Alessia
Non sapevo cosa raccontare loro e mi si stringeva il cuore a doverlo fare. Victor sembrava sapere già la risposta, ma Alicia stava ancora sperando. E avrebbe continuato a farlo fino a che io non le avrei portato la cattiva notizia.
Rientrai, mettendo la peggior faccia da scusa possibile.
- Vostro padre tarderà un pò - ammisi, sentendomi una merda. Io che centravo poco e nulla con tutta quella storia. Alicia quasi si mise a piangere mentre Victor mormorò un "fa sempre così" a bassa voce.
Alla fine tentai di distrarli, facendoli giocare e giocando con loro, rivoltando casa e giocando coi cuscini del divano, creando castelli. Cucinai per loro una bistecca con un contorno di verdure fresche e, non appena li vidi sbadigliare, li mandai a lavarsi e mettersi il pigiamino.
- Vieni con noi? Ci racconti una storia? - domandò la piccola Alicia, stropicciandosi gli occhi. Era stanca morta, aveva lo sguardo arrossato e sembrava in procinto di cadere addormentata da un momento all'altro.
- Va bene - risposi con un sorriso, cominciando già a pensare a cosa raccontare. Non ero proprio brava in queste cose, soprattutto inventare storielle di sana pianta.
Li seguii in quella che immaginai fosse la camera padronale e mi sdraiai in mezzo a loro, sentendo la testa di Alicia posarsi sul mio grembo mentre Victor rimase a qualche centimetro di distanza. Cominciai a carezzare i capelli biondi della bimba, posando la testa sul cuscino e rilassandomi immediatamente.
- Che storia volete? - domandai incuriosita, vedendo gli occhi di Alicia già chiusi, ma il suo respiro non era pesante.
- Di una principessa - rispose la bimba, facendomi subito sorridere. Era ovvio, era ciò che molte bambine chiedevano a quell'età.
- E un calciatore - risposte invece Victor, mettendosi di lato e cominciando a guardarmi.
Quel bambino metteva ansia, soprattutto il suo sguardo, così simile a quello del padre. Era profondo, lungo, bucava tutto e rendeva impossibile nascondere qualsiasi cosa.
Cominciai a raccontare, inventando di sana pianta tutto ciò che dissi. Fu difficile seguire un filo e creare qualcosa che avesse senso, ma per fortuna i due bimbi non sembravano esser troppo lucidi per comprendere gli enormi buchi di trama che la mia storiella aveva.
Lentamente il respiro di Alicia divenne sempre più pesante, così come la sua testa, sempre appoggiata contro il mio fianco.
- Sì è addormentata - confermò Victor, interrompendo il mio racconto.
- Bene... te non hai sonno? - domandai, notando però l'esatto contrario. Il bimbo sbadigliava e aveva gli occhi rossi.
- A te piace il mio papà? - chiese improvvisamente, facendomi sgranare gli occhi. Che domanda era quella? E come faceva un bambino cosi piccolo a domandare quelle cose? Deglutii e mi mossi nervosa, sentendomi però in trappola a causa della piccola che dormiva contro di me.
- È troppo presto per dirlo, ma per ora sì, sembra piacermi... - risposi con sincerità, sapendo bene che mentirgli sarebbe stato peggio. Quel bambino sembrava fiutare le menzogne e glielo aveva già dimostrato. Victor non sembrò turbato dalla risposta.
- Sai che non ci sarà mai? Sarà sempre impegnato a giocare. Metterà il pallone davanti a tutto e tutti, come ha sempre fatto - disse Victor, facendomi accapponare la pelle. Il pallone davanti a tutto e tutti. Lo stavo notando quella sera, quando mi aveva lasciato coi suoi figli e aveva mentito sul suo arrivo.
- Tu non devi preoccuparti per me - tentai di sdrammatizzare, vedendolo però serio. Quante donne avevano visto quei due bambini al fianco del padre? Probabilmente pensava che fossi solamente una delle tante.
- Tu mi piaci, per questo te lo dico - ammise il bambino, facendomi sorridere. Rimanemmo in silenzio e li per li sperai che si fosse addormentato.
- Te non hai bambini Alessia? - domandò lui, facendomi nuovamente venire le lacrime agli occhi. Il sorriso si affievolì e il mio sguardo si spense mentre continuavo a pensare a quella domanda.
- Ora a nanna ometto - dissi, troncato quella conversazione che stava portando solo a dolore.
Il bambino annuì e si distese per bene sul letto, poggiando la guancia sul cuscino. Portai le dita ai suoi capelli castani, cominciando a pettinarli mentre vedevo i suoi occhi chiudersi lentamente.
Non sapevo che ore si fossero fatte, non guardai neanche per una volta l'orologio appeso a muro. Il mio sguardo era focalizzato su quei due bimbi che subito si erano sentiti a loro agio con me. Era doloroso e appagante allo stesso tempo. Era strano, ma normale e veniva fin troppo naturale coccolarli e venire coccolata dalla loro presenza.
Quei due erano due bambini fantastici e stare con loro era stato divertente e mi aveva riportato indietro nel tempo, a casa in Italia, quando organizzavano feste a cui facevo da animatrice.
Quel tempo era finito troppo presto.
Neanche me ne accorsi, ma lentamente scivolai in un sonno fatto da sogni e incubi.
Me: che dire... molto giù di morale per la partita di ieri!! E il rigore parato 😭😭 spero veramente che i ragazzi riescano ad uscire da questo momento poco roseo! I mondiali si devono giocare, bisogna sognare ancora!!
A parte ciò volevo avvisare che comincerò ad aggiornare solo 2 volte alla settimana visto che sto tornando a pieno ritmo a lavoro e faccio turni veramente stressanti (lavoro in una comunità 24h). Ditemi voi quando volete gli aggiornamenti! Lunedì e giovedì?
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About Last Night || Jorginho
RomanceFF su Jorginho <3 Alessia è emigrata a Londra in cerca di fortuna e per scappare da un passato pesante. Approdata nella grande città ormai da mesi, continua a lavorare nel ristorante italiano dello zio, ma i grandi sogni cominciano a sgretolarsi...