Portata via

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*Chelsea*
Mika mi prende una mano tra le sue e la stringe, visibilmente terrorizzato.
L'assistente sociale parla, dice che non posso stare qui, eccetera.
Devo andarmene, dice.
Per il mio bene, dice.
In lacrime scappo in camera a fare la valigia, con Mika al seguito. Senza proferir parola mi aiuta, poi mi prende per l e spalle.
《Guardami.》mi sussurra, e io lo fisso negli occhi marroni gonfi di lacrime.
《Avrei voluto d'attesa in condizioni più romantiche, ma... non ho altra scelta. 》si mette dietro di me e mi allaccia una collana, una sottile catenina d'argento con un cuoricino sempre d'argento con un brillantino,  e un singhiozzo sfugge al mio controllo.
Lui mi prende per la nuca e mi bacia passionale, le sue labbra salate incollate hanno il sapore delle mie e delle sue stesse lacrime.
《Come potrò farcela?》sussurro in lacrime.
《Ce la farai. Anzi, ce la faremo. Abbi fede.》 Scendiamo, sto per uscire ma...
《Vogliamo la custodia di Chelsea》dice Michael Senior solenne. L'assistente sociale, stizzita, annuisce.
《Ci vorrà del tempo》dice solo, e mi spinge in macchina, mentre saluto Mika con la mano e violenti fremiti mi attraversano le membra.
.
Una volta arrivati a quest'edificio, Istituto dei Giovani, che, tra parentesi, cade a pezzi, mi mostrano dov'è la mia camera e ci corro dentro sbattendo la porta. Lancio con forza la borsa contro il muro e comincio ad urlare.
Mi siedo alla scrivania e con le mani tremanti  apro lo zaino, tirando fuori le foto mie e di Mika una ad una, ammirandole e bagnandole di lacrime.
Un ragazzino apre la porta.
《Cosa vuoi?》gli sbraita addosso.
《Mi... mi hanno detto di venire a chiamarti...》balbetta intimorito.
《Come ti chiami?》gli chiedo stranamente calma, e lui deglutisce.
《Federico Leonardo Lucia, ma tutti mi chiamano Fedez 》 risponde impaurito.
《Bene Fedez, vai a dirgli che non ho fame.》
《Ma io...》
《Ho detto vai! E non rompere più! 》gli urlo, e lui se ne va. Per un attimo c'è silenzio tombale, poi la porta si riapre.
《Che palle!》Urlo girandomi, ma insieme a Fedez c'è un monitore che avrà si e no un paio d'anni più di me, e mi guarda con un espressione che non riesco a decifrare.
《Lo so che non sei a tuo agio Chelsea, ma devi provare a portare più rispetto ver...》ma lo interrompo.
《Rispetto? RISPETTO?!》Sono furente.
《Ma certo dai, porto rispetto a qualcuno che mi ha ROVINATO LA VITA!》 L'unico oggetto che ho a portata di mano è il cuscino, e nemmeno mi accorgo di averlo lanciato finché non vedo il ragazzo afferrarlo al volo.
《Fedez, vai giù》ordina il monitore, con una calma che mi terrorizza. Il bambino sparisce, e il ragazzo mi si avvicina, gli occhi color acquamarina che mandano scintille. Io indietreggio,  arrivo fino al muro, sono in trappola. Lui mi afferra per la gola, bloccandomi il respiro. Affanno cercando aria, e la sua mano allenta leggermente la presa, ma non abbastanza.
《Lo so che è difficile.》mi ringhia addosso.
《Lo so che è un inferno, ci sono passato. Ma a differenza di te, nessuno lottò per me. Mi chiamo Filo, sono qui da quando à avevo tredici anni. 》mi lascia andare e io mi tengo il collo, prendendo enormi e profondi respiri, la gola in fiamme.
《Okay. Ora io scendo.》si annuncia, e se ne va. La testa mi gira, gli occhi bruciano, le orecchie fischiano.
Mi sdraio, e, senza quasi volerlo, mi addormento. 
E sogno Mika.

La storia di Chelsea e MichaelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora