Capitolo XIV

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Ogni giorno Shado veniva da me, mi torturava con ogni attrezzo esistente, mi avvelenava e io passavo dalla coscienza all'oblio, per poi risvegliarmi e ricominciare da capo. Se non ero diventata pazza era perchè continuavo a pensare al ragazzo dagli occhi verdi. Lui mi aiutava a sopravvivere. Quando la tortura terminava Shado mi chiedeva -Sei pronta a servire Morte?- e quando io rispondevo -Mai- sorrideva, sapendo che questa risposta le avrebbe dato più tempo per giocare con me. Ormai ero talmente stanca che non riuscivo più a muovermi, il mio corpo era pieno di cicatrici e bruciature. Ma non mi sarei arresa. Mai. Quando Shado se ne andava, veniva da me un'altra ragazza che mi dava il minimo indispensabile di cibo per sopravvivere, il che mi aveva fatta dimagrire molto. Dopo quella che mi parve una settimana, non percepivo più il dolore. Adesso era solo un lieve fastidio, stavo anche diventando immune ai vari veleni. Perciò, nonostante soffrissi le pene dell'inferno e più volte avevo desiderato morire, stavo diventando più forte. Dovevo continuare a fingere fino a quando mi fossi rimessa in forze. Ero riuscita a impietosire la ragazza che mi portava da mangiare, così mi portava più cibo del necessario ma non abbastanza da farmi ingrassare. In quel modo non avrei destato sospetti a Shado. Stavo dicendo, non appena mi fossi rimessa in forze, avrei approfittato del momento in cui la ragazza, Pen, mi faceva mangiare così da potermi liberare dalle catene. Avrei usato la forchetta. Non era un piano molto ingegnoso, ma ai miei occhi disperati sembrava geniale. Così dopo un altra settimana e mezzo di torture, avevo finalmente sviluppato una completa insensibilità al dolore e ai veleni che mi permise di rimettermi in forze. Una sera, Pen arrivò, mi slaccio le catene che mi tenevano ferme le mani e mi diede un piatto pieno di una brodaglia che doveva essere una zuppa, con delle verdure che vi galleggiavano dentro. Mi preoccupai visto che aveva portato solo il cucchiaio, ma poi tirò fuori anche un piatto con pezzi di carne non molto appetitosi che mi fece mangiare usando la forchetta. Quando si voltò per mettere il piatto di zuppa ormai vuoto sul tavolo, ne approfittai per colpirla più forte che potevo alla nuca e lei svenne. Velocemente scassinai la serratura delle catene, trucco insegnatomi da mio fratello. La mia famiglia. Quanto mi mancava. Mi riscossi da quei pensieri e mi alzai. Mi sorprese un capogiro ma, appena mi stabilizzai, uscii di soppiatto dalla stanza. Percorsi un paio di corridoi. Non sapevo dove andare quindi tirai un po a caso. Avevo deciso di esplorare il luogo in cerca di una via di fuga. Tenevo la forchetta sempre con me, per sicurezza. Il mio piano non era di scappare, sapevo che non ce l'avrei mai fatta. Dato che, dal momento in cui Shado mi lasciava in pace al momento in cui veniva Pen passavano circa tre ore, avevo deciso di utilizzare quel lasso di tempo per esplorare il posto, preferibilmente non facendomi catturare. Quando avrei trovato una via d'uscita, avrei organizzato la mia fuga. Tutto questo lo avevo pianificato quando mi ero resa conto che me la sarei dovuta cavare da sola, che nessuno mi avrebbe aiutata. Intanto, ero arrivata a un corridoio un pò più lungo degli altri. Era anche più largo e ai lati c'erano quelle che sembravano delle celle. In alcune si trovavano degli scheletri, in altre, degli uomini. Quando mi videro, tutti supplicarono di essere liberati. Non potevo fermarmi così continuai a camminare. Solo un prigioniero mi colpì. Era più grande di me, avrà avuto una ventina d'anni. Molto magro, i muscoli ben in evidenza. Se ne stava per terra appoggiato al muro, in silenzio. Non so perchè ma mi avvicinai e scassinai la serratura, aprendo la cella. Qualcosa mi diceva che potevo fidarmi di lui. Appena si fu reso conto di essere libero, si alzò e mi guardò -Corri!- mi guardai attorno per capire il perchè di quella fretta, quando vidi due ragazze simili a Shado che si stavano avvicinando. Erano sicuramente delle guardie. Seguii il ragazzo che si era messo a correre. -Sai almeno dove stiamo andando?- senza voltarsi mi rispose -Certo, fidati!- il mio ingegnoso piano andò a farsi benedire.

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Spazio autrice
Salve amici! Ecco la nostra Keyla che riesce a non farsi sottomettere, ha una grande forza d'animo. Secondo voi riuscirà a scappare? Può fidarsi di questo suo improvviso nuovo alleato?
Commentate e votate!!
Pubblicizzo "Angel of Death" di Scarlight_
Ciaooo

Keyla Mandram e la Signora del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora