Chapter 21

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Il fatidico giorno fu il sabato direttamente successivo alla partita.

Kimiko svegliò t/n con largo anticipo, come da lei stesso richiesto, con un sorriso smagliante al quale era inspiegabilmente riuscita ad aggiungere una vena di malizia.

Il momento critico arrivò quando dovette decidere cosa indossare.

Provava una particolare e allo stesso tempo piacevole agitazione al pensiero di voler essere all'altezza prima di tutto delle proprie aspettative e poi di quelle di Atsumu.

Era, infatti, lei stessa che giudicava subito una persona tramite la cura del proprio aspetto esteriore in tutta la sua completezza, di conseguenza non si aspettava niente di meno dal ragazzo. Inoltre era stata lei ad accettare quell'appartamento, le sembrava doverosa un'apparenza impeccabile.

Atsumu sarebbe dovuto arrivare a breve, alla sette di mattina, causa il lungo viaggio per giungere a Tokio, e la ragazza era ormai pronta.

Indossare un completo giacca-gonna del colore del cielo nelle limpide giornate estive le era sembrata la scelta giusta, abbinandovi una corta canotta del colore delle nuvole benevole e dalle spalline sottili.

L'unico punto interrogativo era lo stiletto bianco dal taglio classico che aveva preferito a delle comode scarpe da ginnastica, ma pensò che gli anni di pratica a camminare sui tacchi avrebbero dato i loro frutti, o almeno sperava.

Poi le arrivò un messaggio da Atsumu che la avvertiva di essere arrivato.

Afferrò il piccolo zainetto che avrebbe sostituito la borsa e, dopo aver salutato la sorella che sapeva perfettamente quanto stava succedendo, uscì di casa.

Le sue aspettative non vennero deluse, al contrario.

Un'immacolata maglietta a larghe e lunghe mezze maniche era coperta da un leggero maglione dal taglio a gilet nei colori contrastanti del bianco e del nero, stesso colore del morbidi jeans, il tutto contornato da candide Nike Air Force 1.

T/n si ritrovò a pensare che il ragazzo, che la scrutava con un timido sorriso sulle morbide labbra, fosse di una spudorata bellezza smagliante che in qualche modo si lasciava ammirare senza farsi odiare.

I turbinosi pensieri di Atsumu non erano diversi, poiché riteneva la bellezza dell'alzatrice una lama fin troppo affilata per non esserne quasi intimidito.

Chi li avesse visti da fuori avrebbe probabilmente detto che guardarli era come osservare il cielo stellato, meraviglioso ma irraggiungibile.

La giornata nella grande città passò velocemente e tranquillamente, tra le risate cristalline della ragazza e quelle più profonde del ragazzo.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che pochi mesi prima la sola vista dell'altro avrebbe provocato il serrare della mascella per la rabbia.

Avevano deciso di riprendere il treno tardi, all'una di notte, per godersi fino in fondo ciò che Tokio aveva da offrire loro.

Atsumu, che già c'era stato, con la promessa di stupirla, portò t/n su una collinetta leggermente in periferia.

-Non avevi detto che mi avresti stupita?- chiese sarcastica t/n, scrutando lo scarno paesaggio di case coperte dalla notte che si estendeva alla base delle dolci pendici.

-Sdraiati.

La ragazza perplessa imitò l'altro stendendosi al suo fianco, lasciando che le spalle si sfiorassero.

Alzando gli occhi al cielo capì il significato delle parole di Atsumu.
La distesa interminabile di stelle faceva uscire un sospiro alla sola vista.

Trascorsero molto tempo in silenzio, con gli occhi puntati in alto e le orecchie concentrate sul pacato respiro dell'altro.

-Non so nulla con certezza, ma la vista delle stelle mi fa sognare.

La ragazza voltò velocemente lo sguardo incontrando il profilo scolpito dell'altro.

-Van Gogh.- rispose lei.

Anche l'altro si girò, le sopracciglia leggermente arcuate per la sorpresa.

-Lo sai?- il tono sfiorava l'incredulità.

-Non dovrei?

-Si, si, certo.- lui tornò a guardare il cielo con un piccolo sorriso sulle labbra, che l'altra notò.

-Ti piace? La sua produzione intendo.

-È il mio preferito.- poi, prima che la paura per le eventuali conseguenze che le sue parole potevano portare lo soffocasse, continuò -Tu mi ricordi le stelle. Così perfette ma così inconsapevoli di esserlo, che fanno dimenticare tutto tranne l'estasi che la loro contemplazione porta. Quella frase, secondo me, è stata scritta per te.

Il cuore di t/n accelerò, tremò, si scaldò e prese il sopravvento.

Del resto la ragazza aveva già lasciato la ragione da parte qualche giorno prima e si convinse che farlo nuovamente non avrebbe guastato.

Dimenticò tutto, il fastidio per il contatto, il timore, la possibilità di rimpianto, e lo baciò.

Delicatamente, in modo casto, quasi a ringraziarlo di quelle parole, ma lo baciò, e quel gesto riempì il ragazzo di gioia, che lo portò a rinnovare la promessa già fatta: se la sarebbe meritata ogni giorno, quella ragazza, mai più l'avrebbe data per scontata.

Author
Ecco il ventunesimo capitolo. Spero vivamente vi sia piaciuto, anche perché la storia ha origine proprio da questa scena che avevo immaginato in un momento di noia mentre leggevo qualche citazione di Van Gogh. Personalmente ritengo l'artista sorprendente sia dal punto di vista delle sue opere sia per ciò che ha detto e per come ha agito. Forse pazzo, distrutto e rinchiuso in un manicomio, eppure è risaputo che i più grandi geni sono anche i più grandi matti. O almeno questo è quello che penso io.
Sicuramente non interessava a nessuno, ma, visto che adoro scrivere poemi, sopportatemi :)
Se ne avete voglia lasciate una stellina!

AD ASTRA || Atsumu Miya x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora