Chapter 14

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Osamu Miya non avrebbe mai pensato di assistere ad una scena del genere: il gemello e l'alzatrice della squadra femminile, l'una nelle braccia dell'altro, sul divano di casa loro.

Era scioccante vederli così.

Eppure non ne era troppo sorpreso, aveva una mezza idea del perché tutto ad un tratto Atsumu aveva deciso di mettere da parte l'astio.

Anzi, era abbastanza palese conoscendo il vero motivo per il quale odiava la ragazza: il primo anno di superiori, lui ci si era messo con tutte le sue forze per catturare l'attenzione della ragazza più bella della scuola, fallendo miseramente e finendo per odiarla e farsi odiare, anche se Osamu era quasi certo che t/n non sopportava suo fratello per qualche altro motivo.

Osamu la sera precedente non era rientrato a casa, poiché era rimasto a dormire da Suna, il migliore amico, dopo una serata in discoteca "più che meritata" aveva detto l'altro.

I genitori, poi, non abitavano con i fratelli: la madre era con il nuovo marito chissà dove ed il padre in clinica, come purtroppo sapeva tutta la scuola.

Il ragazzo aveva il privilegio di essere il primo quel giorno a stuzzicare il fratello, e non il contrario come sempre accadeva.

Se la voleva decisamente godere la scena.

Fu così, quindi, che con tutta la delicatezza e calma del mondo Osamu riempì una brocca d'acqua e la svuotò di getto in testa la fratello, le cui imprecazioni svegliarono anche t/n.

L'aguzzino dai capelli grigi risparmiò i due dal fornirgli spiegazioni, ma avrebbe torturato Atsumu per sapere perché tutte le ore che aveva passato a doverlo ascoltare blaterare qualcosa che aveva come concetto fondamentale il suo essere il migliore e tutte le altre idiozie possibili immaginabili che potevano uscire dalla sua bocca, erano state vanificare così in poco tempo ed in quel modo.

T/n non appena si svegliò percepì l'anomalo sentore di bagnato sui capelli e sui vestiti.

Le ci volle qualche secondo per realizzare cosa era successo e non le ci volle più di tanto per scoppiare a ridere alla vista di un Atsumu completamente fradicio, visibilmente alterato e che evidentemente non aveva gradito la sorpresa.

Vide il più pacato dei due fratelli sghignazzare come poche volte l'aveva visto fare e poté immaginare la soddisfazione che in quel momento poteva provare.

Poi realizzò di non trovarsi a casa sua, con una coperta addosso, sdraiata sul divano ed ancora in divisa.

Lo shock, però, fu ricordarne il motivo.

Smise di ridere mentre le immagini della sera precedente invadevano la sua mente e si strinse la coperta addosso, come se farlo potesse esserle in qualche modo d'aiuto.

Atsumu realizzò immediatamente cosa passava per la mentre della ragazza, che ormai si era allontanata da lui.

-Osamu, per favore lasciaci un attimo da soli.

-Non vi è bastata tutta la notte? Io vorrei prepararmi la colazione.- rispose l'altro indicando la cucina che si trovava nello stesso ambiente del salotto.

-Lo so che per te è una questione di vita o di morte, ma guarda caso sarei ben felice di non averti più tra i piedi, quindi ora vattene.

Con molta poca delicatezza il più scuro dei due se ne andò.

-T/n.

-Mh?- t/n si voltò verso il viso verso il ragazzo.

-Lo sai che adesso andremo a denunciarlo, vero?

-Cosa?

-Non avevi intenzione di farlo?

-No, certo che lo farò, però non credevo subito, ecco.

-E quando avevi intenzione di farlo, sentiamo.

-Non so, magari quando il solo pensare a lui non mi farà più sentire come se stessi soffocando, cosa dici?- il tono era sarcastico, ma le parole terribilmente vere e le emozioni che le si attorcigliavano nello stomaco si riflettevano chiaramente sul suo viso, quindi non ci fu bisogno di esprimerle.

Quando andarono alla centrale a denunciare l'avvenimento t/n per poco non lascio parlare solo Atsumu, l'ultima cosa che voleva fare era dover rivivere il tutto abbastanza vividamente da poter raccontare.

La parte più difficile, però, fu doverlo raccontare ad Ayame, Maki e Kimiko, le uniche tre persone a cui non lo avrebbe tenuto nascosto per alcuna ragione al mondo.

Le reazioni furono differenti: Ayame iniziò a pensare a "tutti i possibili modi di castrare un uomo"; Maki giurò che se solo avesse rivisto girarle nuovamente attorno non avrebbe più risposto delle proprie azioni; Kimiko semplicemente l'abbracciò e a quel punto t/n versò tutte le lacrime che tratteneva dal giorno precedente.

Le uniche altre volte che vide Genjo furono quando tornava da scuola ed ogni tanto sugli spalti di qualche amichevole, ma non si era più avvicinato.

Il ragazzo aveva, infatti, un ordine restrittivo che gli impediva di avvicinarsi più di tre metri, tutto merito dell'idea di Atsumu, che, anche se dolorosa, aveva dato i suoi frutti.

Poco dopo t/n seppe che era ripartito per il nord del Giappone, tornando così dal padre, e permettendole provare a riacquisire la serenità che aveva prima del suo arrivo.

T/n, però, ormai non riusciva più a trovare affettuosa neanche una mano sulla spalla o il semplice arrivare di soppiatto.

Aveva imparato ad odiare le sorprese così come il contatto fisico, indiscriminatamente da chi glielo stesse offrendo.

Author
Non so, Osamu e Atsumu me li immagino tipo in competizione costante su chi rompe le palle prima hahaha
Comunque spero vi sia piaciuto e se ne avete voglia lasciate una stellina :)

AD ASTRA || Atsumu Miya x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora