Il grande giorno.

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Appena aperto il diario Fiona si tolse ogni dubbio, sulla pagina iniziale c'era scritto con una calligrafia a lei ben nota:
Diario di Karl Klein.
Questo tranquillizzò molto tutti e tre.
Fiona stava piangendo, in quel momento era la persona più felice del mondo...
non vedeva l'ora di arrivare al punto il più velocemente possibile, quindi sfogliò rapidamente le pagine del diario.
Fu felicissima di riconoscere la grafia del figlio: così precisa e ordinata proprio come la sua.
Il diario raccontava, giorno dopo giorno della permanenza di Karl sull'isola, elencava scene della vita quotidiana, emozioni provate nel corso di questi mesi lontano dalla famiglia, ma quello che interessava a Fiona era capire dove fossero andati tutti, quindi lesse velocemente senza dare molta attenzione alle prime pagine e si soffermò molto di più sulle ultime.
Le pagine che interessarono di più i tre, furono le seguenti :

Secondo mese, quarto giorno.
Caro diario, in questi giorni l'attività del vulcano si è alzata, esce sempre più fumo dal cratere e l'acqua del grande lago ribolle continuamente.
Ieri notte non ho dormito molto bene perché mi tormentava il pensiero di non rivedere più i miei amati genitori che probabilmente mi crederanno morto già da un pezzo.
Oggi mi sono dovuto svegliare molto presto perché il capo del villaggio ci ha ordinato di preparare le valigie mettendo dentro tutto ciò che è essenziale ad esempio vestiti, farmaci e oggetti personali...
non vediamo l'ora di partire da questo posto, si, ci trovavamo bene qui, non ci mancava nulla, però l'attività del vulcano ci preoccupa sempre di più, potrebbe eruttare da un momento all'altro.
Il capo ha detto che per le 12 dobbiamo essere pronti, ora sono ancora le dieci, quindi ho ancora tempo per scrivere.
Mi mancano tanto i miei genitori, vorrei tanto incontrarli ma non posso perché purtroppo mi hanno costretto a rimanere qui per il resto dei miei giorni, è dura senza di loro ma non posso fare diversamente.
Nel mio cuore però c'è sempre la speranza che mi vengano a prendere prima o poi ma il mio cervello dice tutt'altro.
Ho pregato molto in questi giorni e sperato che potessero trovarmi , non so come né quando ma sarebbe un sogno meraviglioso per me.
Sono quasi le dodici quindi mi devo sbrigare, tra poco partiremo per l'arcipelago Las Palmas, a nord di quest'isola dove spero d'incontrare qualcuno disposto ad aiutarmi per farmi tornare finalmente a casa.
Partiremo con un grande sottomarino costruito da abili ingegneri .
Ora devo andare, sono le dodici in punto, non vorrei arrivare in ritardo!

Fiona piangeva a dirotto, era così felice che non poteva crederci, sapeva dove si trovasse il suo amato bambino, era a pochi chilometri da lei.
In quel momento era la donna più felice del mondo, mesi di ricerche continue avevano finalmente dato i suoi frutti, ora non le importava più di nulla, tutti quei mesi di angoscia, i sacrifici per cercarlo, tutte le notti insonni, tutte le lacrime versate, ormai mancava davvero poco, quindi bisognava tenere duro.
Fiona non voleva più aspettare, così decise che l'indomani sarebbero finalmente partiti verso quell'arcipelago.
Avevano ancora un bel po' di cibo e la barca era rimasta illesa dalla tempesta, era tutto
pronto.
Passarono la notte nelle case vicine, Fiona era troppo emozionata per dormire, pensava già all'indomani, all'incontro con il figlio, alla gioia immensa che avrebbe provato nel vederlo e, nel suo cuore  c'era un tumulto di emozioni , ma doveva assolutamente riposare per ritrovarsi piena di forze il giorno successivo.
Si svegliarono di primo mattino, con il cuore pieno di gioia, era il grande giorno.
Sfruttarono tutta la mattinata per prepararsi al viaggio, poi verso mezzogiorno partirono.
Fiona era elettrizzata...
l'investigatore molto soddisfatto del suo lavoro e felice di vedere i due coniugi così contenti si mise alla guida della barca, mentre Fiona ed Aaron rimasero a poppa.
Avevano il cuore in gola, presto tutto sarebbe finito e quella famiglia sarebbe tornata di nuovo a sorridere.

Pian piano l'arcipelago si avvicinava sempre più, in lontananza si poteva intravedere un piccolo villaggio di tende situato nell'isola più grande.
Erano ormai arrivati, Fiona fremeva dalla voglia di correre ad abbracciare il figlio ma dovette contenersi per non far saltare tutto.
Ora dovevano solo  trovare Karl e portarlo via da lì a qualsiasi costo.
Visto che si erano appena stanziati in quell'arcipelago non potevano di certo avere le tecnologie che c'erano sull'isola, questo li rendeva più vulnerabili.
Dovevano aspettare la notte per agire, mentre tutti dormivano , dovevano  cercare la tenda di Karl e portarlo via silenziosamente, senza farsi scoprire; questo era compito dell'investigatore.
Quando arrivò la notte, Thomas, armato di torcia, iniziò ad incamminarsi furtivamente per il villaggio, ordinando ai due coniugi di non muoversi da lì per non creare confusione .
Le tende erano chiuse da teli  trasparenti, dai quali  si poteva intravedere la persona che vi dormiva.
Ci volle un bel po' di tempo per  guardare tutte le tende, una ad una e riuscire ad identificare il piccolo Karl.
Una volta trovato, l'investigatore aprì silenziosamente la tenda e, con delicatezza, cercò di svegliare il ragazzino mostrandogli una foto dei suoi genitori per far sì che si fidasse di lui. Karl, inizialmente, si spaventò e stava per urlare ma Thomas, prontamente, gli mise una mano davanti alla bocca e gli sussurrò all'orecchio che era lì per conto dei suoi genitori, per aiutarlo. Il ragazzino sgranò gli occhi che, in poco tempo si riempirono di lacrime e subito dopo seguì Thomas nel buio della notte.
In poco tempo raggiunsero i genitori che dovettero trattenersi per non urlare di gioia.
L'abbracciarono in modo quasi violento da fargli mancare il respiro e piansero tanto per la commozione.
Davanti a loro  c'era finalmente Karl, il loro unico figlio, vivo e vegeto che cercavano da ormai  tanto tempo.
Un miracolo si era appena compiuto!

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