Capitolo ventinove. Diversità: unicità

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Non sapeva esattamente cosa fare e dove andare una volta uscita, così si incamminò lungo il viale deserto dell'hotel. Avrebbe dovuto imparare ad esprimersi meglio a parole, lo sapeva bene. Doveva lavorarci su, aveva parlato anche senza riflettere. Avrebbe dovuto contare fino a dieci prima di sparare cavolate a raffica.
Però non era del tutto colpa sua: anche sangio, seduto in bagno vicino alla porta, con le mani che gli coprivano il viso, pensò di aver esagerato. Sapeva che Giulia non si sentiva offuscata da lui, che lo amava davvero. Lo sapeva eppure, testardo come un mulo, ha pensato lo stesso di mettere un muro e non capirla, non andarle incontro. Aveva visto la differenza tra faccia di Giulia quando la riconoscevano per essere la sua ragazza e quando la fermavano perché conosciuta e apprezzata sui social come ballerina. Semplicemente voleva essere apprezzata in primis per la sua arte, come d'altronde sangiovanni stesso. Così uscì dal bagno ma non la trovò distesa sul letto. Uscì fuori al balcone, ma niente. La chiamò per ben due volte ma il cellulare era spento: dove si era cacciata?!
Uscì dalla stanza e bussò in quella di Ocho.
"Oh fa, sai dov'è-"
la frase fu interrotta da una risata bellissima, quella risata che lo metteva sempre di buon umore.
"Ehi" fece Giulia, sporgendo la testa dietro Falso.
"Ho preso dei cornetti caldi per tutti, lo stavo portando anche a te"
"Giulietta è una risorsa" fece ocho, accennando un occhiolino ad entrambi.
Sangio gli sorrise e poi rivolse il suo sguardo alla ballerina che, imbarazzata, continuava a fissarsi la punta dei piedi.
Andarono nella loro stanza e restarono per qualche minuto in silenzio, incerti sul da farsi.
"Ti ho preso questo" smorzò il silenzio la ballerina, porgendogli il sacchetto con il cornetto caldo.
"Grazie"
"Mi dispiace. Avrei dovuto dosare le parole, ma non era quello che volevo dire. Lo sai che a parole faccio sempre casini, mi riesce meglio ballare"
"Lo so. Scusami tu per aver fatto il bambino, avrei dovuto reagire in maniera più matura. Per la prima volta, forse, non ho reagito razionalmente"
"Hai reagito d'istinto?"
"È da quando sto con te che reagisco d'istinto"
"E vabbè, è una cosa bella?"
Sangio sorrise e, dopo aver poggiato il sacchetto sul letto, l'abbracciò. Giulia chiuse gli occhi, sentendosi finalmente al sicuro tra quelle braccia.
"Quando ti arrabbi hai una faccia dolcissima..." canticchiò una frase della sua canzone, facendo scappare una risatina a Giulia.
"Siamo due scemi?"
"Tu un po' di più"
"Ma continua la canzone cretinoo"
"Che scema che sei" le accarezzo il viso, ma sorrise e insieme cantarono malibu, ballandoci anche sopra. Poi la prese sulle spalle e la buttò sul letto, quasi come se fosse un sacco sotto la risata sonora di lei. E lì presero a baciarsi, lasciandosi trascinare da quel momento così romantico e dolce, tutto loro.
Il giorno dopo passarono la mattinata a fare i turisti in giro per Bologna, scattando un sacco di foto simpatiche, più a loro che alla città.
Verso sera rincasarono a Roma e restarono a dormire a casa di Giulia.
Il giorno dopo la ballerina andò in sala, pronta per le prove per i concerti. Ad aspettarla, però, c'era solo Simone.
"Ehi" entrò nella sala ridendo, poggiando il borsone per terra.
"Ehi giu"
"Ma tutti gli altri?"
"Le prove iniziano tra un'oretta"
"Mannaggia come tra un'ora e io che ci faccio qua"
"E se non lo sai tu"
"Ma mannaggia" rise e si lasciò cadere per terra, poggiandosi al muro specchiato. Guardava Simone posare degli oggetti di scena, parecchie scarpe a dire il vero, per meglio dire tacchi, così gli chiese come mai ce ne fossero così tanti lì.
