La vita di T/n

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Allora , premetto che non sono un'esperta , però queste sono alcune indicazioni che vi aiuteranno a orientarvi meglio nella storia:
t/n = tuo nome
t/c = tuo cognome Grazieee, buona lettura :)
Ho vissuto nella prefettura di Myiagi per molto tempo quando ero piccola, anche se ormai, non sento di appartenere a nessun posto in particolare ; per il lavoro di mio padre ci siamo sempre trasferiti da un luogo all'altro, ma , inizialmente , questi spostamenti erano sporadici e dalla durata relativamente breve, poi, iniziarono a farsi sempre più frequenti. Se quando ero piccola al massimo trascorrevamo qualche settimana lontani da casa ,poi, da quando ho iniziato le medie, nel giro di qualche mese ci trasferivamo in una nuova città e io , ormai, non mi impegnavo più nel cercare di conoscere persone nuove o farmi degli amici. L'unica mia consolazione, via di fuga, era ed è sempre stata la pallavolo , la mia ancora di salvezza: da quando toccai per la prima volta quella palla , capii che non l'avrei più lasciata andare. Mi allenai da sola durante tutte le elementari e quando finalmente , ebbi l'occasione di giocare veramente, a causa degli spostamenti, tutti i miei sforzi andarono in fumo.
Le prime volte, quando mi iscrivevo ai club, nonostante il mio impegno, gli allenatori non mi prendevano sul serio, per via della mia breve permanenza e rimanevo in panchina, malgrado la mia bravura. Pian piano, accumulando la frustrazione di vedere il mio sogno sfuggirmi davanti agli occhi, la mia motivazione svanì e persi la speranza. Una delle scuole medie in cui passai più tempo fu la Kitawaga Daiichi, dove conobbi Toru Oikawa , soprannominato il " grande re ", un alzatore eccezionale ed a quei tempi, mio unico amico: la cosa che mi colpì più di lui era la sua padronanza della palla, la sua grazia e la sua capacità di sfruttare al meglio i suoi schiacciatori. Non so esattamente cosa ci spinse a diventare così intimi, ma forse, in fondo, mi trovava uno spreco; vedendomi giocare in campo mi rivelò in segreto che la mia abilità era al di sopra del normale, un talento, che dovevo far fruttare. Lui , era arrivato a questo punto solo grazie al suo impegno e alle sue forze e non sembrava soddisfatto di ciò. In un certo senso, ci consolavamo da soli. Alla fine dovetti abbandonare anche quella scuola, ma lui, è tuttora il mio più grande amico.
Arrivarono finalmente le superiori, aria di cambiamento : d'altro canto , a sedici anni, ti aspetti un po' di libertà, no? Ritornai nella mia amata Myiagi per qualche mese e per trascorrere del tempo con mia cugina Kiyoko , scelsi il Karasuno. Mio padre, in realtà, visto il mio ottimo rendimento scolastico, aveva proposto la Shiratorizawa , dove conoscevo già moltissime persone, ma , non so esattamente il motivo, volevo cambiare aria. Purtroppo, questa apparente stabilità durò poco, infatti, dopo quattro mesi , mi ritrovai a Tokyo. Ormai avevo smesso con la pallavolo, però, volevo ancora rimanere a contatto con essa, così ebbi una grande idea ; perché non trovare il modo di aiutare una squadra? Visto che non avevo la giusta sicurezza di partecipare, almeno, potevo dare una mano e osservare da lontano , questo sì, mi bastava. Così , a metà anno, iniziai a frequentare la Nekoma e mi proposi come manager visto che ne erano sprovvisti. In poco tempo mi trovai perfettamente in sintonia con i giocatori: parlando della squadra , posso dire che erano perfettamente coordinati, avevano una solidissima ricezione e sapevano come comportarsi in ogni situazione. La mente lì era Kenma Kozume , un timido strambo apparentemente disinteressato a tutto: a prima vista, mi incuriosì davvero molto.
Tutti ne furono sorpresi , persino io, quando il sentimento di interesse divenne reciproco; durante le partite, mentre io studiavo i suoi movimenti ,lui studiava me, il mio sguardo, le mie parole. Da un lato ne ero infastidita perché mi sentivo costantemente osservata, in ogni momento, ma dall'altra, non mi dispiaceva, perché io facevo lo stesso con lui. Un giorno, arrivando in anticipo per gli allenamenti , lo trovai su una panchina all'entrata, intento in un videogioco e a quel punto, decisi di non disturbarlo, sapendo quanto gli piacessero i suoi giochini, ma , ad un tratto, mentre passavo, mi bloccò il polso e mi disse: - T/n , tu sai giocare a pallavolo, mi sbaglio?- .
Non ero sicura di voler rispondere, così, cercai, tranquillamente di liberarmi dalla sua stretta, ma lui strinse ancora di più , mi avvicinò a se bruscamente e con voce calmissima replicò :- Vedi, io lo capisco, da come segui il gioco, e i miei ragionamenti, ti brillano gli occhi, vorresti giocare anche tu ? -. Improvvisamente, entrambi fummo sorpresi trovandoci l'uno a pochi centimetri dall'altra , infatti, scorsi un tenue rosso che si accendeva sulle sue guance, si spostò e dirigendosi verso l'entrata della palestra, mi chiese di seguirlo.

-𝐆𝐚𝐦𝐞-  𝐇𝐚𝐢𝐤𝐲𝐮𝐮𝐱𝐑𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora