Capitolo III

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Non chiusi occhio per quella che mi parve un eternitá: c'erano troppi rumori nella foresta. Dovevo dormire un pó se no non avrei potuto continuare il mio cosiddetto viaggio, ma quando le prime luci dell' alba penetrarono tra gli alberi mi resi conto di essere stata sveglia tutta la notte. Allora, rassegnata al fatto che mi sarebbe toccato camminare per tutto il giorno senza poter fare una minima pausa, tranne quella ovviamente per il pranzo, mi decisi a prendere le mie cose e cominciare a camminare. Peró non sapevo che direzione prendere. Iniziai a preoccuparmi: come avrei fatto? Beh, visto che la mia stanza era piena di libri, mi ricordai che ne avevo alcuni che trattavano di astronomia e quindi, pur non essendo andata a scuola (non c'erano scuole nel Regno tranne quelle di combattimento e di magia, quindi quelli che volevano studiare dovevano comprarsi i libri e studiare a casa), sapevo che, quando sorgeva, il sole si trovava a est. Cosi feci la parte della bussola vivente rivolgendo la mia mano destra verso il sole, perció dedussi che il sud si trovava dietro di me. Cominciai a camminare. Questa parte del viaggio era la piu noiosa, quindi vi risparmio i dettagli. Riguardo la mia famiglia, se vi state chiedendo come mai non mi avessero cercata, dovete sapere che in realtá sia mio padre che i miei fratelli hanno perlustrato casa e tutto il paese nel tentativo di trovarmi, ma non hanno minimamente pensato che fossi andata nella foresta. Non sapevano che volevo partecipare alle selezioni, ne sapevano che mi ero allenata per quello. Sapevano solo che la loro Keyla era sparita.

Bene, tornando alla nostra storia, ero appena uscita dalla foresta che trovai un villaggio. Decisi di fermarmi in una taverna a mangiare e riposare, visto che era sera, per potermi recare l' indomani mattina all' Arena, dove si tenevano le selezioni. Entrai nella taverna, non era molto ospitale, c'erano sedie e tavoli di legno malconci, ovviamente erano li da moolto tempo. Non c'erano finestre e l' unica fonte di luce proveniva da molte candele appese ai muri: stavano risparmiando. Ero sicura che da come era ridotto il posto che anche la cucina non sarebbe stata molto invitante. Mi sedetti e chiesi qualcosa da mangiare. L'oste mi guardó come a chiedersi cosa ci facesse una ragazza della mia etá, che non fosse una ladra o anche un' assassina, in un posto del genere. In effetti, nelle taverne non potevi che trovare malcapitati e criminali, oltre che i soliti bevitori accaniti. Mangiando piu velocemente possibile ció che l'oste mi portó, uscii in tutta fretta, riconsiderando l'idea di passare la notte lì.

- Ahi! - avevo sbattuto contro qualcosa, o meglio dire qualcuno. - Ei ragazzina... che ci fa uno splendore come te in un posto del genere? - disse l' uomo, grosso, barbuto, sicuramente ubriaco a giudicare dal suo precario equilibrio e dal suo alito pestilenziale. - Non sono affari tuoi. - risposi cercando di non essere tradita dalla mia voce, ma questo qui era troppo sicuro di se, avevo un brutto presentimento. Cercai di passare ma lui mi si mise davanti. - Eh no ragazzina, di qui non passi. Divertiamoci un po, che dici? - cominciava ad avvicinarsi. Io ero disarmata. Ma perche ho messo il pugnale nello stivale? Da lí non mi sarebbe servito a nulla.

Cominciai a indietreggiare, non avrei mai potuto combattere contro di lui, anche se ubriaco fradicio era pur sempre il triplo di me. Cosa potevo fare? Allora mi venne in mente che potevo aggirarlo, cosi mentre io indietreggiavo e lui si avvicinava ad un certo punto scattai e tentai di passargli di fianco ma appena lo feci lui si giró e mi prese per i capelli. Sentii un dolore atroce alla testa.- Lasciami! Lasciami andare!- : -Dai ragazzina, vieni con me che ci divertiamo un pó-Nella taverna gli altri ridevano, divertiti dallo spettacolo offertogli dal loro amico, ma non c'era niente di divertente. Tra quella banda di criminali vidi che c'era anche un ragazzo, che aveva circa la mia etá magari qualche anno in più. Lo guardai, le lacrime insistevano per uscire ma le ricacciai indietro. Il tempo sembrava essersi fermato, i suoi occhi erano di un blu magnetico con sfumature di ghiccio e io mi ci aggrappai tentando di resistere al dolore. Ma tornai alla realtá non appena il tipo che mi aveva presa mi diede uno strattone e a quel punto cacciai un urlo mentre una lacrima mi rigava il volto. A quel punto gli occhi del ragazzo si riempirono di rabbia, disprezzo, disgusto nei confronti di quel rozzo energumeno. - Amico, credo che tutti ci siamo divertiti qui, adesso puoi anche lasciarla andare- disse alzandosi molto lentamente, con una calma innaturale che contrastava la rabbia che esprimevano i suoi occhi. Al mio molestatore a quanto pare non gli piacque essere stato interrotto. -Ragazzo, io faccio quel che mi pare e adesso ho trovato un bel nuovo giocattolino, quindi voglio giocarci un po.- cominció ad accarezzarmi il collo fino a scendere alla pancia. A quel punto il ragazzo sconosciuto si avvicinó minacciosamente e lo fulminó con lo sguardo -Togli quelle tue luride mani da lei- l'energumeno ignoró l'avvertimento e tentó di dare uno schiaffo al mio salvatore, ma il giovane fu piu veloce, lo schivó e gli tiró un pugno in pieno viso. A questo punto mi prese una mano -Vieni! Corri!-

Keyla Mandram e la Signora del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora