Escape

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-T/c sei attenta?-
Vengo riportata alla realtà dalla voce del professore.
-Si-
Dopo un lungo dibattito mentale sul venire a scuola o meno, mi trovo con la testa appoggiata al banco, guardando fisso la finestra.
Oggi c'è vento.
Guardare quel movimento continuo e leggero delle foglie mi mette un senso di pace interiore, quando ciò che provo davvero è tutt'altro.
L'importante e non ritornarci.
Non ritornare a poco più di un'ora fa.
Suona la campanella della prima ricreazione, mi alzo silenziosamente e vago per i corridoi senza meta, ma qualcuno mi sta seguendo.
Mi volto:
-Nishinoya?-
-Ehila t/n-
-Perché mi stai seguendo?-
-Volevo soltanto salutarti e , ah giusto, a questo proposito...-
Una terza persona ci interrompe, è la professoressa di letteratura: -T/c mi seguiresti dal preside?-
Noya ha un'espressione quasi spaventata.
-Si, ok...-Rispondo con disinvoltura, fingendo di aver tutto sotto controllo.
Cosa vogliono da me?
La professoressa bussa alla porta e mi fa accomodare davanti la scrivania:
-T/c, ho avuto modo di parlare con tuo padre-
-Di cosa mi vorrebbe parlare? Ho fatto qualcosa senza saperlo?-
-No, almeno, non a questo proposito; non sappiamo spiegarci del tuo recente rendimento per quanto riguarda la tua presenza qui, durante le lezioni-
Mi guarda come se si aspettasse una risposta da me.
Dopo qualche attimo di silenzio, non ricevendone una riprende a parlare:
-Signorina , lo sa che non saranno i favoritismi di suo padre a mandarla avanti, vero?-
-Cosa intende?-
-Non sono tenuto a scendere nei dettagli-
-Ma-
-A questo punto non ho altro da dire, spero ti sia resa conto della situazione.-
Fa un cenno con la testa alla professoressa, che mi riporta fuori.
-Sappi che se hai bisogno di parlare..-
-Arrivederci-
Prima che possa finire la sua frase, mi allontano da lei a passo svelto.
Cerco nella tasca della divisa il telefono e provo a chiamare mio padre.
Utente occupato, solito.
Inutile come sempre.
Passo davanti la mia classe, la supero e scendo al piano terra: non c'è nessuno all'ingresso. Ne approfitto per andarmene.

Affrontare problemi causandone altri? Fatto.
Mentirei però, se dicessi che per me la scuola non è importante, questo è un dato di fatto ; il punto della situazione è che al momento, mi sembra qualcosa di troppo lontano dalla mia quotidianità , come se non avessi nulla a che fare con essa.
Mentre cammino verso casa , per un secondo, mi sento prendere dal senso di colpa, ma un attimo dopo, continuo per lo stesso verso, ma facendo una deviazione a sinistra.
Prendo in fretta il telefono e cerco il contatto di Osamu. Squilla per un po'.
-Pronto?-
-Oggi sei libero?-
-E' lunedì t/n, sono a scuola, in bagno- -Immaginavo-
-Beh?-
-Vengo-
-Intendi qui?- -Si- -Adesso?- -Si-
-Cosa hai in mente?-
-Nulla di troppo folle, mio padre mi ha scritto che oggi torna a casa-
-Quando?-
-Adesso.-
-Hai combinato qualcosa'-
-Più o meno-
-Ma tuo padre non se la pren..-
-Prendo il treno, ok, ci vediamo più tardi-
Chiudo la chiamata.
Cos'ho in mente? Non lo so neanche io.
Ma con quale coraggio riuscirei a guardare in faccia mio padre dopo tutto questo?
Farò altre assenze?
Si, ma adesso ci sono cosa più importanti.
Fermo un taxi che mi porta in stazione in cinque minuti.
Prendo il primo treno e sono già a metà strada.
E' passato un po', ma ho notato che senza orari, scadenze, coprifuoco, doveri, il tempo è relativo, così relativo da non sembrare reale.
Forse funziona così anche con la mia troppa libertà: non è solo una giustificazione per non prendere una vera decisione?
Non è forse per questo che non imparerò mai come funziona il mondo? Più penso questo, più mi sento un'incosciente e non nego di esserlo. E' davvero questo quello che voglio essere?
--Il treno è in arrivo alla stazione ......................con provenien....— Sono arrivata.
Ci sarà spazio per l'autocommiserazione più tardi.
Adesso devo pensare ad arrivare all'Hinarizaki senza perdermi.

Non è Tokyo, ma non è neanche un paesino.
Cerco di ricordare tutti i dettagli possibili sulla strada che facevo quando andavo a scuola, ma non credo servirà a molto visto che mi trovo da tutt'altra parte.
Entro nella strada principale e dopo poco più di un chilometro inizio a capire dove mi trovo: un paio di svolte a destra e mi trovo dietro il liceo: effettivamente si trovava proprio in centro
Lancio uno sguardo alle panchine: ecco i soliti ragazzi che non seguono le lezioni, il fatto che tra loro non ci siano i gemelli è quasi preoccupante.
Questo odore lo riconosco.
-T/n?-
Mi giro ancora in quella direzione.
Si alza.
-Suna?-
-Sbuchi sempre dal nulla , t/n-
Faccio qualche passo indietro per tenere le distanze.
-Ti hanno costretta i Miya o sei venuta di tua spontanea volontà- Sento qualche risata provenire dalla panchina.
Guardo dietro di lui e riconosco qualche persona.
-Ehi ma quella non è ..- Dice ridendo un tizio con i capelli biondi. -Zitto Haru- Lo interrompe con fredezza Rintaro, -Allora?-
-Non c'è motivo per cui dovrei rivolgerti la parola-
-Sei sicura?-
Un attimo di esitazione.
Riprendo a camminare verso il giardino come se non avessi sentito nulla.
Quel ragazzo di prima lancia un pacchetto di Malboro a Suna, che inizia a seguirmi.
Dopo qualche metro mi fermo:
-Cosa vuoi?-
Mi si affianca.
-Da te niente-
-Allora perché sei qui-
-Sto rientrando-
-Poco credibile-
Non dovrei neanche parlargli.
Ma adesso siamo spalla a spalla.
Finisce sempre così?
L'Hinarizaki si addice a lui: un edificio rigorosamente nero, come le divise, l'atmosfera che si percepisce camminando tra i corridoi, l'avevo quasi dimenticata.
-In teoria non potresti stare qui-
Mi dice mentre continua indirettamente a pedinarmi.
-E tu dovresti essere in classe-
Vedo delle ragazze raggruppate in un angolo, dietro ci sono i gemelli.
Guardo Osamu, è piuttosto divertente notare come si comporta normalmente: raccontandolo dal mio punto di vista, sembra essere peggio del fratello, ma chiunque lo definirebbe come un ragazzo riservato e piuttosto tranquillo, anche se si potrebbe dire che ha un portamento intimidatorio.

Atsumu mi saluta, le ragazze si dividono tra i corridoi: appena vedono Suna, la loro espressione si capovolge subito.
-Che ci fai qui?.-
Osamu ha gli occhi puntati con asprezza su Suna.
-Non è venuto con me- Rispondo allontanandomi da lui, andando verso i due.
Senza rispondere Suna gira a destra e sparisce fra la confusione.
-Sto da voi per qualche giorno- Affermo con convinzione.
-Ok- Risponde tranquillo Tsumu,- E gli allenamenti di oggi?-
-Li saltiamo- Dice subito Osamu.
Prendiamo a camminare:
-Allora, adesso mi spieghi cosa è successo?- (Atsumu)
-Ehi, io non ne so nulla- Si intromette fra me e Tsumu, con insistenza.
- Mi vogliono espellere-
-Perché?-
-Troppe assenze-
-Non è da te, almeno totalmente- Commenta Tsumu.
-Si, è totalmente da te-
Si guardano in disaccordo uno dall'altro.
-E tuo padre? Lo sai già che non si arrabbierebbe.-
-E' per un'altra cosa-
Poco prima di riuscire a cambiare argomento, ovviamente, Osamu mi domanda: -Sarebbe?-
-No no-
-Adesso me lo dici-
-Non vuoi saperlo-
-Se te lo sto chiedendo..-
-E' solo entrato nel momento sbagliato.-
Si guardano di nuovo, mi riguardano.
-Eh?- Esclamano contemporaneamente.

-𝐆𝐚𝐦𝐞-  𝐇𝐚𝐢𝐤𝐲𝐮𝐮𝐱𝐑𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora