Chapter 3

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Il pallone toccò terra con una forza inaudita. T/n poteva ritenersi più che soddisfatta.

Finalmente, dopo circa due settimane, le attività extracurriculari erano ricominciate e la ragazza non aveva perso tempo per presentarsi al club di pallavolo femminile e prendere parte agli allenamenti della sua squadra.

Da che c'era stato lo spiacevole ma anche soddisfacente scontro, i due litiganti non si erano più incrociati, dando un appagante risultato a tutti i loro sforzi finalizzati all'evitare di incontrarsi.

Alla fin fine entrambi odiavano i loro litigi, li caricavano semplicemente di emozioni negative e non concludevano mai nulla.

In più come poteva far piacere anche solo vedere la persona che più si detesta?

In palestra, come da routine, l'aveva accompagnata Ayame, la quale era poi tornata a casa, non facendo parte della squadra.

Anche l'uniforme non era un problema, ogni anno ne davano una nuova, di conseguenza a t/n era bastato presentarsi in orario dinanzi al coach per avere la sua: una classica maglia nera che le fasciava graziosamente le forme e pantaloncini inguinali di tessuto elasticizzato, al fine di dare la maggiore manovrabilità possibile alle giocatrici.

Anche le scarpe erano totalmente nere. Il tutto era quindi perfettamente in tinta con le ginocchiere di t/n.
Del resto la scuola ci teneva a non essere confusa con altre, anche durante i ritiri con le squadre avversarie.

La divisa finalizzata agli allenamenti era però completamente diversa da quella ufficiale, che differita anche da quella maschile: bordeaux e nero alternati, con il colore della pece prevalente, opposta quella del libero.

-T/n stai immaginando quel faccino presuntuoso dal ciuffo biondo?- chiese ridendo gioviale Maki Otosaka, asso della squadra.

-Mi hai appena dato una grande idea- mormorò ispirata la destinataria della battuta.

Tutta la squadra rideva allegramente, gli allenamenti erano sempre così spensierati, solari, t/n, accanto alle compagne si sentiva come avvolta dalle calde braccia di una madre e cullata dolcemente. Le adorava.

La fine della giornata arrivò presto, troppo presto, eppure erano tutte esauste, dalla prima all'ultima.

Come ormai da consuetudine Hanna, il capitano, le lasciò le chiavi della palestra e, come le altre, si avviò verso la sua abitazione.

T/n rientrò nello stabile, sicura che non ci fosse più nessuno, ma la sua certezza venne distrutta con la velocità di un battito di ciglia: appoggiata alla rete campeggiava la figura slanciata di Maki.

-T/n.

-Maki.

-Ancora non sei stanca?

-Certo che lo sono, mi reggo a mala pena in piedi- rispose con una risata amara l'alzatrice.

-E allora perché? Perché vuoi arrivare fino al punto in cui le gambe non ti reggeranno più o fino a quando perderai i sensi? Perché non capisci che c'è un limite a tutto?- il drastico cambiamento del tono di voce dell'amica e la schiettezza delle sue parole fecero rabbrividire t/n, ma del resto Maki non girava mai attorno al discorso, preferendo di gran lunga impiegare il tempo a parlare di ciò che veramente le interessava.

-Lo sai il perché. Non ho intenzione di ripeterlo.

-T/n, ti prego, ti prego, vai nello spogliatoio e cambiati, ti aspetterò qui, rimetterò tutto a posto io, ma tu non ricominciare come l'anno scorso.- l'asso oramai supplicava l'impassibile t/n.

-Per favore, non voglio doverti nuovamente vedere quasi con la spalla slogata a forza di battute, non voglio doverti nuovamente sostenere mentre tu svieni senza un motivo apparente, ma solo per i tuoi fottutissimi allenamenti individuali- continuò non vedendo alcuna reazione da parte di t/n.

A t/n era stata spesso rimproverata la sua noncuranza nel mostrarsi completamente disinteressata per tutto ciò che non attirava direttamente la sua attenzione, anche se lei, in realtà, osservava tutto nei minimi dettagli, ogni singolo movimento della mano, espressione facciale, parola pronunciata, ma semplicemente non trovava necessario doverlo far sapere agli altri, a meno che non si trattasse di pochi eletti e situazioni estremamente particolari.

Quella non faceva parte delle eccezioni, anzi t/n non vedeva davvero l'ora di far finire l'altra per poi mandarla via.

-Non hai neanche intenzione di rispondermi? Non importa, io ci ho provato.- e detto ciò, Maki si avvio in direzione dell'uscita.

T/n la guardò andare via e ripensò al loro profondo legame d'amicizia.

Maki era stata una spalla su cui piangere, un'ancora grazie alla quale ritrovare la calma. Maki era presente la prima volta che t/n era arrivata ai nazionali e la prima volta in cui aveva perso la tanto a lei cara calma imperturbabile, che andava perennemente ad incorniciarle il viso, per colpa dell'unica altra persona che detestava con tutta sé stessa tranne il fratellastro: Atsumu Miya.

Il pensiero dell'alzatore rivale risvegliò t/n dalle sue riflessioni, così che potesse effettivamente mettere in atto ciò per cui quella sera aveva tanto penato: una sana e distruttiva, ma estremamente utile, sessione d'allenamento.

"Prima o poi capirai, Miya, che anche chi non è nato con il tuo talento può diventare una leggenda" e schiacciò.

Author
Il terzo capitolo ragazz*. Come per i precedenti spero vi piaccia e per quanto riguarda gli errori non esitate a farmeli presente!
P.s.: se ne aveve voglia lasciate anche una stellina :)

AD ASTRA || Atsumu Miya x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora