Capitolo IV

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Corremmo fino a quando non ritenemmo di essere abbastanza lontani da quel squallido posto. Ci fermammo, riprendemmo fiato. Guardandomi bene attorno notai che ci trovavamo in una piccola via, molto stretta, alla quale si affacciavano una serie di case, una affianco all'altra. La strada era lastricata, ma qualche lastra di pietra era rotta e c'era qualche buca qua e lá. Il cielo si stava oscurando, gli ultimi deboli raggi del sole lo coloravano di una vasta gamma di colori accesi: rosso, arancione, rosa, viola e, infine, a est un blu scuro, che preannunciava l'arrivo della notte, accompagnata dalle lune e dai fuochi celesti. Pensai a quanto mi sarebbe piaciuto poter immortalare quel bellissimo istante su una tela. Solo dopo mi resi conto di dove mi trovavo, e che il ragazzo era ancora qui e mi guardava. Nei suoi occhi adesso leggevo curiositá, era come un libro aperto. -Beh, un grazie credo di essermelo meritato direi- ma guarda un po te, che presuntuoso. -Ce la facevo benissimo da sola- bugia di dimensioni colossali, ma ero una persona orgogliosa. -Certo, allora direi che me ne posso anche andare, tanto saprai cavartela in cittá. Scommetto che hai anche un posto dove dormire.- disse con un sorriso stampato in faccia. Aveva colto nel segno. Ero in una cittá straniera, senza un soldo (a quelli non avevo pensato, ma quanto so essere stupida?), non sapevo dove avrei dormito e in piu mi ero gia cacciata nei guai. Se non fosse stato per lui sarei nelle grinfie di quel pazzo, ma mi rifiutavo comunque di ringraziarlo. Mentre io riflettevo su queste cose lui mi guardava con quei suoi bellissimi occhi, i capelli di un biondo cenere, con qualche riflesso piú chiaro, sicuramente dovuto al sole, un ciuffo ribelle sul viso e un sorriso fantastico. Rise divertito -Se hai finito di contemplare la mia infinita bellezza, vorrei sapere il tuo nome- Perfetto, avevo appena fatto una figuraccia, diventai rossa come un peperone. Cosa mi stava succedendo? Mi ero completamente imbambolata! -K-keyla...- e adesso balbettavo pure. Va bene, ero finita. Piú in imbarazzo di cosí si muore. Quanto volevo morire io in quel preciso istante. Ripresi il mio contegno, per quanto potevo. -Ora sai il mio nome, ma io non so il tuo- risposi. Lui mi guardó ancora con quella sua espressione divertita. Ma che ci trovava di divertente? -Beh hai l'immenso piacere di conoscere Will- e fece un lieve inchino. Gli risposi per le rime -Sono onorata vostra maestosità- a questo punto scoppiammo a ridere. Ridevamo talmente forte da farci sentire in tutto il paese e ci beccammo in testa una secchiata d'acqua gelida da parte di un vicino non molto contento della nostra ilarità. -Dai vieni, conosco un posto dove puoi passare la notte- : -Va bene, dai, ti seguo- Ricominciammo a correre, ridendo come dei matti per la nostra piccola avventura, finchè non arrivammo davanti una casa. Era molto ben curata, non da ricchi ma neanche da poveri. Era a due piani, in pietra, con due piccole finestre al piano superiore. Will aprí la porta e mi fece cenno di entrare. Anche all'interno non era molto particolare. C'era una stanza molto ampia con tavolo e sedie, dalla parte opposta quello che, dedussi, era una cucina ma molto piccola, c'erano un fornello, alcune mensole, e un lavandino. E poi dritto davanti a me, a un paio di metri piú avanti c'erano delle scale che portavano al secondo piano. Un dettaglio mi colpí subito: era molto silenziosa. Mi aspettavo di trovare i genitori di Will e magari anche qualche fratello o sorella se ne aveva, ma invece stranamente non c'era nessuno. -Ma i tuoi genitori?Non sono in casa?- : -Ma che fretta che hai, ci siamo appena conosciuti e vuoi già conoscere i miei genitori? Devo proprio aver fatto colpo- a questa risposta arrossii violentemente, ma mi girai subito, senza rispondere. Feci invece un'altra domanda -Abiti da solo?- a questo punto mi sembrava l'ipotesi piu logica, anche se la casa rimaneva comunque troppo grande. -No, abito con due amici, tra poco dovrebbero tornare. Te li presenteró-

All'improvviso cominció a pulsarmi la testa, un dolore costante, come se qualcuno continuasse a colpirmi ripetutamente, la vista mi si appannó. Dovetti cercare un sostegno, cosí tentai di avvicinarmi al tavolo ma, non appena feci un passo, una fitta allucinante mi colpí alla schiena e gemetti. Will, che nel frattempo era andato in cucina, stava tornando e , quando mi vide la sua faccia prese un espressione preoccupata -Keyla ti senti bene?- non avevo la forza per rispondere cosí annuii ma lui non mi sembró convinto. Ero quasi arrivata al tavolo ma a quel punto una fitta piú forte mi colpí alla testa e svenni. L'ultima cosa che sentii fu la voce di Will che urlava il mio nome.

Keyla Mandram e la Signora del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora