t/n arrivò la goccia avrebbe tranquillamente potuto far traboccare il vaso.
Un messaggio da un numero sconosciuto.
Parole che le strapparono definitivamente la calma.
"Finalmente sono riuscito a trovare il tuo numero, non sai da quanto lo cercavo. Per colpa tua sono stato rispedito da mio padre, a nord. Però non preoccuparti, non mi sono dimenticato di te, come vedi. Ancora abbiamo dei conti in sospeso. Verrò a trovarti, so dove abiti, ho trovato l'indirizzo a casa di tuo padre. A presto, piccola e dolce t/n."
La ragazza uscì da scuola, non curandosi minimamente delle lezioni che avrebbe perso senza una scusa valida né per la scuola né per la sorella.
Ma aveva ben altro per la mente, qualcosa di decisamente più terrorizzante.
Il fratellastro l'aveva trovata.
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Ed ecco che arriva il quarto capitolo, spero vivamente vi piaccia.
Inoltre siamo entrati nel vivo della trama, da qui si farà tutto più intessante...
P.s.: se ne avete voglia lasciate anche una stellina :)
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AD ASTRA || Atsumu Miya x reader
FanficNon so nulla con certezza, ma la vista delle stelle mi fa sognare. - Vincent Van Gogh Esiste rivalità più grande di quella tra due alzatori? iniziata: 5/05/2021 12/05/2021: 1° #atsumumiya 17/05/2021: 1° #inarizaki 17/05/2021: 1° #haikyuuxreader ...