Capitolo 6

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Sono salva, forse.

Sento una moto avvicinarsi a casa, è Lucas.
Oddio, inizio a piangere ancora. Ho troppa paura, da un momento all'altro potrebbero aprire l'anta e...rapirmi, picchiarmi, uccidermi, qualsiasi cosa.
Non devo fare rumore. Non devo fare rumore. Non devo fare rumore. Non ce la faccio.

Mando un messaggio a Lucas.
-Ci sono due uomini in camera mia, sono nell'armadio, sto piangendo. Mi manchi. Tra poco mi scopriranno. Ti amo-

"AAAAAAAAAH!!" un urlo di rabbia invade la via, sembra sia stato Lucas.
"Hai già controllato l'armadio? Dobbiamo andare dai!" oddio, no no, ho paura. Sto per morire.
"Si si, adesso controllo papà." cosa? È un ragazzo quello che ha risposto all'uomo.

Il ragazzo apre piano piano l'anta dell'armadio. Mi vede. Sta per dire qualcosa. Alza il braccio. Oddio vuole picchiarmi. Chiudo gli occhi. Non sento nulla. Li apro e vedo il ragazzo che mi fa il gesto di stare zitta. Oddio, mi sta risparmiando la vita, gli sorrido per ringraziarlo.
"Non c'è nulla qui, andiamo papà."
"Okay, passa di qui." e se ne vanno per la finestra.

Dopo 20 minuti esco dall'armadio, c'è un silenzio tombale. Guardo la mia stanza: è stata messa a soqquadro per bene. Controllo i miei gioielli. Per fortuna non hanno rubato tutto.

La polizia sfonda la porta di camera mia puntandomi la pistola addosso.
"Metti giù i gioielli. Alza le mani. Mettiti in ginocchio. Forza forza."
"No no, io sono Benedetta, la ragazza che si è nascosta nell'armadio." alzo le mani in segno di resa. Mi ispezionano e mi lasciano uscire di casa per testimoniare.

"AMORE!" Lucas! Gli corro incontro. Sono troppo felice di vederlo. Sto piangendo di felicità.
"Lucas! Mi sei mancato troppo. Ti amo." lo abbraccio e lo bacio, mi è mancato il suo sapore nella mia bocca.

Quella notte dormo da Lucas. In letti singoli.

La mattina dopo vado in centrale con i miei genitori per firmare delle carte e finire di testimoniare.

Per una settimana non vado a scuola perché i miei pensano che il trauma sia stato molto forte da dover rimanere a casa per molto.

Torno a scuola. Da quel che vedo non sono mancata a nessuno. Che amici di merda.

Il corridoio è vuoto, esco dalla classe per andare in bagno a fare un giro.
Un ragazzo viene verso di me dalla parte opposta.
Il suo volto è familiare. Oh cazzo, è il ragazzo dell'armadio.

Appena mi passa accanto, mi afferra il braccio e mi trascina nel bagno dei maschi.
"Scusa per la settimana scorsa. Tu dovevi essere morta." e mi bacia, mette dentro la mia bocca la sua lingua. Che schifo. Mi dice che dovevo morire quella notte e poi mi bacia?! Ma questo è scemo forte.
"Mollami, che schifo. Sono fidanzata eh!" dico alquanto incazzata.
Mi da uno spintone. Cado a terra. Apre la porta e scappa.

Torno in classe molto confusa e con una botta al gomito perché c'ho posato i miei 50 kg nella caduta.

Lucas quel giorno mi lascia. Dicendo che io e lui non siamo fatti per stare insieme.
Io per la tristezza, corro via dalla scuola senza cagare minimamente mio fratello che mi stava aspettando.
Attraverso la strada deserta e una macchina verde mi investe. Sbam! Finisco dall'altra parte della strada.

Le ossa sono quasi tutte fratturate. Sono in ospedale.
Il medico mi inietta un medicinale dicendo che è morfina e che mi aiuterà a superare questa situazione.

Mi sento malissimo. Le ossa mi fanno ancor più male. Mi gira la testa. Sento il vomito salire dallo stomaco.
Vedo il sangue uscire dal naso e dalla bocca. Sputo sangue. Sento il macchinario del battito cardiaco rallentare. Il mio cuore sta smettendo di battere. Sto morendo.

Vedo Lucas entrare in stanza, osservare la situazione e ridere, ridere di gusto.
Io sto morendo e tu ridi?! Perché? Perché tutto a me??

Muoio. Non sento più nulla. Vedo tutto nero.
Fine della mia vita. Che schifo, ho vissuto 14 anni di merda. L'unico ragazzo che ho avuto mi ha lasciato dopo un mese 'perché non siamo fatti per stare insieme', non sono mancata a nessuno, ho rischiato di morire e non sono mancata nemmeno alla mia migliore amica.

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Mi sveglio. Sono nella mia stanza.
Cosa?
Cos è successo?
Era...era tutto un sogno.
Oddio, che incubo.

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