"E che ci fanno tutti questi tacchi qua?"
"Delle ballerina ieri sera li hanno dimenticati tutti" Simone, ironicamente, ne infilò un paio e iniziò a ballarci sopra, muovendosi anche piuttosto bene. Una scena davvero divertente contornata dalla risata di Giulia.
"Hai mai ballato sui tacchi?"
"Solo nella coreo di ice ice, non so se ti ricordi"
"Come potrei non farlo. Ci esci mai con i tacchi?"
"No, uso sempre scarpe da ginnastica. Non mi sento a mio agio su quelli"
"E perché?" Simone tolse le scarpe e si sedette, non molto distante da lei.
"Non lo so, forse non mi sento donna" disse guardando in basso.
"È dovuto a tutte le insicurezze di cui parlasti un po' di tempo fa al bar?"
La ballerina sorrise e annuì, felice che avesse prestato attenzione alle sue parole.
"Mi racconti più nel dettaglio giu? Tanto siamo solo noi due e mi piacerebbe aiutarti"
"Ma in realtà già sto molto meglio e sto maturando sotto questo punto di vista. Sto capendo che la diversità è semplicemente unicità"
"Ed è così che deve andare. Se posso permettermi, della coreografia di ice ice andava tutto bene, sei stata eccezionale. Ma secondo me mancava l'intenzione, il sentirsi figa e bella davvero"
La ragazza lo guardò per qualche secondo senza dire una parola.
"In realtà io ogni volta che li metto è complicato riuscirci a ballare sopra. Ho paura di risultare ridicola, capito? Quando poi la provavo nella sala non mi guardavo mai allo specchio, guardavo sempre il muro, come se non riuscissi a vedermi"
"E però pare non sia funzionato"
"Eh no mannaggia" rise e guardò in basso, ammettendo la realtà dei fatti.
"È che penso che se già mi vedo e non mi piaccio io allora è scontato che non piaccio agli altri. Se mi vedessi diversa cambierebbe tutto"
"Quindi il problema sei tu?"
la ballerina non rispose e continuava a fissare il pavimento, giocando con le dita e spostandosi di tanto in tanto le ciocche di capelli che le andavano davanti agli occhi.
"Sono stata tanto giudicata, a scuola. Dagli 11 ai 13"
"Alle medie"
la ragazza annuì, sempre tenendo gli occhi verso il basso. Le lacrime sul viso iniziarono a scorrere, nonostante lei cercasse di nasconderle. Ma era troppo tardi, e anche Simone se ne era accorto.
"Che cosa ti dicevano?"
"Mi prendevano in giro per tutto, sia l'aspetto fisico che il carattere. Per le difficoltà che avevo, per il fatto che non vivevo una vita tra virgolette come loro. Per tutto"
"In che senso come gli altri?"
"Io il pomeriggio non uscivo con gli amichetti per dirti, non andavo alle feste. Io avevo uno scopo: andare a danza. Quindi mi escludevano sempre, in classe ero sempre sola"
"E tu come reagivi? Quando ti trattavano male"
"Facevo finta di niente, oppure mi chiudevo in bagno e mi dicevo di resistere perché il pomeriggio sarei stata felice"
"Il pomeriggio chi vedevi"
"Solo la danza"
"Tutto questo ha ancora peso?"
"Eh, un po' meno, perché fortunatamente sto capendo tante cose. Ma certe ferite non potranno mai chiudersi, avranno sempre un peso"
Simone all'improvviso si alzò e andò dritto verso lo stereo.
"Voglio fare un esercizio"
"Eccallà"
"Mettiti di fronte allo specchio e parla con te stessa. Dici tutto quello che non ti sei mai detta giu, quello che ti senti di essere. Alzo anche il volume, così che possa sentire solo tu queste parole"
Mise in sottofondo a palla "Blu" di Elisa, la seconda versione, quella più lenta. Mentre Simone la guardava da lontano, la ragazza iniziò a dirsi tutto ciò che avrebbe sempre voluto sentirsi dire e che, fino a quel momento oltre la sua migliore amica, i suoi genitori e i suoi insegnanti, aveva sentito dire solo dalla bocca di una persona.
"Sei bella. Sei donna. Sei matura. Sei forte"
parola dopo parola, Giulia si sforzava sempre di più. Voleva che quelle parole suonassero vere, che tutto avesse un senso.
"Non sei inutile. Non sei stupida. Non sei sbagliata"
Poco dopo si distese e sorridendo guardò Simone.
"Grazie" mimò con le labbra e lui le lanciò un bacio.
Giulia avrebbe voluto e potuto dire mille cose in quel momento a Simone, ma niente sarebbe stato abbastanza. Grazie a quella conversazione le sue coreografie sui tacchi divennero sempre meno complicate, non si sentì più ridicola. Grazie a quello sfogo si sentì molto meglio.
Lo sapeva, stava imparando a capirlo: non era sbagliata, era solo diversa e la diversità è bella perché unica.
Quando arrivarono tutti i ballerini le prove ebbero inizio.
Nel frattempo sangio avrebbe avuto uno shooting quel pomeriggio. Tutto elegante in abito rosa si stava dirigendo verso la sugar. Il viale era sempre deserto, ma quel giorno c'era un uomo sulla trentina, con una bottiglia di birra in mano. Sangio non lo guardò più di tanto, fissando lo schermo del cellulare.
"Frocio di merda, che cazzo ti vesti di fucsia. Ma non ti vergogni?!" urlò l'uomo sghignazzando e allontanandosi.
Sangio restò pietrificato. Non riusciva a muoversi.
Nel 2021 esistono, purtroppo, persone che ancora giudicano il modo di vestirsi di qualcuno, oppure usano appellativi per offese.
Rise pensando a quanto ridicolo fosse quell'uomo e proseguì la camminata verso lo studio.
Aveva imparato a costruirsi un muro, una corazza. Quindi quelle offese lo scioccavano in un primo momento, ma poi tutto sarebbe passato. Ma se si fosse trovato davanti una persona come Giulia? La ragazza come avrebbe reagito? A sangio salì il nervosismo al solo pensiero che qualcuno potesse rovinare i progressi che la piccoletta stava facendo.
Lui adorava il suo stile, il suo modo di pensare. Adorava se stesso per com'era. E allora? Andava bene così.
Raccontò l'accaduto sul suo account Instagram, fermandosi per qualche istante.
Quando arrivò alla sugar trovò fuori falso ad aspettarlo, mentre fumava una sigaretta.
"Sei un grande. Ho visto le storie"
"Eh"
"Ideali intelligenti. Dici di seguire ideali intelligenti e infatti sostengo te"
Sangio abbracciò falso e insieme si diressero all'interno dell'edificio. Quando lo shooting terminò, prese il telefono, trovando un messaggio da parte di Giulia.

'Ho visto le storie. Fiera di essere al fianco di una persona che non mi fa mai sentire sbagliata, che apprezza la diversità, che non mi fa pesare tutti i difetti che ho. Un giorno qualcuno mi ha detto "tutti ti criticano per i tuoi denti, ma stai pur certa che troverai qualcuno che ti amerà anche per quello". Stai aiutando anche me a credere in me e ad abbattere le mie insicurezze e mi sento di dirti solo grazie. Tq💕'

Sangio sorrise a quel messaggio e rispose subito. Poi vide che Giulia aveva scritto anch'ella un messaggio sulle sue storie, che incitava apprezzarsi per come si è realmente. A fare dei propri difetti dei punti di forza.
Lui aveva un fare protettivo nei confronti di Giulia fin da sempre, raro per uno come lui. Poi con il tempo capì che in Giulia vedeva una bambina piccola e indifesa, una persona che sarebbe potuta essere lui se non avesse reagito. Per questo l'ha aiutata così tanto. Giulia, come tutte le persone, era diversa. Giulia era speciale, doveva solo capirlo del tutto, ma ci stava riuscendo.
Quel bambino sullo skate, con i suoi attacchi di nervosismo e ansia avrebbe sicuramente difeso da tutto e tutti quella piccola ballerina che piangeva in silenzio. Si sarebbe seduto di fianco a lei, le avrebbe dato un fazzoletto e si sarebbero fatti una bella chiacchierata.

In punta di piediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora