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Jorge

Feci duemila chiamate alla ricerca di una persona che potesse tenere le mie due pesti: Victor e Alicia. L'ultima volta che li avevo visti Victor già poco mi considerava e Alicia mi aveva chiesto perché non potevamo stare insieme. Mi si era stretto il cuore nel vedere I suoi occhi castani riempirsi di lacrime.

Guadagnavo milioni, ma spesso mi sentivo povero. E solo, perché nei momenti del bisogno la gente scappava letteralmente a gambe levate.

Non riuscii a trovare una sola baby sitter che mi tenesse i bimbi almeno fino a sera, in modo da permettermi di fare tutto e arrivai nel panico, passando l'intera mattinata sovrappensiero e allenandomi male.

- Incontrano una donna e si allenano male, si rincoglioniscono - sentii mormorare Werner a un altro nostro compagno, facendomi salire il sangue al cervello. Non aveva idea di cosa stessi passando e si permetteva di parlare.
Non avrei agito subito, non potevo di certo prenderlo a cazzotti, ma sarei stato più furbo e subdolo... avrei aspettato la prossima partitella per vendicarmi di quelle parole.

Non gli avrei fatto tanto male. Solo un pò.

Alle tre, ormai preso dalla disperazione decisi di chiamare Alessia, ringraziando di aver insistito per prendere il suo numero quella mattina. Aspettai tre squilli prima di sentire il suo saluto.

- Hey ciao... ho bisogno di te - cominciai, sentendomi una merda. Ci conoscevamo da poco e già le chiedevo un favore così enorme.

- Certo dimmi - rispose lei, probabilmente non aspettandosi chissà che richiesta.

- Avrei bisogno di te... qui allo stadio, verso le sei - dissi, sentendo il gelo dall'altra parte.

- Jorge... lavoro - la sentii dire, facendomi stringere il cuore.

- Lo so... ma non so a chi altro rivolgermi - ammisi, abbassando persino la voce. Non mi piaceva dipendere dagli altri, anche se a volte era necessario.

Ancora silenzio dall'altra parte e ciò mi fece pensare che, forse, avevo sbagliato. Stavo per arrendermi, dicendole di non pensare a quella richiesta scellerata.

- Aspetta un attimo - disse improvvisamente lei, allontanando un poco il telefono, ma non abbastanza da sentire le sue parole. Stava parlando in italiano e in maneira veloce, litigando persino con quello che sembrava esser lo zio. La sentii cercare di convincerlo, quasi implorarlo e poi barattare delle ore extra.

- Non hai idea di quanto mi devi ripagare... dimmi tutto -

Alla fine non le dissi proprio tutto tutto, ma decidetti di omettere un poco la verità. Dissi ad Alessia che arrivavano delle persone dall'Italia e avevo bisogno di qualcuno di fidato per far loro compagnia fino alla fine degli allenamenti, che avveniva circa alle 21 di sera. Tardi, troppo.

Fui codardo, perché avevo paura di vederla fuggire e non volevo privarmi di lei e della sua compagnia.

Dieci minuti prima delle sei chiesi al mister qualche minuto di pausa e fortunatamente quell'uomo si mostrava sempre abbastanza comprensibile. Sapeva quanto tentavo di incastrare il tutto e quanto mi rompessi la testa sugli allenamenti, quindi mi concesse mezz'ora; il tempo di salutare i miei figli e presentarli ad Alessia, oltre che spiegare a lei cosa doveva fare.

Li aspettai nella hall, gettandomi sulle ginocchia e abbracciandoli calorosamente quando arrivarono, baciando le loro teste e stringendoli con forza, parlando un pò in portoghese e un pò in italiano, sentendo le lacrime agli occhi. Mi accorgevo di quanto mi mancavano solamente quando li rivedevo.

- Papi papi! - continuava a urlare felice Alicia, stringendomi la mano con le sue, non volendomi lasciare andare. Assomigliava tanto a sua madre, più di Victor che invece era un perfetto mix.

- Cosa facciamo oggi? - chiese svogliato lui, meno disilluso. E così il sorriso sulle mie labbra morì. Li avevo delusi già troppe volte.

- Verrà una ragazza che vi terrà compagnia fino a questa sera. Appena finirò sarò da voi - dissi, vedendo il più grande sbuffare e alzare gli occhi al cielo, mentre la piccola subito risvoltó le labbra verso il basso.

- Venite... prendiamo un gelato - provai a tirare su loro il morale, accompagnandoli al bar. E fu quando arrivammo al bancone che vidi la sagoma di Alessia entrare nella struttura. Chiesi al barman di dare loro cio che volevano e di tenerli un secondo d'occhio prima di incamminarmi verso di lei. Volevo che sentisse prima le mie parole.

- Ciao, cosa è successo di così importante? - domandò lei dopo avermi dato un dolce bacio sulle labbra. Sarebbe scomparso a breve? Che reazione avrebbe avuto? Si sarebbe girate e se ne sarebbe andata?

- Io... - provai a parlare, sentendo però una manina intrufolarsi nella mia.

- Chi è papà? - domandò Alicia, la vocina squillante e innocente. Gli occhi verdi di Alessia si abbassarono su mia figlia e si riempirono di lacrime mentre il vociare assumeva un'espressione stupita e dolorante.

- Un secondo Alì... Victor! Vieni a prendere tua sorella per favore - chiamai il più grande che, sbuffando, prese la sorella per mano, riportandola al bar. Alessia aveva ancora quell'espressione stupita e continuava a guardare i miei figli come se fossero fantasmi.

- Loro... la loro mamma, la mia ex, deve andare via e non ho trovato nessuno che potesse stare con loro almeno fino a questa sera alle nove... -

- Sono i tuoi figli? - domandò lei, quasi in trance, fermandomi. Probabilmente non aveva sentito nulla di ciò che avevo appena detto: sembrava lontana e distanza, chiusa in una realtà parallela.

- Sì... Victor e Alicia - confermai, vedendola portarsi le dita sotto le ciglia, asciugando le lacrime prima che scappassero. Tra tutte le reazioni questa non l'avevo prevista.

Quelle lacrime e quello shock avevano fatto suonare un pericoloso campanello di allarme e avevo paura di aver fatto un errore clamoroso.

- Posso... posso chiederti di far loro compagnia? Fino alle 9 o poco più... ti lascio le chiavi del mio appartamento, loro sanno già tutto e sono bravi e molto dolci, non ti daranno problemi -  provai a convincerla, continuando a notare quello sguardo perso e vuoto. Alessia meccanicamente si girò verso di me, guardandomi stralunata. Sembrava non capire cosa stava succedendo in quel momento.

- Papà - chiamò nuovamente Alicia, abbracciando la mia gamba. Lei era così: un'amorevole cozza che ti dava un bene assurdo e immenso. Non si staccava mai, rimaneva sempre vicino a te.

- Lei starà con noi oggi? - domandò, curiosa. La guardava con i grandi occhi, aspettando quella risposta che sembrava tardare troppo.

Me: ciao a tutti! Scusate l'assenza, ma mi hanno rotto il cellulare, l'ho portato a riparare... ma non prendeva più wifi o linea! È stato un incubo! Ora però sono tornata e si riprende a pubblicare normalmente!!
Ecco a voi quindi il nuovo capitolo, con Jorge che si affida sempre più ad Alessia per tutto ❤ chissà come reagiranno i due piccoli!
Ci leggiamo nel commenti, nelle notifiche e poi mercoledì ❤

About Last Night || Jorginho Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora