Elefanti e gocce di sangue

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È una buona idea? Forse no. Appena ha accostato sotto "casa" mia, ha guardato dubbioso il palazzo, quando sono salito in auto, non sapevo benissimo come salutarlo –bacio, stretta di mano, o bacio sulla guancia? Bho– e abbiamo passato tutto il viaggio in un mezzo silenzio. Credo di aver fatto un passo falso rispondendo "bho" alla domanda "come va?". Mai stato così ansioso di parlare con Dario in tutta la mia vita. A questo punto la domanda giusta è: perché ho accettato? Perché ho avuto uno dei miei imbarazzantissimi breakdown emotivi davanti a quei due cretini e mi hanno convinto ad accettare per mettere a posto questa sciagura. Anzi, hanno deciso che avrei accettato e avrei messo a posto questa sciagura.

«Che mi sono perso?» mi chiede Da, tornando dal bagno e sedendosi sorridente davanti a me. Quanto sono masochista a pensare che lo amo ancora tantissimo? Stupido Adam, un minimo di lucidità.

«È arrivato il cibo. E sembra buonissimo» mormoro.

«Ottimo» conferma, con un sorriso. «Allora...»

«Da, che cos'è tutto questo?» domando, provando a indicare la situazione.

«Una cena. Una roba tranquilla»

«Oh... ok. E... lo scopo di questa cena tranquilla?»

«Vorrei... non so... ricominciare? Da dove ci eravamo lasciati, insomma...»

«Ah...»

«Seriamente, io non volevo che ci lasciassimo in primo luogo...»

«Era una pausa. E sei stato tu a "indirla".»

«Le pause finiscono sempre con la rottura. E... vabbè, ero incazzato, non mi va di girarci tanto attorno» sospira, alzo lo sguardo su di lui per trovare il suo viso arricciato in una faccia pensierosa. «Vogliamo parlare dell'elefante nella stanza?» mi chiede.

«Quale dei due?»

«Tutti e due, già che ci siamo...»

«E sia...» sospiro. Poi mi ricordo dei miei fantagenitori Giorgia e Andrea e di ciò che mi hanno consigliato di fare: iniziare io. E col farmi dare dei consigli da quella squilibrata di Giorgia e quel mezzo pervertito di Andrea, ho ufficialmente toccato il fondo. «L'elefantino nella stanza: prendiamo un acquario con dei pesci, o un criceto, una roba del genere... o, comunque, per favore, pensiamoci bene, veramente bene. Guardiamo i pro e i contro, facciamo delle liste e informiamoci, non lanciamoci alla cazzo di cane in qualcosa di più grande di noi...»

«Intendi...?»

«Per il figlio...»

«Ah. Sì. Certo. Io l'ho proposto... senza pensare al fatto che tu sia leggermente psicopatico su questo argomento e avrei dovuto farlo con più calma e più tatto. Ciò non toglie che mi piacerebbe, ma avrei potuto essere più delicato. Ci pensiamo e prendiamo una decisione, a mente fredda e senza incazzarci continuamente. E comunque vada, andrà bene...»

«Sì. Non è esclusa la possibilità che possa cambiare idea, ma... devi portarmi prove e arringhe molto convincenti per farmi mollare tutto e andare a fare un bambino»

«Non è esclusa...?»

«Non montarti la testa, non ho detto di sì» preciso, in fretta, con un dito alzato. «Per quanto riguarda... bhe, insomma, per il resto, mi dispiace... ti sembrerà la solita lista di cliché rosa e di scuse campate per aria, ma... sono sicuro di essere felice e innamorato di te, non... non voglio nessun altro accanto a me, né in passato, né ora, né mai... ti amo e... quando mi vengono dei dubbi, non significa che... sono infelice, o mi sto dando un contentino... molto spesso sono... solo dubbi, rimangono tali, altre volte non sono nemmeno dubbi su di me o su di noi, è solo... stupido riflesso innato che se uno mi dà un bacio, io mi scosto... Non voglio assolutamente che pensi che un giorno smetta... o abbia già smesso di... non so, lottare per noi... E sono pronto a... impegnarmi di più, se questo... se questo ti rende più sicuro, o non lo so... se vuoi delle conferme, insomma.»

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