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Alessia

- Allora devi tornare subito a lavoro? - domandò Jenny, addentando con gusto un panino con del salame. Uno di quelli autentici, comprato poco prima in una salumeria di fiducia che si faceva portare la materia prima direttamente dalla nostra patria. 

- Un quarto d'ora... e sinceramente non ne ho tanta voglia. Ieri sera hanno succhiato tutte le energie - mi lamentai, sollevando gli occhi al cielo. Quel mattino mi ero svegliata con scure occhiaie sotto gli occhi verdi e con il volto smunto. Mi ero forzatamente truccata per non sembrare troppo disfatta agli occhi dei clienti abituali che sicuramente avrebbero fatto domande. E odiavo quelle domande. 

- Tuo zio non ti paga abbastanza - la sentii lamentarsi. Lo diceva ogni volta e ogni volta finivamo per litigare per questa motivazione, ma aveva torto perché quell'uomo mi aveva datto tutto e mi stava dando la possibilità di salvarmi e questo Jenny sembrava non riuscire a capirlo, ma lei non aveva passato quello che avevo passato io e non sapeva tutto ciò che era successo con Andrea. 

- Mi da una casa, che a Londra non è male... ora vado, ci vediamo presto - la salutai, baciandole la fronte prima di pulirmi la bocca dalle briciole e cominciare a camminare verso il ristorante. Il "Gola" era un piccolo localino, romantico e curato, tipicamente italiano anche nella forma oltre che nella sostanza. Era conosciuto in tutta Londra per le sue materie prime ricercate e per l'autenticità italiana.

Arrivai davanti al ristorante in poco meno di cinque minuti, entrai e mi legai i lunghi capelli castani prima di afferrare un grembiule bordeaux che uno dei miei colleghi mi stava porgendo. Eravamo diventati una famiglia, o per lo meno amici lì dentro e tutti aiutavano tutti. Almeno fino al weekend, quando ci scannavamo per avere il turno di riposo e non lavorare. Eravamo tutti giovani e nessuno voleva sprecare il suo tempo lì dentro. Tranne me, forse. 

- Ciao zio Gio' - salutai, sventolando la mano e notando subito il suo sguardo di fuoco. Non aveva tanti segreti e questo era uno dei suoi punti forti, ma mi faceva paura. 

- Alessia che diavolo hai combinato ieri? - chiese subito, senza neanche salutarmi. Strabuzzai gli occhi e cominciai a mordere l'unghia fin troppo corta del pollice, cercando di pensare a cosa mai avevo fatto di errato. 

- Niente, perché? - domandai, curiosa. Zio Giò non dovette neanche parlare, ma gli bastò fare un cenno col capo per indicarle una persona seduta in solitaria ad uno dei tavoli finemente apparecchiati. L'avevo visto solo una volta, ma la sua silouette l'avrei riconosciuta ovunque. Era lui, il ragazzo della sera precedente.

- Vuole offrirti un pranzo. E ti sta aspettando da un'ora - continuò lui, facendomi strabuzzare gli occhi. Ma cosa diavolo voleva da me? Perché semplicemente non poteva lasciarmi in pace? Ci eravamo visti solo una volta e già non lo sopportavo e non mi piaceva quel modo che aveva di guardarmi. Vedeva troppo di me, anche ciò che volevo nascondere. 

- Non ci penso nemmeno! Non lo conosco! - protestai, facendo alzare gli occhi al cielo a mio zio. Non era un uomo di molte parole e prima di tutto metteva il lavoro, anche prima della famiglia e questo aveva creato qualche problema sia con la moglie, che con i figli, ma anche con me. Ovviamente non dissi niente ai miei familiari, altrimenti mi avrebbero chiesto di tornare praticamente ogni giorno, cosa che non volevo. 

- Alessia... lui è un cliente che non si può scontentare - disse a denti stretti, quasi sibilando

- Quindi vai lì e mangia con quel ragazzo e metti su quella faccia un sorriso - continuò lui, facendomi ancora sbuffare. Non volevo e quello che mi stava chiedendo... era svilente. 

- Voglio il giorno libero. Anzi, il weekend libero - mormorai prima di stringere i capelli nella coda e prendere un grosso respiro, camminando verso il tavolo come se stessi marciando. Quel tipo doveva sapere che non mi piacevano quei modi e quelle imposizioni. Sentivo gli occhi di tutti addosso, soprattutto dei miei colleghi che erano sorpresi di vedermi approccare in quel modo a qualcuno. Ero sempre stata quella schiva, quella persona che non si avvicinava mai per prima. Senza neanche guardarlo girai intorno al tavolo, spostando la sedia indietro e finendo per sedermi, guardando in maniera neutra il giovane davanti a me che esibì un sorriso compiaciuto e soddisfatto. Vittorioso. Proprio quello che non volevo vedere. 

About Last Night || Jorginho Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora