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Jorge

Mi era venuto naturale portarla lì, appena fuori Londra, nel luogo dove ero solito pensare e passare del tempo con calma. Era stato bello condividere quel momento e mi era piaciuto far parte dei suoi pensieri.

Alessia era una ragazza molto dolce, forse anche troppo. Sorrideva e scherzava, rimanendo sempre composta e non esagerando troppo. Però quello sguardo... per poco non l'avevo baciata, ma non volevo rovinare quei momenti e Alessia non sembrava una ragazza a cui piaceva correre. Me la sarei sognata questa notte, e questo era poco ma sicuro.

- Non è stata una serata al bar... - cominciai a dire, vedendola immediatamente agitarsi sul sedile.

- È stata meglio - confermò lei, facendomi rilassare. Alessia doveva aver qualche problema con le auto perché ogni volta era rigida e tesa, come se si aspettasse che qualcosa di male succedesse. Aveva forse avuto un incidente? Non lo sapevo, ma ero più prudente del solito a guidare e non perdevo mai di vista la strada, anche se avevo la tentazione di voltarmi per osservarla.

Avrei voluto vederla con più pelle scoperta, per sognare su quella pelle pallida e chiara che continuava ad attirarmi. Destino l'avevo chiamato, ma a questo punto penso sia stato veramente un colpo di fulmine, di quelli che non lasciano nessuna via di scampo. Speravo però che anche lei lo avesse avuto e quella era l'impressione.

- E domani che partita è? - domando curiosa, facendomi ritornare alla realtà. Quella festa era stato un azzardo, come anche quell'orario quell'orario ritorno. Prima di una partita non potevo fare tante cose, tra cui bere o fare tardi e neanche andare a letto con nessuno per evitare distrazioni e affaticamento.

- Campionato, ma contro la terza in classifica - risposi, cominciando a rientrare nel centro città. Al contrario della ragazza trovavo Londra affascinante e mi piaceva il caos tipico, oltre al fatto che offriva veramente di tutto.

- Mentre voi siete? - chiese ancora, facendomi sorridere. Non mi sarei mai abituato a quelle domande e sinceramente mi piaceva così. Adoravo quella normalità e quella ignoranza sana, che mi faceva tornare indietro nel tempo.

- Primi - risposi con una punta di orgoglio, facendola sospirare di stupore. Ed era tutto vero, non architettato! Questo era il bello.

- Beh dai allora sembra una bella partita- tornò a parlare Alessia, cominciando a giocare con una ciocca di capelli. Avrei immerso il naso dentro quella chioma color del cioccolato che sembrava morbida come una nuvola.

- Dovrebbe esserlo - confermai, cominciando a guardarmi intorno. Ormai eravamo tornati nel cuore di Londra, ma mai avrei lasciato che prendesse la metro da sola a quell'ora.  Londra sapeva essere pericolosa, soprattutto la sera e se si era una ragazza da sola.

- Puoi lasciami pure alla prima fermata della metro - sembrò leggermi nella mente, facendomi però ridacchiare sotto i baffi. Sembrava che ci conoscessimo da anni.

- Tranquilla ti porto a casa, è tardi e ci metteresti tanto coi mezzi - protestai, pensando di dover combattere per convincerla, ma invece mi stupì. Mestamente Alessia si accoccoló sul sedile, sembrando trovare la pace sulla mia auto.

- Abiti vicino al ristorante? - chiesi,  cominciando a guidare verso di esso. Non spesso ci andavo in auto, anche perché mi piaceva il vino che offrivano e volevo bermelo senza problemi. Fortunatamente sembrava non esserci nessuno in strada, cosa non male visto che poi dovevo anche tornare ai miei appartamenti: non erano distanti, ma anche io cominciavo a sentire la stanchezza, nonostante fosse appena mezzanotte. Il giorno dopo avevo la partita e sentivo già un po di tensione.

- Due traverse più a Nord - rispose lei, sbadigliando dolcemente prima di dirmi l'intero indirizzo. Per certi versi non sembrava avere ventisei anni, mentre su altri aspetti sembrava molto più matura. Aumentava in me la curiosità di sapere tutto di lei, sia il bello che il brutto. Sempre se aveva qualche difetto, perché per ora non ne aveva mostrato neanche uno.

Non la disturbai visto che sembrava in procinto di addormentarsi e questo non poteva che essere un buon segnale, voleva dire che si fidava di me tanto da rilassarsi completamente. Ogni tanto la osservavo: il segno sull'anulare era più evidente ora che sapevo la sua presenza e mi chiesi se era stata sposata o se solo fidanzata.

Non che cambiasse le cose visto che io stesso ero stato sposato. 

Mi guardai attorno una volta superato il ristorante, stando attento ai nomi delle vie in modo da trovare quella detta dalla giovane. Conoscevo poco quella zona di Londra visto che era lontana da dove mi allenavo e vivevo, ma non sembrava male. Non era residenziale e le case sembravano vecchie, ma tenute in maniera decente. Inoltre avevo visto poca gente e nessun ubriaco incredibilmente.

- Alessia? - la chiamai, fermando la macchina davanti al numero civico che mi aveva invitato. Era un palazzo come molti altri e non avevo neanche idea di quante persone abitassero lì dentro. Certamente era diverso rispetto alla terrazza e all'attico del mio compagno di squadra.

- Ehy - la chiamai di nuovo, vedendola addormentata. Mi soffermati a guardarla, notando il naso piccolo e dalla punta dritta, le guance rosse, le labbra un poco screpolate ma di un bel rosa. Non era perfetta, la sua pelle ogni tanto presentava qualche macchia rossastra che neanche aveva provato a nascondere e sullo zigomo destro aveva una piccola cicatrice biancastra.

Dolcemente posai la mano sul suo avambraccio, non osando toccarla da altre parti, anche se ne avrei avuto voglia. Non perché avevo cattive intenzioni. La scossi un poco, notando i suoi occhi aprirsi un poco e poi le sue mani andare a nascondere il volto.

- Scusami - sbadiglió, guardandosi intorno e fuori dalla macchina. Feci di no col capo, continuando a carezzare col pollice la sua pelle liscia.

- Hai fatto bene- la rassicurai,  vedendola stiracchiarsi  e svegliarsi pian piano. Era buffa, ma ciò non faceva che aumentare la mia curiosità verso di lei. Non si nascondeva in nulla e non sembrava aver paura di far vedere la sua normalità. E adoravo  tutto quello.

- Grazie per la serata, non è stata male - ammise lei, facendomi sorridere. Alessia aveva già la mano sulla maniglia, quindi non mi alzai per aprirle la portiera, anche se ebbi inizialmente l'istinto.

- Io direi che è stata fantastica - riposi, facendomi rimanere di sasso. Ancora una volta gli occhi di Alessia si inchiodarono ai miei e ancora una volta tremai e sentii la voglia di baciarla. Niente di più, ma sentire le sue labbra sulle mie. Tutto si dissolse quando lei sbattè le ciglia.

- Grazie ancora... a domani allora e grazie per il biglietto - disse, aprendo definitivamente la portiera. Non volevo vederla andare via e non volevo allontanarmi da lei, non ora. Mi sporsi un poco, abbassando il finestrino e guardandola attraverso quel piccolo spazio mentre Alessia stava cercando le chiavi del portone esterno dentro la borsa.

- Allora verrai? - chiesi ancora, cercando una conferma. Non avrei dormito nel sapere che l'avrei rivista i giorno dopo. E questo era un'arma a doppio taglio. Alessia si girò e andò a portare una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendo timida.

- Certo... mi troverai allo stadio. A domani Jorge - mi salutó definitivamente, entrando e sparendo alla mia vista.
Rimasi a guardare quella porta per qualche altro minuto, quasi sperando che lei tornasse indietro, ma ancora una volta si mostró differente e non si fece più vedere quella notte, non almeno dal vivo.

Perché una volta arrivato a casa, lavato e cambiato, mi misi a letto e la sognai.

Me: eccoci! Secondo voi Alessia andrà veramente alla partita? Oppure troverà qualche problema? E cosa pensate succederà? Questa partita cambierà... molto! Non tutto, ma veramente tanto tanto.
Vi piacciono questi due? Secondo voi avranno un futuro?
Ci vediamo venerdì con il capitolo dalla parte di Alessia e con una nuova card ❤

About Last Night || Jorginho Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora