Psicotici che preparano cordon bleu vegetariani

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«Ma dobbiamo proprio andarci?» domando.

«Io sì, se tu non vuoi venire, è ok» mi risponde Da, da davanti allo specchio. Si pettina i capelli ancora una volta, poi si annoda la cravatta bordeaux e si spruzza il profumo. Insopportabile vanitoso.

«Non è che poi ti incazzi perché non partecipo mai a eventi mondani con te?»

«No» continua, ridacchiando.

«Che cosa ridi?»

«Sei buffo. Eventi mondani... è un'inaugurazione, mica una cena col principe di Monaco»

«L'inaugurazione di un posto da architetti super fighetti»

«E il tuo fidanzato è stato invitato, lo rende un architetto super fighetto?»

«Architetto sì, la tua laurea ne è la prova... Super fighetto, opinabile»

«Quindi non vieni?»

«Non è che non voglio...» inizio, sventolando una mano all'aria. «...è che mi sento un cretino»

«Sentiamo la stronzata...» sospira.

«Conciato così? Sono stupido». Questa camicia è appositamente stretta per risaltare dei muscoli che non ho, quindi l'unico effetto che ha è quella di soffocarmi e farmi sembrare un insaccato. Gli ultimi due bottoni slacciati per mostrare un pelo pettorale a evidenziare una mascolinità inesistente. Una giacca che non ho mai messo mi fa sembrare un manichino in un negozio di vestiti formali. E dei pantaloni scomodi con delle tasche piccole. Quanto odio questo outfit.

«Sei molto sexy, invece» commenta, facendo scorrere lo sguardo lungo tutto il mio corpo.

«Ma il tuo giudizio non conta...» piagnucolo.

«Come non conta? Il mio giudizio è l'unico che conta.»

«Sì, ma tu sei l'architetto super fighetto simpatico, magari gli altri sono architetti super fighetti con la puzza sotto il naso»

«Oh, sì, sono tutti super snob»

«Ecco. Odio la gente così» asserisco.

«Mica ci devi avere a che fare»

«E che faccio? Rimango in un angolo tutta la sera?»

«Vuoi rimanere a casa?»

«No, voglio venire con te»

«Perfetto, perché è ora di andare» conclude, uscendo dalla camera da letto. Poi si blocca davanti alle scale, si volta e mi sorride. «Sei fantastico. E bellissimo. Non hai niente di cui preoccuparti, ok?»

«Non voglio farti fare brutte figure»

«Tu non mi fai fare nessuna brutta figura. Smettila, non farmi girare le balle» mi rimbrotta, poi mi bacia e mi dà un buffetto sulla guancia. Sospiro, non sono per niente sicuro. Proprio per niente. «Via le paranoie» esala, con voce forzatamente profonda, agitando le mani attorno la mia testa. Ridacchio, che rincoglionito.

«A che ora finirà questa "inaugurazione"?»

«Quando ci rompiamo, prendiamo e veniamo a casa. Stasera dobbiamo continuare...»

«Quella stupida serie da ragazzini?»

«Non dire che Jane The Virgin è una serie da ragazzini»

«È stupida»

«Ormai l'abbiamo iniziata. La finiamo, non si discute»

«Dittatore» brontolo, ormai all'ingresso. «Mi spieghi dove metto il portafoglio? In queste tasche di merda non ci sta» sbotto, infastidito. Lui, incredibilmente naturale, mi apre la giacca, prende il portafoglio e lo infila in una tasca interna, di cui ignoravo l'esistenza. Oh.

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