Nuvola glitterata sul Belvedere da Passano

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Sbuffiamo quasi a tempo. «Ma è mai possibile?» brontola Da. «Un acquazzone. Che palle. Piove.»

«Lo vedo» commento.

«Non voglio bagnarmi i capelli. Diventano una merda.»

«Non dirlo a me.»

«Sì, tu diventi un rapper afroamericano cresciuto nel ghetto...». Annuisco, continuando a guardare la pioggia incessante, poi sospiro. Potevamo scegliere un posto più vicino per parcheggiare? Bhe, oddio, no. C'era un pienone, abbiamo parcheggiato nel primo posticino disponibile.

«Bhe, almeno uno di noi due si deve bagnare...» osservo. «Tu...»

«Non è giusto»

«Allora ci bagnamo insieme...»

«Che egoista, non salvi nemmeno il tuo fidanzato dalle burrascose intemperie...» piagnucola. Ridacchio e mi faccio una specie di ombrello con le mani, iniziando a correre verso la macchina. «Stronzo!» esclama, dietro di me. Rido ancora e, dopo aver messo il piede in una pozzanghera, mi ritrovo davanti al cofano della macchina, un secondo prima di voltarmi e vedere Da prendere un viandone e crollarmi addosso.

«Non cadere» sghignazzo, tenendolo per le braccia.

«Pioggia di merda» sibila, passandosi una mano nei capelli ormai zuppi. Mi abbasso quel tanto necessario per baciarlo, così almeno pensa ad altro e non alla sua pettinatura rovinata. «Il bacio sotto la pioggia, comunque, non mi dispiace» soffia, appoggiandomi le mani sulle spalle. Gli sorrido e gli do una carezza sui capelli, sporgendomi indietro per appoggiarmi al cofano. «Col cavolo che ti appoggi sulla macchina, le borchie dei jeans graffiano...»

«Giuro, non ti reggo quando te ne esci con ste cose da italiano medio...» brontolo.

«È il colore, si vedono tanto i graffi su sto grigio»

«E l'hai pure pagato, pensa te...»

«Perché obbiettivamente era il colore più bello» asserisce, secco, con uno sguardo da persona che non vuole continuare la conversazione. Testone che non è altro, è andato a spendere una barca di soldi per sta macchina, per poi rovinarne tutta l'estetica semi sportiva col seggiolino per Felice. Poteva comprarsi un'utilitaria come fanno tutti i genitori del mondo, ma no, Dario deve fare le cose tutte al contrario. «Comunque... non ho particolarmente voglia di andare a casa a rincoglionirmi...»

«Neanch'io». Incredibilmente, ho voglia di fare cose a caso. Il temporale estivo mi ha dato una botta di vita pazzesca. E il fatto che, invece di essere sudato e spossato dai quaranta gradi, sono tutto bagnato e quasi infreddolito aiuta parecchio.

«Allora, facciamo qualcosa.»

«E che vuoi fare?». Non risponde subito, rimane fermo come una statua a riflettere, con tanto di posa alla "pensatore", poi alza lo sguardo su di me, sbatte un paio di volte le palpebre e sorride.

«Ho avuto un'idea.» asserisce, impettito, poi fa il giro dell'auto e apre la sua portiera.

«Che idea?»

«Sorpresa»

«Un altro atteggiamento che reggo a stento: l'uomo misterioso.» borbotto, salendo in macchina. Ridacchia e si sporge per darmi un bacio sulla guancia. Accende il motore, ingrana la retro e fa una di quelle sue partenze arzille che mi fanno sussultare il cuore. «Ma dico io, piove, si scivola, vai piano...»

«Il nonno ai trenta all'ora è un atteggiamento che io non reggo per niente...»

«Il mio atteggiamento da nonno non mi ha mai fatto tamponare una signora al semaforo...»

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